Cultura Patrono

Scicli Mmemma onora San Guglielmo

Salvò il re, durante una battuta di caccia, dall'assalto di un cinghiale



Scicli ha festeggiato oggi San Guglielmo.
La comunità è soprannominata "Scicli Mmemma" per via delle sua devozione al patrono, per i tanti Gugliemo e Guglielma che la popolano.
Sono trascorsi 606 anni dalla morte di Gugliemo Cuffitella.

Scicli - La comunità  cattolica di Scicli ha festeggiato oggi San Guglielmo: il mondo ecclesiale ha vissuto l'appuntamento con la storia dando grande rilievo a questo appuntamento, solennizzando questo momento di riflessione sull'opera di evangelizzazione del protettore della città. 

Qualche anno fa lo storico Paolo Militello ha pubblicato uno studio in cui viene rivelato come due antichi testi, "L'Antichità di Scicli, anticamente chiamata Casmena", e la "Vita del Beato Guglielmo Bucceri", entrambi stampati nel 1640, si trovino conservati nella biblioteca Colbertina, voluta dal cardinale Mazzarino, ministro del Re Sole. I due testi, di don Mariano Perello (storico, poeta, letterato, cappellano dell’ordine Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta) sono rilegati, come tutti i volumi censiti e conservati dal responsabile della politica culturale del Re Sole, Jean-Baptiste Colbert, in pregevole tessuto rosso con cornice dorata.

La tradizione religiosa tramanda che San Guglielmo, appena sedicenne, era paggio alla corte del re di Sicilia, Federico d'Aragona e che salvò il re, durante una battuta di caccia, dall'assalto di un cinghiale; si ferì gravemente ad una gamba e promise a Dio di dedicarsi alla vita di eremita se lo avesse salvato. In effetti fu così, ed il giovane inizialmente
si trasferì nelle campagne di Noto, sua città natale, per poi trasferirsi a Scicli, dove poi fu sepolto alla sua morte, di fronte alla chiesa di San Matteo, nel 1404. Alla sua morte, le sue spoglie furono poste in un'arca d'argento, ma questa si danneggiò durante una processione ed il suo argento fu usato per creare un baule dove tuttora si conservano le spoglie del Santo. La festa dedicata prevede al Santo la processione del suo busto in argento  posto su di un fercolo adorno di fiori. La tradizione vuole che il Santo sia invocato quando la pioggia scarseggia.

Agli inizi del XVI secolo, la spinta decisiva per la canonizzazione dell'eremita Guglielmo come sanctus proprius e protettore di Scicli proviene dall'inedita alleanza stipulata tra i Terziari francescani del convento di Santa Maria della Croce, i confrati di Santa Maria la Nova ed il clero secolare della matrice San Matteo.

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“Il significato di quel patto –spiega Giuseppe Barone, nel libro "L'oro di Busacca"- consisteva probabilmente nella delimitazione di una "geografia del sacro" concentrata tra le colline dove insistevano la chiesa di San Matteo ed il complesso monastico ampliato di recente per farvi convivere terziari e minori osservanti, e la sottostante "cava piccola" dove il vetusto tempio di Santa Maria della Pietà stava per essere soppiantato dal grande cantiere di Santa Maria la Nova, contiguo all'abitazione dell'eremita Guglielmo".

L'invenzione di un santo locale, oltre a valorizzare una devozione preesistente, serviva soprattutto a marcare la continuità tra vecchio e nuovo sito ed a privilegiare la centralità di quell'asse urbanistico monte/piano con una forte caratterizzazione simbolica: una soluzione di compromesso, politica e religiosa insieme, che non fu in grado di eliminare conflitti e tensioni provocati dallo spostamento a valle dell'abitato, e che comunque non sarebbe sopravvissuta al sisma del 1693.


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