Santa Croce Camerina - Lui fa un'installazione a mò di provocazione, ma nottetempo qualcuno, forse un tunisino, evidentemente scalzo, ne approfitta.
Color acciaio. In gomma, ma pur sempre delle sfumature dell’arte. Allineati fianco a fianco, proprio a centro dello slargo che accoglie ogni giorno le decine di visitatori che scelgono Punta Secca in questa estate ottobrina per trascorrere la loro giornata a mare. Sono i sandali sistemati da Nino Barone, fabbro dal cuore d’artista che nei mesi scorsi è riuscito a scalare la vetta delle cronache nazionali per il suo Montalbano.
Quello in ferro che, seppur per qualcuno alquanto discutibile quanto a bontà estetica, ha letteralmente fatto impazzire i webnauti che si sono scatenati, cellulare alla mano, per concedersi uno scatto a fianco della scultura che del commissario riprendeva sorriso e scaltrezza.
Montalbano, che da circa un mese non fa più sosta al parcheggio d’ingresso della borgata, ha girato i tacchi, ma ha lasciato, comunque, la sua impronta. Sosta a scadenza per l’opera che porta la firma dell’artista camarinense noto in paese per il suo onesto lavoro di artigiano che svolge da più di trentanni mal digerita dai tanti (curiosi, estimatori) che raggiungono Punta Secca sperando di poter lanciare in rete il proprio contributo a tu per tu con il commissario di ferro. Sosta a scadenza amara per l’autore che si interroga ancora sul come sia possibile ignorare la regina dei "selfies" dell'estate targata Marinella.
“Non ho voluto fare altro che lanciare una provocazione – ha ammesso Barone – sì, perché il mio Salvo non ha lasciato questa borgata, la gente che passa da queste parti e sente ancora che quella statua aveva lì il suo posto, lo sa benissimo. Quel luogo in cui una intera produzione ha tramutato fantasia in realtà, quello in cui io ho voluto immaginare un grande personaggio che tanto ha dato ai nostri luoghi. Io mi chiedo ancora come sia possibile che nessuno si sia indignato per quanto accaduto. Dai responsabili della nostra cittadina solo un “rompete le righe”. Ma a Salvo Montalbano, al mio Salvo Montalbano, non si possono girare, così, le spalle”.
Mentre le assicura al terreno, le scarpe Nino Barone le pensa ai piedi della sua opera. “Sì, perché per me la scultura non è mai andata via – aggiunge – ma nemmeno per chi, ancora oggi, arriva a Santa Croce e si chiede, e mi chiede, dove può avere modo di ammirare una statua che tanto ha fatto discutere. Non è piaciuta? Ok, posso anche ammettere che non è fedelissima all’originale in 3D, ma io ho fatto la precisa scelta di non riprodurre un clone ma ciò che era l’essenza di una figura che io ho percepito in quella maniera. Mi fa davvero strano vedere come si possa mettere all’angolo un’opera che tanto ha mosso le idee, il dialogo, donata, ricordo, ad una comunità che ha solo avuto e nulla ha dato, perché nulla avevo chiesto. Mi domando dove stanno i critici d’arte, ma mi chiedo, soprattutto, come i nostri rappresentanti cittadini possano fare spallucce ignorando il forte impatto mediatico e estetico di quello che si è rivelato un vero e proprio fenomeno stagionale. Ritengo che il posto del mio Salvo Montalbano non possa essere certo un polveroso angolo all’ombra di un’officina".
Stamani le scarpe non c'erano più. Pare che un tunisino, evidentemente scalzo, abbia approfittato dell'esposizione d'arte per indossarle, e fuggire. A piedi.