L'ultima fatica cinematografica di Citto Maselli, Le Ombre Rosse, è stato selezionato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, in programma in settembre nella città della laguna.
Un intellettuale di fama mondiale viene invitato nel centro sociale "Cambiare il mondo", creato nei locali fatiscenti di un vecchio cinema romano. L'uomo resta profondamente colpito dal fermento e dalla vita che anima questo luogo.
Da una intervista rilasciata alla "Tv di strada" nasce casualmente un'idea rivoluzionaria: da questi luoghi giovanili così vitali possono svilupparsi delle realtà socialmente e culturalmente innovative. L'idea raccoglie l'entusiasmo generale e diventa un progetto destinato a creare grande clamore mediatico. Si apre un caso internazionale. Tutti si mobilitano e vogliono cavalcare l'occasione.
Ma quel fermento vitale viene ben presto stravolto, fatto oggetto di diatribe e scontri tra le diverse anime della sinistra.
Fino allo smarrimento.
Maselli metaforizza nel film le lotte fratricide della sinistra italiana. "Le Ombre Rosse" è l’ideale continuazione di "Lettera Aperta a un Giornale della Sera”, il film scritto e diretto da Maselli nel 1970 Daniele Costantini e Nanni Loy.
Citto Maselli ha chiamato a fianco a se come assistente al montaggio e coordinatore di post produzione la modicana Alessia Scarso.
Il titolo di lavorazione del film è stato "Il fuoco e la cenere", quindi "Anni luce", sino al definitivo "Le Ombre Rosse".
Lucia Poli, Roberto Herlitzka e Citto Maselli
Citto Maselli: I miei temi di regia nel film Le Ombre Rosse
A sessant’anni da quello che, con il documentario “Bagnaia Paese Italiano” premiato a Venezia del 1949, fu il mio esordio professionale, mi trovo davanti gli stessi identici problemi di allora. Avevo diciotto anni e mi ero formato sul cinema francese degli anni Trenta e poi sul Visconti di “Ossessione” e “La Terra Trema”. E dunque già da quel mio piccolo documentario di esordio mi ponevo i due temi che soprattutto Jean Renoir ci aveva indicato: gli sfondi – e cioè l’importanza delle azioni che s’intravedono dietro l’azione principale – e il piano sequenza. Anche qui nel centro sociale che ci siamo reinventati con Dentici nel vecchio cinema Paris, mi trovo davanti questi due vecchi temi di regia. Gli anni passano, ma le indecisioni su una determinata inquadratura - come la notte in bianco per decidere in angoscia come risolvere una scena che sai fondamentale, restano.
Francesco Maselli
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Ennio Fantastichini ne Le Ombre Rosse
Fuori concorso alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nella sezione "Cinema del presente"
Le Ombre Rosse, di Citto Maselli
con Roberto Herlitzka, Valentina Carnelutti, Ennio Fantastichini, Arnoldo Foà, Flavio Parenti, Lucia Poli, Luca Lionello, Eugenia Costantini, Veronica Gentili, Ninni Bruschetta, Ricky Tognazzi, Roberto Citran, Carmelo Galati, Laurent Terzieff, Daniela Piperno, Pino Strabioli, I Tetes De Bois.
PRODUZIONE: 13dicembre, Rai Cinema e Cattleya.
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia 2009
USCITA CINEMA: 04/09/2009
GENERE: Drammatico
DURATA: 91 Min
VERSO VENEZIA ALLA MOSTRA DEL CINEMA FUORI CONCORSO UNA COMMEDIA ESPLICITAMENTE POLEMICA
«Le ombre rosse» di Citto Maselli il film sulla sinistra che non c' è
«Racconto la distanza abissale che si è creata tra i politici e la gente»
MILANO - Alla Mostra del Cinema di Venezia esordì 60 anni fa, diciottenne, con un documentario, Bagnaia, paese italiano. Da allora Citto Maselli al Lido è tornato sei volte. «La settima tra pochi giorni, fuori concorso con Le ombre rosse, il mio nuovo film», annuncia il 78enne regista, cuore e obiettivo da sempre a sinistra. «Mi raccomando, con l' articolo - si preoccupa -. Il capolavoro di John Ford non c' entra. La mia storia va in un' altra direzione, è una riflessione sulla sinistra attuale, sulla sua variegata e confusa identità. Detto ciò, il titolo è certo anche un ammicco affettuoso a quel film di culto su cui si sono formate generazioni di cinefili». Qual era lui, innamorato perso di Ombre rosse, il western, per varie ragioni: «La fotografia di Bert Glennon, l' interpretazione di Claire Trevor, inoltre era il primo film dove si vedevano i soffitti, fino allora invisibili perché non sapevano come mettere le luci». Però era contro gli indiani... «Oggi si direbbe politicamente scorretto. Lo sapevamo, un po' ci dispiaceva, ma ci siamo passati sopra». Quella diligenza