Cuando los hombres no oyen el grito de la razón,
todo se vuelve visiones.
[texto explicativo de "los caprichos" de Goya]
Lavoravo a una tesi sull'Inquisizione spagnola e, cercando testi di riferimento via Internet, un giorno m'imbattei in un lavoro pubblicato dalla professoressa Melita Leonardi: Inquisizione e "superstición" nella Contea di Modica tra il XVI e il XVII secolo. Confesso la verità. Quando lo lessi, rimasi di stucco. Per la sua completezza, per il rigore scientifico, per la ricchezza della bibliografia consultata. Non mi sento quindi in grado di aggiungere altro. Bazzicando però l'Archivio Nazionale di Madrid, un giorno non seppi resistere alla tentazione di chiedere in visione i processi di Scicli, puntualmente citati nel lavoro della Leonardi. Li ebbi tra le mani e richiesi le loro fotocopie. Pensai poi che, non essendo stati decifrati e tradotti nella tesi della professoressa ma solo indicati sommariamente, avrei potuto farlo io per fornire un'ulteriore chiave di lettura della mia città nei secoli XVI e XVII. I processi a carico di cittadini sciclitani erano tre. Due riguardavano donne (Pina La Scifa 1596- Vincenza Lentini 1652 circa) e uno fu istruito a carico di un religioso, frate Arcangelo, databile nell'anno 1635. Di quest'ultimo processo non ho voluto intenzionalmente occuparmi. Anche perché nella storia della contea non fu l'unico religioso a incappare nelle maglie dell'Inquisizione. Anzi. A quei tempi per religiosi e uomini di chiesa era molto più facile cadervi. M'incuriosirono invece gli altri due. Celebrati a distanza di quasi cinquant'anni l'uno dall'altro, esaminandoli, venne fuori uno spaccato sociale molto complesso e dinamico. Vivace come quello attuale. Oserei definirlo alquanto moderno. Fatto di donne coraggiose, considerate streghe. Che già in quegli anni osavano nutrire il dubbio della fede. Che sapevano navigare in un mare di ciarlatani e di buontemponi con la scaltrezza tutta femminile di chi ne sa veramente una più del diavolo. Le autorità civili, mosse sempre dallo stesso interesse, si sono, poi, sostituite e rinnovate nel tempo. Le passioni sotterranee hanno continuato a scavare con solchi carsici il cuore degli uomini. In ognuno dei personaggi coinvolti in queste due vicende c'é la ricerca di un bene o di una felicità che alla fine non potevano mai essere raggiunte. Emerge in lontananza il debole profilo di una Chiesa, preoccupata solo di raccogliere indizi e prove. Avara di risposte convincenti in grado di estinguere la grande fame di soprannaturale che albergava nelle coscienze dell'epoca.
Ma qual era il contesto storico-culturale della città e dell'isola nei secoli XVI e XVII?
Nel 1537 era stato chiuso dall'inquisitore don Giovanni Li Donni di Noto il processo canonico "sub delegatum" con la solenne proclamazione nel Duomo di san Matteo della santità del beato Guglielmo Cuffitella. Un vecchio eremita irregolare, vissuto nella seconda metà del secolo XIV e morto il 4 aprile 1404 in una grotta alla periferia dell'abitato. Narrano le cronache che il Magistrato municipale aveva affidato, tempo prima, una cospicua somma a un faccendiere perché si adoperasse a Roma per l'accoglienza benevola di tale causa. Una città ricca, opulenta, dunque. Che voleva a tutti i costi affermare la propria primazia sui vari centri della contea, vantando una protezione spirituale che gli altri non riuscivano a procurarsi. Nel 1477 Isabella di Castiglia, per domare rivolte nella città di Siviglia fomentate dai nobili, dai giudaizzanti e dai mori convertiti al cristianesimo dall'Islam, aveva chiesto e ottenuto da Sisto IV di istituire in Spagna e in tutti i loro regni il tribunale dell'Inquisizione. L'inquisizione fu estesa alla Sicilia nel 1487. Diventò pienamente operativa solo dopo il 1500.
