Nel bar di Brescia di fronte casa, ogni mattina, alla stessa ora, Annamaria Mazzini sorseggia un cappuccino, da anonima signora che ripara il proprio pudore dietro i grandi occhiali color giada.
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C'è un patto tra lei e il barista, siglato tacitamente dagli avventori di quel caffè. Fare finta di nulla.
Quasi che lei non sia la Signora della canzone italiana.
Pochi gesti, ripetitivi, cortesi.
Poi di nuovo a casa, per sparire nel nulla.
Le sue apparizioni, sempre uguali, si consumano così, da quando, lasciata la residenza di Lugano, Annamaria è tornata ad essere italiana.
Nessuno osa chiederle un autografo, una posa col videofonino.
Stamani vorremmo essere lì, in quel bar. "Si, è vero, non ci conosciamo, lei non sa chi sono", ma con la complicità del barista mi permetta di offrire la colazione. Solo oggi. Si, mi ricordo, anche se lei non ha un profilo su Facebook che mi riaccenda la memoria, oggi è il suo compleanno.
Auguri, signora Mina.
Perdoni l'intrusione.