Miami - Scrivo queste righe in riferimento a quanto viene decantato dalle organizzazioni che promuovono Ragusa e la sua terra in America, in riferimento ai nostri connazionali espatriati e il loro amor di patria.
Io stesso sono già figlio di emigranti, mio padre prima in Brasile e poi in Svizzera, anche diversi zii sono emigranti e nessuno è tornato, io stesso per lavoro sono stato una specie di emigrante, poi da quando mi sono definitamente trasferito negli USA e tuttoggi sono un cittadino americano ho potuto appurare ed indagare la vera realtà degli Italoamericani, sia de visu, che studiando nei college americani i testi al riguardo, ne esce fuori una quadro veramente complesso e sorprendende.
Un primo aspetto che salta subito agli occhi è la loro completa ignoranza di cosa sia l’Italia, quasi il 95% degli immigrati degli anni 30 non ha mai messo piede in Europa tranne quelli mandati in guerra, sono di più i veri americani che per motivi culturali scelgono l’Italia come meta turistica che i connazionali, il motivo è anche il loro livello zero culturale, si e no conoscono il dialetto, figuriamoci l’Italiano, per cui interessi per vedere citta d’arte e altro è molto remoto. Inoltre è raro chi ancora mantiene rapporti con qualche parente in Italia.
Quindi figuriamoci i figli e i nipoti che neanche sanno dove è geograficamente l’Italia e che credono che ancora abbiamo l’asino in casa e andiamo a prendere l’acqua alla fontanella.
Per appurare quanto dico basta andare a Little Italy a Mulberry Street dove vi sembrerà di fare un tuffo nel passato, vedrete negozi con mercanzia (Italiana) vecchia di 60/80 anni che non ho neanche idea da dove proviene, e non è made in Cina, è tutta roba originale, tutta quella serie di cianfrusaglie e ninnoli vari che i nostri nonni trovavano dal classico “CURDARU “, poi quello che vi stranizzerà di più, tutta una sceneggiata turistica, è vedere persone vestite con abiti anni 20, polsi ripieni di anelli e bracciali e collanone d’oro, e atteggiarsi come comparse da film di Al Capone, parlare dialetti stretti Siciliani e Napoletani, e dulcis in fundo dai ristoranti che montano altoparlanti fuori si sentono le canzoni della malavita Napoletana che solo un meridionale capisce di che si tratta, ma un americano è convinto che si tratti delle nostre canzoni in cui ci si identifica.
Pensate che abisso culturale ci separa da questi compaesani, fortuna che ci sono stati i Pavarotti, Del Monaco e oggi Bocelli a salvarci in calcio d’angolo, questo è il genere di Italiano che incontrerete, che con entusiasmo, per farvi vedere che è legato alla sua terra, vi canterà proprio i ritornelli di quelle canzoni, non conosce neanche Claudio Villa o Domenico Modugno, Celentano o Morandi, forse forse Virna Lisi, figuriamoci un Battisti, Venditti ecc.
E' compresibile che resterete esterefatti e delusi, perche con quelle persone capirete subito che non avete nulla in comune, è un popolo che si è fermato a 100 anni fa e in definitiva chi dice di sentirsi Italiano lo dice perche non è riuscito ad identificarsi con il territorio ed ad integrarsi nel senso vero della parola (questo è avvenuto anche in altri paesi europei ecc.) per cui l’ unico appiglio che gli resta è l’illusione di sentirsi legato alla terra natia, di cui tra l’altro appunto non ha neppure idea come è oggi, è solo fermo ai racconti del padre o ai pochi di quando era giovanetto, si illude anche di mangiare Italiano quando si ingozza di porcherie che con l’Italica cucina hanno poco a che vedere, e per giunta spendendo delle cifre in rinomati ristoranti Italiani con cuochi Equadoriani o Filippini, quando addirittura Vietnamiti.
Questa premessa e’ necessaria per riagganciarsi alle Organizzazioni che promuovono la terra iblea in America, che con soldi pubblici partono con il loro teatro itinerante a portare a loro dire cultura all’estero, ma quale cultura?
Questi a mala appena capiscono che cosa è stato detto in scena, accorrono, si è vero, numerosi, allo spettacolo di Hollywood vicino a Miami erano quasi 400 persone, ma il discorso è un altro, perchè i partecipanti hanno pagato 90 dollari per la kermesse, che prevedeva 3 giorni, che si alternavano con cene e balli, ma qui i club organizzano sempre queste cene, è l’ unica cosa che questi ultra 70enni sanno fare, anzi loro sapevano che i soldi servivano anche per pagare anche i componenti del cast teatrale per il soggiorno in USA, quando invece è tutto pagato dalla Provincia di Ragusa.
Inoltre, la cosa più fantasiosa è che di queste fantomatiche organizzazioni di club Siciliani o Italiani solo pochissime hanno una loro sede di ritrovo, molte sono sulla carta, o presso l’abitazione privata del fantomatico presidente.