Nel 1492 i re cattolici avevano espulso dai loro domini gli ebrei che vi dimoravano, confiscandone i beni. Molti, chiamati poi conversos o volgarmente marrani in Spagna, si erano convertiti per allontanare lo spettro della diaspora. Gli ultimi ebrei di Scicli con il rabbino partirono il giorno di santa Lucia di quell'anno dal porto di Pozzallo dopo aver svenduto le poche cose e le pertinenze delle sinagoghe ancora non confiscate. Anche da noi come avvenne in Spagna quelli che rimasero si convertirono al cristianesimo. In effetti si trasformarono in cripto-giudei perché mantenevano in segreto la loro fede e le loro costumanze. L'Inquisizione siciliana, più che alle streghe, si dedicò soprattutto all'individuazione di tali soggetti e alla loro persecuzione. Ritenuti un pericolo dalla Chiesa e dalla Corona. Dal 1545 fino al 1563 la Chiesa universale s'interrogava sulle verità rivelate e sulle eresie della Riforma luterana in concilio a Trento. Il vento della Controriforma spirò forte seminando odio e morte in un'Europa già tanto provata dalle guerre. Dopo un severo esame da parte dell'Inquisizione, tra il 1491 e il 1540 fu approvata la Compagnia di Gesù che avrà come scopo principale in un primo tempo la strenua difesa della fede. I gesuiti comparvero a Modica nel 1631 con la fondazione di una casa voluta dallo stesso Conte e da cittadini nobili della città. Nel 1648 Giuseppe Micciché, coadiuvato da Girolamo Riera fondò la casa di Scicli istituendo erede universale di tutti i suoi averi la Compagnia. Nel 1567 moriva a Palermo Pietro Di Lorenzo Busacca. Nel suo testamento aveva destinato le sue incalcolabili e misteriose fortune all'eventuale riscatto di parenti presi prigionieri e ridotti in schiavitù dai pirati che infestavano le coste dei nostri mari; alla fondazione di legati di maritaggio; al culto della Madonna della pietà di cui era fervente devoto.
Nella seconda metà del XVI secolo e per tutto il XVII secolo le pesti si manifestarono con cadenza quasi ciclica accompagnate da altre calamità naturali quali un'invasione di cavallette e terremoti. Il più devastante fu quello del 1693 per il quale la città si ridusse un cumulo di macerie. Queste sciagure aumentavano l'incertezza del vivere e producevano negli animi un forte e disorientato senso di paura e di pentimento da una parte, dall'altra di ribellione e d'incomprensione del divino e del trascendente con ricorso a pratiche magiche sostitutive, a figure diverse dalle religiose che placassero con rituali e scongiuri le potenze avverse, demoniache. In questo clima si muove l'Inquisizione.
A Scicli operava un commissario, coadiuvato da un capitano di giustizia e da forensi. In città erano periodicamente affissi bandi, mandati dal Tribunale, perché nessuno si macchiasse di eresia o apostasia. Quasi ogni due anni il commissario, in duomo, raccoglieva le denunce, che potevano anche essere anonime, con le quali erano segnalati delitti contro la fede. Venivano in prima istanza esaminate da lui e successivamente, se le reputava valide, inoltrate a Palermo. Gli inquisitori le riesaminavano e ordinavano l'escussione dei testi. Conclusa questa fase il reo era arrestato, a volte a sorpresa, e tradotto nelle carceri palermitane in attesa del vero giudizio. I suoi beni confiscati. Per conoscere la verità era sottoposto, in mancanza di una confessione spontanea, a tortura. La sentenza era letta in un autodafé pubblico e l'abiura del reo poteva essere "de levi" per colpe meno gravi o de vehementi se l'imputato era stato condannato per apostasia o stregoneria grave. Con l'ultimo giudizio perdeva lo stato civile, doveva indossare un sambenito e, se recidivo, era abbandonato al braccio secolare per essere bruciato vivo. Gli autodafé si celebravano a Palermo davanti alla Cattedrale o nel Piano della Marina o nel Piano di Sant'Erasmo. Non accadeva spesso ma poteva succedere che un inquisitore venisse personalmente a visitare la città come fece nel dicembre del 1588 l'inquisitore Lopez de Varóna (cit. Contea di Modica tra il XVI e il XVII sec., Melita Leonardi).
