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Big One, il terremoto. La Sicilia e il rischio sismico

La Traduzione di Un Uomo Libero

https://www.ragusanews.com/resizer_NEW/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/01-07-2012/1396121834-big-one-il-terremoto-la-sicilia-e-il-rischio-sismico.jpg&size=341x500c0 Il Big One in Sicilia. Uno studio spagnolo


Pamplona - La zona della quale mi parli, ai piedi dei Monti Iblei tra Siracusa e Agrigento, è catalogata col criterio  di più alto rischio sismico italiano come puoi controllare nella cartina.

Vuol dire che per costruire bisogna ottemperare alle norme europee contrassegnate col codice europeo 8.  Da quando sono entrate in vigore queste norme antisismiche, infatti, in tutta Europa, esse sono state rispettate a qualsiasi costo. D’altra parte l’Italia già da molti anni, sta mettendo a punto un controllo rigoroso di tutti gli edifici costruiti prima che entrasse in vigore la normativa di cui sopra: controllo che ha destato una vera e propria invidia fra gli stati europei. Non a caso l’Italia è il Paese del mondo con più patrimonio bene dell’umanità. Una buona parte della sua industria e della sua economia è appunto strettamente relazionata con il turismo culturale, per questo da decadi s’insiste nel rinforzo strutturale di molti edifici specialmente quelli storici patrimonio dell’umanità.

 

Intorno agli anni Cinquanta del secolo scorso i tecnici, gli ingegneri, gli architetti e i geologi italiani studiarono nuove tecniche per rinforzare le strutture degli edifici storici ed evitare così che queste costruzioni continuassero a essere danneggiate da improvvisi terremoti. Fra le prime tecniche sperimentate, si possono annoverare i cosiddetti “cosidos armados” (strutture normali di cemento armato composte di ferri intrecciati tra di essi). Questi procedimenti consistevano nel realizzare delle perforazioni rotative con un diametro anche di 40 millimetri dentro le quali s’introducevano delle barre di ferro e s’iniettavano a pressione siringate di cemento Portland o di resine. In questo modo si riempivano gli eventuali spazi migliorando così le capacità delle fabbriche antiche (consolidando le parti adiacenti). Più tardi si rilevarono inconvenienti di carattere fisico chimico.

A partire dalla metà degli anni Cinquanta, s’inizia a rafforzare il terreno con micropilotes (Un micro pilote è un tubo di acciaio inserito come anima nell’interno di un buco perforato e fissato con una siringata di cemento).  Si conoscono le proprietà dei terreni e la loro influenza sugli edifici. Oggi l’Italia è pioniera in questo tipo di tecnologie di rinforzo e aiuta altre nazioni come la Spagna (per esempio a Lorca) nello studio delle tecniche di rinforzo del patrimonio.

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Gli edifici antichi, in effetti, dovevano la loro stabilità alle forze di compressione. Quello era il vero sistema e dovrebbe continuare a esserlo: oggi le fibre naturali e artificiali e la cultura del calcestruzzo si affidano alle forze di trazione: Assisi nel 1997 fu la prova provata della discutibile efficienza di tali tecniche sperimentate su edifici che non furono pensati per assorbire quel tipo di sforzo.

Mai potremo stare tranquilli con i terremoti. Dovremo imparare, purtroppo, a convivere con questi fenomeni naturali, inoffensivi nella loro più intrinseca natura, come una tempesta o come la neve. È il nostro medio ambiente artificiale che è invece vulnerabile: le città nelle quali ci agglomeriamo sono quelle che si sono rese e ci hanno resi vulnerabili. L’Europa ha bisogno di rivedere non solo la sua concezione determinista della frequenza periodica di questi fenomeni ma anche il concetto di urbanizzazione nel secolo XXI. Nel 2020 più del 60% della popolazione vivrà nelle città. In dieci anni 100 milioni di cinesi abbandoneranno la campagna per vivere nelle metropoli di tutto il mondo. La Francia lodevolmente ha già reso vigente dall’1 maggio 2011 una normativa non determinista bensì probabilistica. Ciò comporta la moltiplicazione, in alcune zone, per tre e per quattro dell’accelerazione basica auspicabile. Le sue zone limitrofe a Spagna e a Italia sono catalogate in virtù di un parametro sismico che per il semplice cambio di frontiera già triplica o s’innalza. Possiamo trovare cartine di rischio sismico francesi con accelerazioni basiche di 0,30g ( dove “g” sta per accelerazione di gravità) ai due lati dei confini con Spagna e Italia mentre dal lato spagnolo o italiano quest’indice è stimato 0,08g o 0,16g. È una proiezione futura d’ispezione tecnica di edifici e di rinforzo di zone patrimoniali. Un investimento obbligato fatto da politici ben consigliati e saggi.

