Roma - Un viaggio nell'universo Camilleri, tra libri, lettori, critici, registi e attori. Una sorta di «Camilleriana» organizzata da «Musica per Roma» per festeggiare l' artista siciliano, una due giorni fitta di incontri, interventi, testimonianze, che ha avuto nella Sala Sinopoli il suo quartiere generale, toccando il massimo dell'interesse, ieri sera , nel tassello «Il riso e il pianto» con Andrea Camilleri a discutere con Ficarra & Picone «sull'arte del comico e l'essere siciliani».
Seduti l'uno a fianco all'altro hanno messo tirato fuori tutto l'umorismo, l'ironia possibili e se il duo palermitano ha confermato la sua irresistibile comicità, la sorpresa è venuta dallo scrittore di Porto Empedocle, che ha saputo star dietro alle loro battute fulminanti, a volte anche provocandole e stimolandole.
Dice subito l'autore del Commissario Montalbano e di altri capolavori letterari: «L'umorismo siciliano è quello di essere nati in Sicilia». Immediato l'intervento dell'irresistibile Ficarra: «E' vero, solo che questa comicità sta dilagando, si sta spostando in tutt'Italia, dalla Sicilia sta arrivando fino al Nord, ad Arcore».
E via, allora, con le frecciate sul Ponte di Messina , «mentre in treno da Catania a Palermo si ci si impiegano ancora cinque ore». Già, le ferrovie, croce e delizia del trasporto siciliano, «con quei treni puntualmente in ritardo - dice Camilleri - tant'è vero, che una volta dovendo andare da Porto Empedocle a Trapani sono riuscito a prendere quello delle nove del mattino, che però era quello delle sette, arrivato con due ore di ritardo».
Poi, tutti e tre ironizzano sullo smodato uso di internet , compreso quello di servirsene per inviare certificati di vario tipo. «Vuoi mettere le file di un tempo, in cui si socializzava, ci si conosceva e magari quando si arrivava alla meta, l'impiegato ti chiudeva lo sportello sotto il naso ?», dicono con un'amara risata. La Sicilia per Camilleri «è un condensato di letteratura e tante altre cose», mentre per Ficarra «è un luogo che non esiste, che viene montato a maggio e smontato a settembre», con Picone che non esita a dire «che è più vicina a Tunisi che a Roma». Camilleri, che da fine letterato trova dell'umorismo anche in Pirandello, ritorna poi sulla questione del Ponte pronto a sostenere «che non c'entra nulla, anche se Lui ha detto che lo farà per passare alla storia». «E' allora si faccia costruire una bella piramide», è l'immediata considerazione di Ficarra.