I due processi testimoniano queste prassi e questi tempi drammaticamente.
Le due donne furono, di fatto, giudicate per accuse prive di fondamento. Denunciate da concittadini che di sicuro non le amavano. Le loro vite spezzate, come spesso anche oggi succede, per motivi futili o addirittura inesistenti. Vittime della cultura del sospetto e dell'ignoranza, fomentata da un clero realmente superstizioso e indolente, con pervicacia rifiutarono di confessare crimini che mai avevano commesso. La loro lucida visione della vita non riuscì a salvarle anzi contribuì a perderle. Inermi davanti a una macchina infernale soccomberono, vere martiri di un pensiero nuovo che si faceva facile beffa della dabbenaggine di un popolo sciocco, che avrebbe illuminato in meno di un secolo l'intero vecchio continente e il nuovo mondo. L'inquisizione spagnola, in realtà, permeata del pensiero di Erasmo da Rotterdam, mai si abbandonò agli abusi che conobbe l'altra Inquisizione nel resto dell'Europa.
Il Tribunale fu abolito con decreto del 16 marzo 1782 e l'archivio palermitano bruciato il 27 giugno 1783. Si salvò solo la documentazione inviata a Madrid. Questa che io ho consultato. Per un'ironia della sorte o una vendetta della storia, dalle lacrime rassegnate della loro disgrazia, ci è arrivato intatto - ed io l'ho raccolto- il grido di queste due povere donne. A Loro soprattutto e a tutte le streghe di oggi e di ieri; a mia nonna e a mia madre, "streghe guaritrici" per natura ma non per vocazione, dedico questo mio lavoro. Perché la loro memoria non possa essere dimenticata. Perché il loro spirito riposi in pace.
Scritto in Madrid il 18 ottobre 2008.
Un Uomo Libero
TRASCRIZIONE(1) E TRADUZIONE DEI PROCESSI
Palermo
relaciones de causas de fee
desde el año de 1547
hasta el de 1596
libro 898 A.H.M. Inquisición f. 295 p.8
Pina la Xifa, personam suspectam de levi sed gravissime puniendam. Biuda de edad de 41 años, natural de Xicle Fue testificada con treinta testigos, diez hombres y veinte mujeres, de que habia (hecho) diversas hechizerias y acudian a ella por la fama de hechizera a pedirle remedio, para decir otras necesidades, con diez de ellos de que tomaba agua bendita de tres pillas diferentes y agua de mar, candelas benditas y dezia ciertas palabras entre dientes que no se le entendian y mas vezes mandava echar aquella agua al humbral de la puerta de la persona que queria deshechizar y otras la habia labar con dicha agua, con uno de que juntamente con haver hecho (g) mescla de agua y candelas ordeno a cierta persona que tocase una campana de iglesia, sueltas las manos atras, sin que fuese visto de alguno y no hablase palabra y que tambien viesse una missa estando sobre el pie derechoy el izquierdolevantado y dentro la voca un papel plateado, con quatro de que para el mismo effexto de deshechizar pedia camisas, otros cofres de los enfermos y tomava ciertas mesuras de ellos, con cinco de que hazia hallar cosas perdidas, con quatro de que vieron en poder suio una figura como de diablo hecho de cera con clavos y cañas hincadas en ella, con dos de haverse alavado que con dicha figura havia hecho morir a una mujer, con dos de haverse alavado que con cierta mandava los demonios, con dos de que no solo conocia quien estava hechizado pero aun la persona que le havia hechizado. Con esta informacion parte tomada por el ordinario (2) y parte por el comissario del Santo Offizio (3) de aquella tierra de Xicle fue presa y traidas a las carcelas secretas, en suis confessionis estuvo negativa hasta la publicacion de los actos y entonces declaro solo haver hecho algunas oraciones inusitadas malcompuestas y dui para todas con candelas benditas para hazer hallar cosas perdidas a algunas personas que acudian a ella por tal officio, confesso tambien haver dicho legitimas oraciones con tres candelas benditas decen encendidas sobre una camisa de una mujer casada que deseava se apartase a un viudo de otra enamorada que tenia y ordeno diesen a vever al hombre ciertas aguas y de la bendita para apartarle d'ella y que obtuvo suia atencion esto por uno dia que continuo esta diligencia, confesso tambien haver dicho las mismas oraciones y mesurado su celo en cual a una mujer que acudio a ella por remedio de ciertas opilaciones y mal de brazos pero nego todo lo demas. Hizo defensiones que no la se levaron, concluio, y vista su causa que salga en autto publico(6) en forma de penitente donde se le lea su sentencia . Abiure de levi, sea desterrada de la tierra de Xicli y su termino por tiempo de tres años y cumpla otras penitencias spirituales(4) que le seran impuestas. Executose.