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Questa è una delle cose che l’Europa dovrà unificare: il rischio sismico. Tanto a livello del sistema (edifici) quanto con riferimento al sistema stesso (le città). Oltre, poi, a un’educazione civica delle popolazioni che attualmente difetta (una cultura che salva la vita).

La Sicilia è la regione meglio studiata sismicamente di tutta l’Europa. I luoghi “patrimonio dell’umanità” in Italia sono molto protetti, anche se ancora c’è parecchio lavoro da fare. L’Italia è la regione più rinforzata nonostante l’introduzione del cemento armato abbia acceso molte polemiche(Assisi 1997). È universalmente noto, infatti, che per far lavorare cupole e altri elementi a trazione in modo artificiale non è poi così sicuro come si pensava.

La ritmicità e la quantità di eventi sismici con la loro magnitudo, che stanno adesso interessando la Sicilia, dimostrano che il sottosuolo dell’isola è una borsa di magma e un susseguirsi di faglie. Bisogna star sul chi vive, perciò! Quando i terremoti sono molti e continui è tutta energia che si libera e, dunque, sono, anche se la cosa potesse sembrare un controsenso, un fatto positivo. In Emilia Romagna, invece, dove per ben 450 anni non era mai successo nulla, si è verificata una pericolosa amnesia sismica per cui, mentre il sottosuolo si caricava di energia, un giorno di maggio del 2012 questa energia fu scaricata improvvisamente sorprendendo anche noi studiosi. Questo è stato veramente grave. Lo stesso che in Sicilia avviene nell’isola de Hierro dell’arcipelago delle Canarie in Spagna e nelle Hawaii negli USA o in Islanda.  In queste zone le popolazioni convivono giornalmente con terremoti e c’è solo da sperare nelle leggi, in ingegneri, architetti e geologi che facciano il loro lavoro correttamente e in amministrazioni che si dimostrino sensibili.  Cosa molto difficile in questi tempi di grandi tagli alla spesa pubblica. Questo, purtroppo, ci passa ora il convento. Fino ad oggi comunque ha funzionato tutto discretamente. Nel luogo più riconosciuto d’Italia, la Sicilia, la vulnerabilità sismica è molto ammortizzata. Molto di più che nel 1693, molto di più che nel 1980 o nel 1990. Il secolo XXI (è innegabile) ha apportato delle novità positive: la conoscenza olistica del medio ambiente e delle nuove città con le loro pecche (quello sì!), Ha, invece, evidenziato fenomeni molto negativi come la speculazione edilizia che impedisce lo sviluppo e l’applicazione di armi nuove per proteggerci. Ma questo è un altro argomento, molto più complesso di quanto si possa immaginare, che appartiene all’Europa e che si dovrà dibattere in seno al parlamento europeo.

Per fare fronte a disastri sismici bisogna comunque porre l’accento su queste tre variabili fondamentali:

!) Norme sismoresistenti di costruzione. In Italia  si potrebbe dare come voto “buono”. In Francia “ottimo”.

2) Urbanizzazione e microzonazione sismica. In Italia e in Europa la valutazione che si potrebbe dare è “insufficiente” mentre la Turchia è, invece, promossa a pieni voti.

3) Educazione delle popolazioni: Italia ed Europa bocciate.

                 

Nella mentalità dei nostri governanti ed esperti, lo scenario sismico continua a essere solo una tessera del sistema: l’edificio e la sua struttura (a volte ma poche), il disegno architettonico e quasi mai la distribuzione adeguata del territorio a una realtà tridimensionale molto dinamica. Si pubblicano in continuazione estesi lavori di adeguazione sismica strutturale, duttilità e risonanza di edifici e strutture; si definiscono in continuazione le normative di costruzione sismoresistenti, spesso difficilmente applicabili per le loro esigenze quasi impossibili. Mentre si procede nel lavoro d’ingegneria, si continua al tempo stesso a costruire interi quartieri su delle autentiche casse di risonanza sismica perché si disconosce il medio ambiente nel quale si edificano quelle tessere (edifici) del mosaico (la città).È questa una delle eredità dell’urbanizzazione su piano del secolo XX che introdusse i criteri industriali di specializzazione nel disegno e tracciato, sotto un prisma tridimensionale del territorio.

La sismicità è un fenomeno che non si è attualizzato come altri aspetti culturali d’Europa. È stato lasciato, infatti, a sé`stesso. La nostra storia europea è piena di esempi di terremoti distruttivi con intensità che superano gli otto gradi della scala Mercalli. Per questo l’amnesia delle popolazioni e dei nostri governanti sembra avere la meglio su sporadici e timidi tentativi di studio quando eventi come quelli dell’Aquila, di Lorca o di Ferrara ci fanno sobbalzare dalle nostre comode sedie per farci riflettere. Ed è proprio allora che qualche zona d’Europa si popola di esperti in materia.


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