Scicli- "Come si possono affidare i cani in custodia a un soggetto che vive in una casa abusiva?"
Nel giorno in cui il Tribunale del Riesame di Catania nega a Virgilio Giglio la libertà, costringendolo a rimanere ai domiciliari, l’avvocato Enrico Trantino, che insieme al padre Enzo difende le ragioni della famiglia del piccolo Giuseppe Brafa, sbranato e ucciso dai cani, pone una domanda senza risposta.
Nella casa canile di contrada Pisciotto a Sampieri si è svolto il sopralluogo alla presenza di tutti gli attori della vicenda giudiziaria: gli uomini della polizia giudiziaria, il custode giudiziario, il comandante della polizia municipale di Scicli, Franco Nifosì, il sindaco Venticinque, gli avvocati Trantino e Salvo Maltese, che difendono la famiglia Brafa, Francesco Riccotti, difensore di Virgilio Giglio, Fabio Borrometi e Maria Platania, che difendono i due veterinari Ausl raggiunti da avviso di garanzia.
"Non ci vuole molto per capire il tipo di fabbricato in cui viveva il signor Giglio, che tipo di abitazione fosse: mattoni messi a uno a uno –prosegue Trantino-. Credo che l'obbligo fosse di sequestrare l'area piuttosto che affidare la custodia dei cani. Invece tutto è stato computo nell'assoluta incuria. Dire che oggi ho assistito a una visione da terzo mondo in quella casa credo sia riduttivo. I cani che hanno sbranato Giuseppe non sono quelli che lo hanno colpito mortalmente, ma coloro, esseri umani, che hanno consentito che ciò succedesse. Nella casa di Giglio tutto è nell’assoluto disordine, le recinzioni non esistono, i cancelli sono inservibili. Gli animali erano liberi di pascolare ovunque. Ci sono ciotole per i loro alimenti fuori dalla recinzione. Lungo il perimetro esterno non c’è nessun ostacolo che impedisse loro di raggiungere il luogo in cui Giuseppe è stato sbranato. Non tanto la posizione di Giglio, quanto la posizione di chi doveva presidiare affinché gli animali fossero tenuti in sicurezza, rende più tragica questa balorda vicenda. Da padre ho difficoltà a descrivere ciò che si prova entrando in quella casa. Mi immedesimo in quei genitori che hanno visto un figlio andare e non tornare più”. L’avvocato Enrico Trantino, come già aveva detto in precedenza il padre Enzo, ritiene che allo stato degli atti non vi siano motivi per chiedere alla Procura di Messina di avocare l’inchiesta per incompatibilità della Procura di Modica.