Traduzione:
Pina La Scifa, persona sospettata de levi ma da punire energicamente Vedova, di anni 41, nata a Scicli. Fu accusata da trenta testimoni, dieci uomini e venti donne per aver fatto diverse fatture. Per la sua fama di fattucchiera era richiesta. Le si chiedeva aiuto per le più svariate necessità. Dieci dei testimoni la accusarono di aver prelevato acqua benedetta da tre fonti battesimali diversi e (averla mescolata con) acqua del mare, candele benedette; di aver recitato certe parole incomprensibili tra i denti; di aver più volte ordinato di aspergere con quell'acqua la soglia della porta della persona che voleva liberare; di lavare altre persone con quell'acqua. Uno di loro la incolpò, dopo aver insieme messo acqua e candele, di avere ordinato ad una certa persona che toccasse una campana di chiesa, con mani libere dietro la schiena, senza farsi vedere da anima viva, senza farne cenno con nessuno; di assistere pure ad una messa mantenendosi sul piede destro, col piede sinistro alzato e in bocca una lamina d'argento. Quattro di loro la accusarono di chiedere, per liberare da fatture, camicie, oggetti personali delle persone colpite e di prendere certe misure di essi. Cinque la incolparono di far ritrovare cose perdute. Quattro dichiararono di aver visto in suo potere una figura come di diavolo fatta di cera con chiodi e canne conficcati. Due riferirono che si vantava di aver fatto morire una donna con quella statuina. Due dissero che si vantava di comandare i demoni pronunciando una certa preghiera. Altri due denunciarono di averla sentita affermare di essere in grado di capire se una persona fosse colpita da malocchio e conoscere chi l'avrebbe stregata. Con queste informazioni, in parte raccolte dall'Ordinario (2) e in parte dal Commissario del Sant'Offizio(3) di quella terra di Scicli, fu arrestata e tradotta alle carceri segrete. Nelle sue confessioni negò fino alla pubblicazione dei testimoni. Allora dichiarò solo di avere pronunziato preghiere sporadiche confusamente articolate e solo due volte di avere usato candele benedette per far ritrovare cose perdute a chi le si rivolgeva per quel motivo. Confessò pure di avere recitato delle normali preghiere e usato tre candele benedette su una camicia di una donna sposata la quale voleva concupire un vedovo in potere di un'altra e di avere raggiunto, quella, lo scopo per ogni giorno che lei, la rea, continuasse la sopraddetta pratica. Confessò pure di aver detto le stesse preghiere con uguale impegno per guarire una donna dalla mancanza di mestruazioni e da un male al braccio, negando tutto il resto. Presentò difese che non la liberarono. Si chiuse il processo. Esaminata la pratica fu condannata a uscire in autodafé(6) pubblico come penitente durante il quale le fu letta la sentenza, all'abiura de levi, ad essere allontanata dalla terra di Scicli per tre anni, a altre penitenze spirituali(4) che le sarebbero state comminate. La sentenza fu eseguita.
(1) Volutamente la trascrizione non tiene conto dell'accentuazione, introdotta nel castigliano diversi secoli più tardi.
