Cultura

Gianna nel paese delle mezze verità



Ci sono nuvole all’orizzonte. Nere come i suoi occhi. Gianna Nannini sale sul palco maledetta, come una rocker dovrebbe essere. Penso alle sue foto su Vanity Fair, nuda. Penso che ha compiuto cinquant’anni e che ha ancora voglia di spaccare il mondo. E poi non mi resta molto altro tempo per pensare. Lo stadio Aldo Campo di Ragusa, da dove l’artista toscana inizia il tour siciliano, è pieno, nonostante i prezzi non proprio popolari, ma non dispersivo. Le note arrivano semplici, dirette, siamo tutti molto vicini tra noi e con lei. E’ puntuale, con un giubotto di pelle nera che è una favola e una voce che graffia sin dal primo pezzo: “Cattivo”. Segue “Revolution” e la grafica alle sue spalle attrae e ipnotizza: occhi, fumetti, parole, intere frasi, simboli.

“Suicidio d’amore” fa cantare tutti, il singolo è stato suonato dalle radio per tutto l’inverno ed è rimasto nelle orecchie e nell’anima.

A “Radio Baccano”, affianca “In Italia”, il brano che canta con Fabi Fibra, che compare nel video alle sue spalle. Sulle note di “America”, invece, sullo schermo comparirà la statua della libertà con un vibratore in mano. Quando la stessa immagine fu stampata, nel 1979, sulla copertina del suo disco “California”, il padre, ormai defunto, chiamò la discografica Mara Maionchi per avere spiegazioni. Cosa vuoi spiegare? Gianna Nannini è così. E’ impertinente. Mostra il seno quasi stracciandosi la canotta bianca, canta di maschi, di brividi animali.

Si ferma giusto il tempo di tirare fiato e ricomincia al pianoforte con “Una luce”. Non perde tempo, non chiacchiera, ma coinvolge il pubblico con ciò che sa fare meglio: cantare. Senza accompagnamento musicale, intona “Vitti ‘na crozza” ed è l’unica concessione che fa all’improvvisazione, perché la scaletta è serrata e piena e ripercorre l’intera carriera della cantante senese. Spende molte energie Gianna, ed è per questo che, alla fine, il concerto dura meno di due ore, lasciando fuori pezzi importanti ed anche molto attesi, come “Ragazza dell’Europa” o la più recente “Dolente Pia”. Per l’ultima canzone, duetta con se stessa: il video di “Un giorno disumano” scorre sullo schermo alle sue spalle e lei, dal vivo, canta solo il ritornello. Ci lascia sul palco i suoi splendidi musicisti e un video che ringrazia l’intera crew. Lei se ne va via, sudata, stanca, ma senza dubbio meravigliosa.

Per le foto del concerto, cliccate qui.

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Chiara Padua


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