Scicli - Stamattina sono stato ospite di una trasmissione televisiva, a Video Mediterraneo. Si chiama "DolceAmaro". Mi offrono il caffè e io, insieme ad Alessandro Baglieri e a Liliana Beninato, i due conduttori, commentiamo le notizie del giorno.
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Una domanda mi ha colto alla sprovvista e ha fatto riaffiorare nella mia memoria alcune cose che pensavo di non aver mai saputo.
"Peppe, oggi è il 27esimo anniversario della morte di Pippo Fava, vuoi commemorare questa data?".
Ho tirato un sospiro e sono andato a braccio: "Pippo Fava è nato a Palazzolo Acreide".
Poi ho aggiunto: "Pippo Fava è sepolto a Palazzolo Acreide".
Ho cercato di afferrare al volo il senso di quello che stavo dicendo, e mi è sovvenuta una frase: "Catania è puttana, ha molte facce, una risata sola".
Era la definizione che Fava dava della città che lo aveva adottato, Catania, nei cui confronti nutriva non amore filiale, quanto desiderio adulterino.
Catania era per Pippo Fava un'amante.
I miei interlocutori mi chiedono cosa vuol dire quella frase così dura.
Catania è città "facciola", ipocrita, capace di far buon viso a cattivo gioco, di piegarsi al potere salvo deriderlo con tono sornione e beffardo.
Avevo dieci anni, guardavo in tv, come ogni martedì, "Il caso" di Enzo Biagi. Fava fu ospite. Disse cose durissime contro il cavalierato catanese.
Mio padre esclamò: "Se continua a parlare così a questo lo ammazzano".
Fava doveva tornare ospite la settimana successiva. Fu ucciso.
Io non capivo cosa aveva detto, perché quelle parole erano sembrate così gravi a mio padre.
Ma Fava fu ucciso.
Tradito dalla sua amante Catania, riposa nel cimitero di Palazzolo.
Forse oggi ho capito.
Pippo Fava era un ibleo.