(2) L'Ordinario in quel tempo era il vescovo di Siracusa.
(3) In ogni paese, capillarmente, il Sant'Offizio aveva nominato un Commissario coadiuvato da un capitano che ne faceva le veci in sua assenza. Il Commissario raccoglieva ogni due anni generalmente, in una data scelta, nel duomo le delazioni, i sospetti e le accuse (anche anonime) a carico di persone di quel territorio. Se ne ravvisava la fondatezza istruiva una pratica. Il reo (o la rea) veniva arrestato spesso ignaro di tutto e tradotto a Palermo dove, in carcere, aspettava che lo processassero.
(4) Le penitenze spirituali spesso comminate, per i sospettati di eresia, in aggiunta alle corporali consistevano nella recita del rosario e pratiche religiose varie.
Palermo- Relaciones de causas de fee
Consejo de la Suprema y general Inquisición
A.H.M. Inquisición
libro 902, f. 221
Proceso
Vicencia Lentini - Supersticiosa maga sortilega con pacto natural de Xicle y vecina de Ragusa diosesi de Zaragoza de Sicilia, mujer casada y de mala condicion de edad de 45 años fue testificada en la dha (dicha) ciudad de Xicle desde el mes de abril de 1650 hasta el mes de enero de 1651 en diversos tiempos de veinte y un testigos. Los primeros de suspersticiones simples y los 16 de superstiones calificadas con mezcla de agua bendita, candelas benditas y oraciones supersticiosas aefeto de curar enfermos y ad amorem, venevolenzia et odium diciendo algunos conjuros con invocaciones de dimonios y duj por lo de que andava con las Brujas de noche y en especial el testigo que ( es una) mujer mayor la testifica de que curandola una enfermedad la rea una noche diques de haberla dicho una oracion supersticiosa la hordeno que encendiese a tres oras una candela bendita y repitiese la dha (dicha) oracion, y haviendolo hecho digo se le aparecio un muchacho todo negro de edad de 4 años a parecer sobre una anca y la dijo que quieres que me mandas y mudandose dize que cerro los ojos y no le respondio, llamando el nombre de Jesus (?) y de alli a tres dias vino la rea lamentandose con el testigo de que haviendola enviado a(q...) amigo para que la curasse no le havia hecho, excusa que por lo qual la han dado muchos palos, y despues dicho (que) por mas de un año le aparecia el dho(dicho) muchacho negro hasta que con oraciones no aparecio mas. El testigo so(sub) mujer mayor la testifico de que pidiendo remedio para ser bien querida la aconsejo que quando oyese misa quando se alzase el san.mo sacramento dijese mirando la S(anta) ostia te desmiento por la gola que tu non eres dios y que hiciese asi siempre que fuse a la misa que asi hacia la rea. Fue Calificado el Proceso y la rea por supersticiosa maga sortilega y que tenia pacto con el Demonio y se vantava de ser de la seita de las brujas y que quatenus(5) dijo te desmiento por la gola dicha pro fini y acuerdo palabras hereticales = en 22 de junio siguiente se voto a prision y en 20 de Agosto se le dio la primera audiencia en la qual y en las otras sostuvo negativa - en 10 de setiembre se le dio la acusa a la qual respondio negando solo confeso algunas supersticiones simples. Resiviose la causa a prueba y notificados los testigos se le die en Publicacion a 10 de Henero a la qual suspendio como a la acusa añadiendoselo alguna mas supersticiones simples y en 24 de febrero siguiente con comunicacion y parecer de su abogado concluyo la causa difinitivamente sin articular ni hacer defensas y vista en consulta de fe en 20 de marzo se voto a auto(6) con infiamias de hechizera abjuracion de levi 200 oz(onzes) y reclusion formal por cinco años. -Executose.
(5) quatenus= riguardo a; giacché. Termine ormai in disuso di origine latina.