traballante, affollata da varia e turbolenta umanità, resta comunque una bella metafora «Difatti alla fine i produttori, Rai Cinema, Cattleya e Donatella Palermo, hanno preferito Le ombre rosse a Anni luce, il titolo che avevo scelto per indicare la distanza abissale che si è creata tra politici di sinistra e realtà». Dibattito in corso. Ma lo scollo è antico... «In un mio film di 40 anni fa, Lettera aperta a un giornale della sera, già ne parlavo. Lì a scatenare la discussione erano alcuni intellettuali comunisti che annunciavano di voler partire volontari per il Vietnam, qui è Sergio Siniscalchi, ideologo di fama, interpretato da Roberto Herlitzka, che si ritrova, invitato da una ragazza, la bravissima Valentina Carnelutti, al confronto con un gruppo di giovani di un centro sociale. Colpito dalla vitalità che li pervade, lui mette a segno un' idea forte, destinata a creare scalpore mediatico. Ma anche a dividere e lacerare le tante anime di una sinistra troppo litigiosa». Da militante storico qual è, lei ne sa qualcosa «Certo, dalla sinistra non ho mai avuto sconti. Mi sono iscritto al Pci il 6 giugno del ' 44, il giorno dopo la Liberazione. Pur con tutti i suoi limiti, il Pci aveva la straordinaria chance di avere nel suo dna un intellettuale laico come Gramsci, criticamente distaccato dal mondo sovietico. Questo ha favorito la formazione di studiosi e artisti di piglio mai chiesastico, da Calvino a Luporini, da Asor Rosa a Sapegno e Salinari... Tutti guardati con sospetto dal Partito. E' successo anche a me. Quando uscì Gli sbandati, nel ' 55, la critica più feroce mi arrivò da L' Unità. Il critico Casiraghi mi accusò di aver guardato alle contraddizioni della borghesia sulla Resistenza "con gli occhi di un aristocratico". Giorni dopo, a una cena da Maurizio Ferrara, Togliatti, fingendo di aver visto il film, si complimentò con me. E quando qualcuno accennò alla recensione negativa, chiese: chi ne ha parlato male? Il nostro giornale, rispose Ferrara. Aggiungendo subito: "Però è un fatto positivo"». Rispetto ad allora gli intellettuali sono cambiati e ancor più l' Italia. Ma il divario resta. Si può recuperare il rapporto? «Ho fatto il film pensando a questo. Le ombre rosse è corale, costruito con tanti attori: Herlizka e Carnelutti, Fantastichini, Lucia Poli, Arnoldo Foà, Ricky Tognazzi... Il tema è vitale, bisogna ragionarci insieme. Solo se si cerca di capire le ragioni di una sconfitta si può ripartire. La sinistra deve uscire dalla logica dei salotti e dell' élite, ritrovare il legame con la gente comune che è stato la grande lezione del Pci. Per noi ingraiani qualcosa sepolto insieme con Berlinguer, ultimo leader capace di una sintonia popolare». C' è qualcuno oggi che a lei sembri ancora capace? «Purtroppo abbiamo lasciato la palla agli altri: alla Lega, ai cattolici... Abilissimi in questo lavoro capillare. Ma per fortuna non ci sono solo loro. Guardo con fiducia ai giovani, in particolare a quelli impegnati nei centri sociali. Rispetto ai ragazzi del ' 68, non sono per nulla ideologizzati ma capaci di una salutare concretezza: sanno stabilire contatti con il territorio, dare risposte ai problemi della casa, della sanità... Non a caso il centro sociale del film, da me reinventato nei locali di un vecchio cinema, si chiama "Cambiare il mondo". Una speranza, un auspicio. Anche se ci vorrà tempo. Forse anni luce».
Giuseppina Manin
La madrina Maria Grazia Cucinotta Sarà Maria Grazia Cucinotta la madrina delle serate di apertura e chiusura della Mostra del cinema di Venezia. L' attrice aprì il festival anche nel 1994 in ricordo di Troisi e del suo Postino. La scheda Il personaggio Nato a Roma, Citto Maselli (qui sul set con la Carnelutti) partecipa alla Resistenza, militante comunista. Diplomato al Centro sperimentale, inizia la carriera come assistente di Antonioni. I suoi titoli Esordisce con un documentario, Bagnaia, paese italiano. Poi, nel ' 55, Gli sbandati, sulla seconda guerra mondiale, con Lucia Bosè. Seguono La donna del giorno, critica al mondo di pubblicità e stampa rosa, Gli indifferenti, da Moravia, Lettera aperta a un giornale della sera, dove ironizza sul velleitarismo di certi intellettuali di sinistra. Nel ' 75 gira Il sospetto, con Volontè operaio Pci. Nel ' 76 Storia d' amore vince lo Speciale della giuria a Venezia. Del 2007 è Civico Zero, storie di ordinaria povertà di oggi
Manin Giuseppina
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(19 agosto 2009) - Corriere della Sera