Come la stessa che ha organizzato l’evento a Miami e in altre citta USA, e benchè abbiano alcune un sito dove si evince tutto un consiglio di amministrazione e direttivo, in effetti nella realtà è tutto sulla carta.
Qualcuno vocifera che in alcuni di questi club lo scopo di esistere va al di là delle riunioni luculliane e danzanti, di volta in volta realizzate nei ristoranti di vari hotel presi in affitto.
Quindi quale cultura porta qui in USA questi ragusani?
Io conosco bene anche i vari club che sono a New York , da quello “ figli di Pozzallo” dove De Niro giro delle scene del film: Un Boss in terapia, al circolo Santa Rosalia, Figli di Ragusa, ecc, tutti piccoli locali con baretto e 4 tavoli, il cui vero scopo è tutto, tranne che quello di essere un punto di ritrovo di paesani.
L’Italia è lontana, e non potete sapere, e ovviamente state a credere a quello che vi raccontano, e vi fanno vedere, foto con millantati personaggi.
In realtà, poi, quali sono i tornaconti di questi viaggi per la provincia di Ragusa?
Quali reali fili di unione ci sono tra gli USA e la provincia di Ragusa?
Nessuno, nei mesi che sono stato a Ragusa ho avuto tempo e modo di incontrare tanti operatori (molti dei quali miei conoscenti), del settore artigiano e della media impresa, e mi riferivano e comprovavano la mia impressione, nessuno ha mosso un dito a livello di interessamento vero, sia sul piano commerciale che di studio e ricerca per i giovani (io medesimo mi sono fatto portavoce e promotore di scuole di volo per i ragazzi dell’ aeronautico di Ragusa parlando con il preside, riferendo che qui in Florida abbiamo le migliori scuole d’America e i costi del brevetto sono ridicoli rispetto all’ Italia, e rendendomi disponibile ad assistere gratuitamente quei ragazzi interessati).
Qui in USA, di cose se ne possono fare tantissime, se si volesse, la nostra provincia avrebbe tutte le carte in regola per avere qui degli sbocchi commerciali con risorse inimmaginabili, una Eldorado, settori dove noi siamo dei leader specie in agricoltura, qui faremmo furore in impianti serricoli, zootecnico ecc, ed invece cosa si fa? spettacoli dialettali, o proiezioni di film da anteguerra, io credo che sia veramente poco anzi niente, perche in primis bisognerebbe creare delle agenzie di rappresentanza qui sul posto, delle vere e proprie ambasciate, dove sia il nostro conterraneo che chiunque altro venga a conoscenza di cosa può offrire la nostra provincia o regione, che non esiste solo la Cina, ma una vera intelligence e cultura storica sui mestieri più vari, e fargli toccare con mano la realtà e aprire un ponte, perchè loro non sanno cosa realmente si è capaci di fare in Italia, loro conoscono solo la Ferrari, Lamborghini, Pasta Barilla, Nutella, e poco altro, come dicevo prima credono ancora che camminiamo con l’asino.
Su questa parentisi una nota, qualche anno fa avevo segnalatouna signora di origini Ragusane (Canzonieri) morta sfortunatamente nel crollo delle torri del 11 settembre e a cui la citta di New York ha dedicato una via, io ho avuto modo conoscere personalmente il marito, e ho appreso che lui ha fondato una societa onlus che occupa di raccolta fondi per bambini malati talassemici.
In conclusione agli Italoamericani in definitiva non gliene frega un bel niente dell’Italia, perchè la maggior parte di loro sono scappati per disperati, la odiano l’Italia, è motivo di tristi ricordi, e molti sono proprio dovuti scappare per malefatte o perseguitati sia dai buoni che dai cattivi, discorso a parte chi è ora alle 3-4 generazione, quelli sono totalmente americani completamente a digiuno di qualsiasi cultura o altro.
Un inizio potrebbe essere proprio quello scolastico e formativo sia per la lingua che sugli sbocchi professionali, qui abbiamo delle scuole di alta specializzazione per cuochi, e per chi non lo sappia, a Miami e Fort Lauderdale è concentrata la più grande flotta di navi da crociera al mondo, questo è un esempio di integrazione e scambio, la zona ha un territorio agricolo vastissimo definito subtropicale, quindi un bacino enorme per tutti i laureati di scienze agrarie di Ragusa, sto elencando giusto qualche esempio, per fare rendere l’ idea che su un territorio su cui insistono più di 6 milioni di persone una realta piccola come la provincia di Ragusa troverebbe facilmente nicchie di insediamendo datosi che l’area è dopo Abu Dabi la seconda per sviluppo edilizio, oltre a tanti altri settori non sfruttati perchè non esistono le basi storiche come la produzione di latte e carne, e tantissime altre voci.
Mi riferisco alla Florida, non perchè ci vivo, ma perchè il contesto è perfetto su tutti i parametri, da quelli climatici a quelli socio ambientali, come la presenza altissima di Ispanici, cioe quelle similitudi che porterebbero a delle facili integrazioni da parte delle nostre maestranze.
Ben vengano i teatri e le varie commedie, ma come diceva qualcuno, prima il dovere e poi il piacere.