Scicli - “La Sicilia del mito e del rito.
La Madonna guerriera di Scicli
suggestiona devoti e turisti.
Si erge fiera con la
spada sguainata, su un bianco cavallo”.
(Elio Vittorini)
Scicli, comunità religiosa e civile, non dimentica la “sua” Madonna a Cavallo. Con immutato impegno, passione, intensità, rinnova l’appuntamento con la tradizione: intreccio articolato d’arte, di storia e di cultura. In una città, “baciata” dall’Unesco, la ritualità della Madonna delle Milizie, annoverata anch’essa tra i beni immateriali, patrimonio dell’umanità, ed inserita nel calendario regionale dei “Grandi Eventi”, ha un suo valore aggiunto nella rievocazione storica di Maria Mulici, ispirata al fatto d’armi del 1091 tra i normanni del Gran Conte Ruggero d’Altavilla e i saraceni dell’Emiro Belcane. Un prezioso cammeo teatrale in cui la “storia” del Medioevo siciliano viene rivisitata alla luce di un suo fatale episodio: la cacciata dei saraceni dall’isola e il definitivo affermarsi del dominio di nuovi conquistatori che avrebbero governato per oltre un secolo. La Sicilia sarebbe stata normanna e lo sarebbe stata anche la città di Scicli, conoscendo uno dei periodi più fulgidi della sua esistenza civica. Storia diventata “rito”, che si riveste di ulteriori suggestioni e di altre simbologie. Religiose e laiche. Rivissuto il fatto d’armi come sacra rappresentazione, acquisisce, come sottolinea Padre Ignazio La China, “la dimensione propria del dramma, l’eterna lotta tra bene e male, in duello, assumendo una funzione liberatoria e catartica”. Un afflato religioso che non toglie nulla a quello laico, della civitas. In Maria Mulici c’è il respiro degli sciclitani. Un respiro “unico” entrato nel Dna della città, costituendone il corpo di un solido patrimonio culturale ed artistico.
Scicli, in cammino nel mondo “global”, fiera della sua identità che la sacra rappresentazione di Maria Mulici, insieme al dorato barocco, riesce a mantenere.
Custodire, proteggere, amare, “venerare”. Maria Mulici, rinnovandone l’idea di regia, con volti della contemporaneità, è il segreto del suo successo.
È affidata, quest’anno, a Massimo Leggio la direzione artistica della messa in scena della rievocazione dell’intervento divino della Madonna delle Milizie. L’attore e regista ibleo ha accolto la sfida artistica ben consapevole di “maneggiare” un’appassionante e appassionata tradizione. Con questo “eterno” ritorno Leggio si è confrontato leggendovi “la storia della dignità e della forza del popolo sciclitano”. Ma qual è il percorso artistico e professionale del neo direttore artistico? Leggio si definisce, con malcelata autoironia, “attore, regista, artigiano”. Nel 1990 studia al Centro Teatro Studi di Ragusa e al Piccolo Teatro di Catania con Gianni Salvo e, al Teatro del Vicolo di Reggio Emilia, con Antonio Fava, approfondendo lo studio della maschera e della commedia dell’arte. Nel 1993 frequenta seminari e stages sull’uso della voce e del corpo e sul lavoro di improvvisazione, sia in Italia sia all’estero: Francia, Svizzera, Belgio, Brasile, Venezuela, Argentina. Lavora a numerose produzioni teatrali con registi come Gianni Salvo, Walter Manfrè, Roberto Guicciardini, Marco Sciaccaluga, Romano Bernardi, Roberto Laganà Manoli, Sebastiano Tringali, Angelo Tosto, Italo Dall’Orto, Giuseppe Dipasquale. Per il cinema e la televisione recita in fiction, film e serie tv, per registi come Ettore Scola, Graziano Diana, Pasquale Scimeca, Alberto Sironi, Alberto Manni, Franco Angeli, Citto Maselli. Attualmente collabora con il Teatro Stabile di Catania e, sempre nella città etnea, con il Teatro Brancati. Cura i numerosi progetti culturali della Cooperativa “Officina Teatrale Mediterranea” di Ragusa, di cui è fondatore e presidente. “La Cooperativa – afferma Leggio – si occupa di formazione e produzione teatrale nel territorio ibleo”.
A proposito della Festa della Madonna delle Milizie di Scicli, secondo Leggio, “quella che si rappresenta non è solo la storia di un grande popolo che veniva da lontano. È soprattutto il racconto della fede, della forza e della dignità di uomini semplici, siciliani, che pagarono con la vita il prezzo della libertà”.
Il testo, riadattato dalla stesura originale di Giuseppe Pacetto Vanasia del 1933, oggi “patrimonio dell’umanità”, descrive la concitata disputa nella quale si fronteggiano la tracotanza e la spregiudicatezza dell’Emiro Belcane e la forza e la determinazione del Gran Conte Ruggero impegnato, in nome della fede cristiana, a difendere i suoi territori e il popolo di Scicli. La vicenda termina, com’era prevedibile, in una vera e propria battaglia. I Saraceni stanno per sconfiggere i Normanni che, inferiori di numero sono ormai vicini alla capitolazione, ma l’intervento miracoloso di Maria Santissima delle Milizie, splendente sul suo cavallo, mette in fuga gli infedeli e consegna la vittoria ai cristiani.
La Festa è nota in tutto il mondo per essere l’unica manifestazione in cui si commemora la discesa della Vergine a cavallo, armata di spada. “E’ vero. La Madonna delle Milizie – afferma Paolo Nifosì, storico dell’arte – è l’unica Madonna a cavallo. Nella tradizione iconografica religiosa della Sicilia non ne esistono uguali. Il suo culto s’incrementa nel Seicento facendo assurgere la Madonna a patrona civitatis insieme al beato Guglielmo, eremita vissuto a Scicli tra la fine del Trecento e gli inizi del Quattrocento. La sacra rappresentazione del fatto epico appare tra il Seicento e il Settecento ed invece il simulacro della Madonna a cavallo, di autore ad oggi sconosciuto, risale alla seconda metà del Settecento”.
La rappresentazione è divisa in quattro momenti principali: il prologo, che offre al pubblico elementi di conoscenza del quadro storico in cui si innesta la vicenda; il corpo centrale, che è essenzialmente il testo di Pacetto Vanasia; la battaglia, grande azione epica ed evocativa affidata ad un gruppo di giovani; l’arrivo di Maria, momento miracolistico, inaspettato e risolutore che conclude l’intera rappresentazione. Per la sua rilettura registica Leggio si avvale della presenza di attori professionisti e di uomini, donne e ragazzi dell’intera comunità sciclitana.
Nella cornice della sacra rappresentazione si inseriscono altri eventi, galvanizzandone le energie culturali e artistiche di cui già la città si nutre. E la Festa della Madonna delle Milizie è la festa della “Primavera” culturale della città.