Giarratana - “Una vera e propria Pompei”. Parola degli archeologi francesi sugli scavi a Terravecchia, l’antica Giarratana. I componenti della missione archeologica francese considerano Terravecchia una Pompei siciliana, perché lasciata così come si trovava all’indomani del terremoto del 1693.
Questo straordinario risultato è stato comunicato dal professore Philippe Racinet professore di Storia e Archeologia medievale, presso l’Universitè de Picardie, nel corso della conferenza stampa svoltasi presso la Provincia alla presenza del Commissario Giovanni Scarso, Giovanni Di Stefano, direttore del parco Archeologico di Camarina e Giovanni Berretta, presidente del Comitato di Gemellaggio.
“Da oltre dodici anni gli scavi archeologici della antica cittadina di Terravecchia – dichiara il Commissario Giovanni Scarso - nel territorio di Giarratana, sono al centro di un gemellaggio culturale tra Ragusa, il dipartimento dell’Oise e l’Universitè de Picardie. Anche quest’anno, la Provincia ha potuto ospitare gli archeologi francesi, studenti e docenti ma grazie all’intervento dell’Unicredit di Ragusa che ha sponsorizzato l’evento. L’alto valore culturale di questo gemellaggio, non è solo un momento importante per gli studiosi coinvolti negli scavi, ma per l’intera comunità iblea perché apportatrice di ulteriori scambi culturali e turistici.”
“Dopo anni di studi e ricerche non invasive – spiega il capo missione Philippe Racinet – siamo riusciti a creare una planimetria del sito e stabilire la grandezza e l’importanza della chiesa di San Giovanni. Terravecchia è stata abbandonata dai suoi abitanti dopo un tentativo di ricostruzione in loco ma qualcosa ha fatto desistere i cittadini nel continuare a restaurare quanto distrutto dal terremoto ed edificare in altro luogo l’attuale Giarratana. Il prossimo passo – conclude Racinet – sarà il restauro della chiesa utilizzando fondi europei per permetterne la pubblica fruizione”.
La missione francese è formata da: Julie Colaye, Sebastien Porcheret, Nicolas Bilot, Victorien Leman, Juliette Maquet, Sadaine Mouny, Sabine Racinet e Philippe Racinet.
Dell'antica Terravecchia si è sempre parlato, ma nessuno avrebbe mai immaginato che quel sito è un autentico scrigno, dove è ben conservato il medioevo e il rinascimento. Quello che ha colpito gli archeologi è il grado di conservazione degli immobili e soprattutto della chiesa attigua la fortificazione.
Gli studiosi, in base anche ai dati raccolti anche in passato hanno ipotizzato una ricostruzione urbanistica di Terravecchia, la città preesistente a Giarratana distrutta dal terremoto del 1693. Le mura di cinta della città, che in alcuni tratti si sono conservate, sono costruite con enormi massi e seguono i margini dell'altipiano rendendolo una vera fortezza. L'impianto urbanistico che affiora dagli scavi è veramente singolare. Si tratta di una serie di strade parallele larghe 3.5 metri, tutte con direzione Nord-Sud, che creano isolati piuttosto allungati, dove sorgono abitazioni di tipo classico, con un cortile interno al centro sul quale si affacciano i vari ambienti.
Tra tutti gli edifici, quello di maggior valore è la chiesa del Battista. Gli archeologi francesi, poi, avanzano un'altra interessante ipotesi. Poiché nelle zona urbanizzata non è stato trovato nessun punto d'acqua a Terravecchia, probabilmente l'approvvigionamento idrico era assicurato da «serbatoi di piena o sotto terra». Questo sito, posto su un tronco di collina, l'11 gennaio 1693, andò distrutto. I superstiti si spostarono più a valle e lì fondarono l'attuale Giarratana, lasciandosi alle spalle, per sempre, un villaggio che ora aspetta di rinvenire e svelare i suoi segreti.