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L'Onda Calabra fa discutere. Qualunquemente

La lettera di Voltarelli

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A margine del successo di "Qualunquemente" si muovono due polemiche che finiscono per confluire: quella sui "cliché" da cui tanti calabresi hanno inteso dissociarsi, e quella sull'utilizzo della canzone "Onda calabra", colonna sonora del film "reinterpretata" in chiave Laqualunque da Albanese e molto diversa dall'originale, del Parto delle Nuvole Pesanti, storico gruppo musicale calabrese.

In particolare, l'ex componente del gruppo Peppe Voltarelli – uno dei fondatori che sei anni fa ha lasciato la band – ha scritto una sorta di "lettera aperta" ad Antonio Albanese, sottolineando la sua scelta di non dare la sua autorizzazione all'uso del brano, che nella versione originale parla di emigrazione e sofferenza ed è diventata «un simbolo di speranza», al servizio di «un'idea positiva e di calabresità sostenibile», contro «la Calabria da cartolina becera, ottusa, arrogante e mafiosa». Nella nuova versione – secondo Voltarelli, che dice di sentirsene «ferito» – «il brano ha perso completamente il suo significato originario, la sua forza e la sua dignità e il suo coraggio». La lettera finisce con: «goditi il tuo meritato successo, Antonio, ma appena puoi, per piacere, ridammi indietro la mia canzone». A Voltarelli hanno risposto, per lettera, i tre componenti storici de "Il parto delle nuvole pesanti", Salvatore De Siena, Amerigo Sirianni e Mimmo Crudo – il cui sesto album, "Magnagrecia", è uscito lo scorso anno – dissentendo dalla sua interpretazione, e dicendosi molto contenti del "riuso" di Albanese: la canzone «pur parzialmente diversa dall'originale per testo e stile, è assolutamente funzionale al film e al personaggio di Cetto, simbolo d'inciviltà politica e culturale» ed è «identica all'originale per lo scopo che persegue, che è quello di denunciare la realtà attuale con la speranza di un domani migliore». Il gruppo rivendica la strenua militanza «per il sogno del cambiamento calabrese», e l'uso dell'arma dell'ironia «per raccontare pagine e storie dolorose del Sud».


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