Giudiziaria Modica

Feto di coppia sciclitana muore al Maggiore, chiesti 750 mila euro

Di risarcimento

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Modica - Un nuovo caso di presunta malasanità e nuova attenzione sulla divisione di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Modica che appena venti giorni fa era balzata agli onori della cronaca nazionale per la morte di un feto portato in grembo da una donna di Bagheria, all’epoca dei fatti in vacanza a Pozzallo. Stavolta è una coppia sciclitana che “getta benzina” sul fuoco e chiede all’Azienda Sanitaria Provinciale un risarcimento dei danni morali e materiali subiti per settecentocinquantamila euro. I due coniugi sostengono che i medici dell’Unità Operativa siano responsabili della morte del feto, verificatasi la scorsa estate (la donna era all’ottavo mese di gravidanza) che sarebbe morto prima che la donna venisse ricoverata presso il nosocomio di Via Aldo Moro. Secondo la tesi delle presunte parti offese, il primario Luca Bonfiglio, preso atto della tragica circostanza, non ritenne necessario procedere con il parto cesareo, come invece avrebbe voluto la gestante. Secondo il medico sarebbe stata un’operazione a rischio e del tutto inutile, visto che la diagnosi non lasciava dubbi sulla morte intrauterina del feto, avvenuta, come si diceva, prima del ricovero al “Maggiore”. Il difensore della coppia sta valutando se sussistono gli estremi per intentare anche una causa penale, oltre a quella civile. Come si diceva un caso analogo riguardo la coppia di Bagheria, Maurizio Pecoraro e Michela Lo Piccolo, il cui feto, stando alle indagini della Procura, sarebbe però morto in ospedale. Bonfiglio, in questo caso, è indagato pare ma che la sua posizione sia marginale. In settimana è stata depositata la perizia del consulente tecnico d’ufficio, secondo il quale la responsabilità professionale sarebbe prospettabile a carico di un altro medico del reparto, anch’egli iscritto nel registro degli indagati. Dalle determinazioni, quest’ultimo non avrebbe saputo interpretare in maniera corretta i tracciati degli esami sulla gestante, ritardando di conseguenza un intervento, che, forse, avrebbe potuto salvare il feto. Il terzo indagato è una ginecologa.


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