Scicli - Tre sorelle a Donnalucata. Se arrivate fin qui, sul mare a qualche chilometro da Ragusa, non partite senza conoscerle. Pindaro, che nelle Olimpiche descrive questi luoghi «selvaggi e affascinanti», non cambierebbe aggettivi se vi capitasse ora. Per quasi undici mesi all'anno, forse a parte qualche giorno di luglio e poi agosto, ovviamente, piantare l'ombrellone o trovare un posto dove stendere l'asciugamano in questa lunga, larga e meravigliosa lingua di sabbia, rappresentano problemi al contrario: c'è solo l'imbarazzo della scelta. Una meraviglia che ho percorso sulla battigia, con i piedi in acqua. Ma anche ad agosto, con il tutto esaurito, Donnalucata rimane unica. Ai tempi di Pindaro esisteva una fonte sacra a Cerere, con probabilità individuabile sulla spiaggia di Micenci, dove, ancora oggi si trovano sorgenti d'acqua dolce (Ugghie), protette, ora come allora, da un muretto, per difenderle dalle angherie del mare e della sabbia. Anticamente vegliavano anche due soldati. Il nome Donnalucata deve la sua origine a un viaggiatore arabo che scrisse a Saladino descrivendogli questa fonte che sgorgava cinque volte al giorno, proprio in occasione delle ore delle preghiere musulmane. Disse di aver trovato «Ayn-Al-Awqat», cioè la fonte delle ore, poi latinizzato in Donnalucata.
Un set naturale. Infatti vi hanno girato alcune scene dei film sul commissario Montalbano. C'è chi cerca la sua casa (non è qua), c'è chi chiede se il lungomare è quello che si vede ne La voce del violino o se il molo è quello de Il gatto e il cardellino. Interessante, ma molto di più il fatto che sul molo, ogni mattina, arrivi il pesce fresco: si fa la fila tra i banchi di una pescheria mobile per sceglierlo. Ma il vero centro del paese per me è il Consiglio di Sicilia, il ristorante della famiglia Cicero. Antonio, che gestisce anche La Locandina a Ragusa Ibla, è appassionato di Leonardo Sciascia (Il Consiglio d'Egitto). Qui ci sono le sue tre sorelle: Lucia in cucina, Elisa jolly (cucina e sala all'occorrenza), la solare Gabry in sala. Poi c'è Mattia, il figlio di Lucia assaggiatore ufficiale del sufflé al cioccolato. Tutte e tre le sorelle avevano avviato la loro vita altrove, studiando ragioneria, giurisprudenza, lingue. Per fortuna hanno cambiato idea. Brave, belle e buone, nel senso della cucina che propongono. La loro filosofia è anche la mia: il cibo, prima di essere profitto è aggregazione. È bello stare qui, tra le tende bianche, mosse da una leggera brezza notturna, che circondano i tavoli in mezzo alla piazza. Una volta in cucina c'era un cuoco che, come spesso succede, se ne andò all'ora di cena. Allora Gabry suggerì alla sorella di mettersi ai fornelli. I risultati sono qui davanti: insalata di polipo con le olive della nonna, crudo di mare, cous cous di pesce e le straordinarie fettuccine al doppio nero di seppie con ricotta alla maggiorana. Olimpiche, anzi olimpioniche, direbbe Pindaro.