Traduzione:
Vincenza Lentini, superstiziosa, maga con patto col demonio nata a Scicli e domiciliata a Ragusa, diocesi di Siracusa, Sicilia. Coniugata e di facili costumi, di anni 45. Fu denunciata nella sopraddetta città di Scicli dal mese di aprile del 1650 fino al mese di gennaio del 1651, in occasioni diverse, da ventuno testimoni. I primi la accusarono di superstizione semplice, gli altri 16 di superstizione aggravata con uso di acqua benedetta, candele benedette e preghiere magiche adoperate per curare infermi, per procurare amore, benevolenza e odio, pronunciando esorcismi nei quali si invocavano i demoni. Due l'accusarono di andare di notte con le streghe. Particolarmente una donna anziana riferì che la rea, mentre le curava una malattia, una notte profferì una preghiera magica, le ordinò di accendere dopo tre ore una candela benedetta e di ripetere quello scongiuro. Avendolo fatto, la donna raccontò che le apparve un bambino tutto nero dell'età di 4 anni che si reggeva sopra un piede solo. " Mi hai comandato, che cosa vuoi?" Le chiese. E lei, cambiando colore, chiuse gli occhi e non gli rispose, invocando il nome di Gesù. Dopo tre giorni venne la rea lamentandosi con la teste del fatto che, avendole mandato quell' amico per curarla, lei non avesse voluto. Motivo per cui la fattucchiera aveva ricevuto tante percosse. Aggiunse ancora la testimone che per più di tre anni continuava ad apparirle il bambino nero fino a quando, con esorcismi, fu allontanato. Sempre questa donna anziana raccontò che rivolgendosi a lei per suscitare benevolenza, la maga l'avrebbe consigliata di dire, al momento dell'elevazione della santa Ostia nella messa: "Con la mia bocca nego che tu sia Dio". E che lo facesse sempre ogni qual volta che ascoltasse la messa perché anche lei, la rea, lo faceva. Il processo a carico dell'accusata fu iniziato per superstizione, magia, sortilegio, patto con il demonio. Ma anche perché si vantava di appartenere alla setta delle streghe e per riguardo alla frase da lei pronunciata con fini eretici: "Con la mia bocca nego che tu sia Dio". Il 22 del mese di giugno seguente si votò perché fosse incarcerata e il 20 di agosto fu celebrata la prima udienza e tanto in essa quanto nelle successive la donna negò decisamente tutto. Il 10 di settembre le fu formalizzata l'accusa nonostante continuasse a negare. Solo confessò qualche superstizione semplice. Esaminata la prova e notificati i testimoni, la causa fu pubblicata il 10 di gennaio. Fu sospesa per aggiungervi ulteriori superstizioni semplici e il 24 di febbraio seguente, con il beneplacito del suo avvocato che non presentò eccezioni e difesa, il processo fu definitivamente chiuso. Esaminato in camera di consiglio il 20 di marzo la donna fu condannata all'autodafé(6) pubblico come fattucchiera, all'abiura de levi, a 200 onze di spese, alla reclusione formale per anni cinque. La sentenza fu eseguita.
(6) proclamazione solenne della sentenza dell'inquisitore spagnolo, cui seguiva la cerimonia pubblica dell'abiura o della condanna al rogo dell'eretico, eseguita dal braccio secolare - Oli-Devoto.
BIBLIOGRAFIA
- Per il processo di Pina la Scifa, AHNM, Inq., lib. 898, f.295
- Per il processo di Vincenza Lentini, AHNM, Inq., lib.902, f.221
- Lexicon topographicum siculum, Vito Amico, Ed. annotata e tradotta dal latino da G. Di Marzo, Dizionario topografico della Sicilia, Tip. Morvillo, Palermo 1855
- Joaquín Pérez Villanueva y Bartolomé Escandell Bonet, Historia de la Inquisición en España y América, Centros de Estudios inquisitoriales, Madrid 1984.
- Inquisizione e "superstición" nella Contea di Modica tra il XVI e il XVII secolo, Melita Leonardi
- Il Tribunale siciliano della Santa Inquisizione, Francesca Bonaceto
- Il Tribunale del Sant'Uffizio in Sicilia,
Giovanna Fiume