Roma - Stamane, domenica, me la prendo con comodo. Per farmi un piacere, vado a cercare su internet immagini di posti che mi stanno a cuore. Trafficando nella rete, mi salta agli occhi un titolo: “Sciolto per mafia il Comune di Scicli”.
L’Italia è un posto strano. Lo dico dopo averci vissuto per 39 anni quindi dovrei aver capito molte cose. Dico “dovrei”, perché fatti ed eventi che quotidianamente saltano fuori da cilindri di maghi fantasiosi, sono in grado di contraddire anche la più elementare logica: dichiaro forfait. Non capisco e nemmeno voglio capire.
Non capisco perché un Paese del quale si dice che contenga almeno il 70% dell’arte del mondo non sia il primo Paese al mondo per visitatori.
Non capisco perché la sua gente, che pure respira bellezza da quando esce dal ventre materno, oscura i suoi paesaggi mozzafiato con mostri di cemento e insozza indifferente le sue spiagge più favolose.
Non capisco le mamme dal cuore fremente d’amore di questo Paese che tirano su ottimi figli ma non buoni cittadini.
Non capisco perché i politici non abbiano l’orgoglio di voler lasciare il loro nome alla Storia con la “s” maiuscola e perché invece si ostinano a farsi iscrivere nel registro degli indagati.
Scicli. Luogo benedetto da Dio e incompreso dai suoi abitanti. Luogo dalla luce magica che, per ragioni misteriose, entra in contatto diretto con le mie emozioni più profonde. Mi interessa, mi incanta, mi commuove. E mi fa bollire di rabbia.
Sveglia, gente di Scicli! Sveglia!
Quando votate i vostri politici, cercate nel loro “Curriculum Vitae” i fatti che dimostrino buon senso, buona volontà, dignità. Fatti, non parole.
Trovate magari un freddo norvegese, un tedesco preciso, un francese per il quale la parola “nation” abbia un significato.
La cosa che più mi fa rabbia, sempre, non è “quello che è” bensì “quello che potrebbe essere”.
A Scicli, i turisti continueranno a venire. Perché? Perché è bella, perché è grondante di storia, perché è, assieme alle sue consorelle del Val di Noto, una pietra preziosa caduta dal passato tra ulivi, carrubi e mandorli.
Ma si, continueranno a venire malgrado i trasporti difficoltosi, malgrado l’assenza di vere strutture, malgrado le porte chiuse di incredibili monumenti. Ma, ora che ci ripenso, meglio che nessuno muova un dito, che nessun mostro di cemento oscuri la vista delle colline sulle quali si fa fatica a distinguere le case dalle rocce!
Fate che questi vostri giovani pieni di slancio con le loro invenzioni “diffuse”, con le loro mani che aprono porte chiuse, con il loro entusiasmo, possano sopperire alle carenze locali.
I turisti continueranno a venire, forse per Montalbano, forse per il passaparola, forse perché la comunicazione oramai è come l’acqua, non conosce più ostacoli. Non importa il motivo, importa che esista sempre una fascia di turisti informati e curiosi, pronti a scoprire gemme sperdute. Come Scicli.
Ma pensate a quello che “potrebbe essere”. Se gestita in un certo modo. Se sviluppata con cura e rispetto. Se comunicata con lungimiranza, scegliendo il tipo di turismo da attrarre.
Non sentite rabbia?
Non capisco perché sia io, straniera, ad amare di più questo Paese, con tutte le sue Scicli, di quanto non lo amino i suoi veri abitanti.
Si, so che la Sicilia si ritiene “altra cosa” rispetto all’Italia. E forse Scicli “altra cosa” rispetto alla Sicilia. Chissà.
Anche questa è una delle cose che mi ostino a non voler capire.
10 maggio 2015