Ragusa - Io sono stato sempre contrario alla costruzione del Porto di Marina di Ragusa. Ma, una volta sconfitto in questa mia battaglia che si potrebbe definire – forse con una certa forzatura – “culturale”, allora sono diventato il più accanito difensore dell’importante opera pubblica (ma è pubblica?).
Lo sono diventato in forza del mio accentuato egoismo: se il pubblico erario è stato alleggerito di qualche milione di euro per consentire la realizzazione di un porto turistico nella costa più anonima e noiosa del mondo, allora adesso ci vuole l’impegno di tutti, anche il mio, per far rientrare quei milioncini, possibilmente moltiplicati, per il tramite dei turisti, che auspicabilmente dovrebbero ormeggiare a Marina solo per potere poi visitare Ibla e Modica, Scicli e magari giocare qualche ora a golf (sappiamo che quello, nonostante tutti i possibili slogan, è e rimane uno sport per ricchi, quelli, per intenderci, che hanno gli yacht ormeggiati a Marina).
Un circolo virtuoso, quindi, che tutti noi ci auguriamo possa sempre più incrementarsi per il bene della collettività iblea, a cominciare dalla società che gestisce il tanto celebrato porto turistico di Marina.
Ma nonostante questa premessa “buonista”, non possiamo fare finta di non vedere interi pontili vuoti, e se nei giorni scorsi il periodo lungo di bonaccia poteva fare illudere che i pontili fossero vuoti perché le barche erano in mare, adesso, con tre giorni di provenza fortissima, non si scappa, i pontili sono in parte vuoti perché non ci sono barche ormeggiate. E stiamo parlando delle barche di oltre otto metri, che di quelle piccoline per fortuna non ne mancano (ma non mancano nemmeno nei piccoli circoli nautici di Marina, Casuzze, Punta Secca e Donnalucata, cosa che non spiegherebbe la necessità di costruire il porto da ottocento posti barca). Se l’opera che ha preso il posto della spiaggia dell’Anfiteatro aveva un senso, era proprio quello di attirare le barche dei grandi viaggiatori, gli yacht di oltre trenta metri che portano la ricchezza vera, anche senza illuderci di essere diventati in un paio d’anni Portofino o Montecarlo. La Società che gestisce il porto riferisce che di questi giorni sono non pochi i VIP che hanno attraccato a Marina, e tutti noi ne siamo contenti. Ma ci chiediamo: se abbiamo costruito un porto per attirare i ricchi, è poi normale che al lungomare Andrea Doria, il salotto buono di Mazzarelli, il Comune rilascia le licenze per il parcheggio dei furgoni che vendono panini e patatine fritte? Per predisposizione personale e per simpatie di classe, io sono dalla parte dei vari “Zio Turi” e “Zio Meno” che propongo anche in piena estate la salsiccia fumigante, però non posso fare finta di non cogliere la contraddizione: in cinquecento metri abbiamo lo yacht della famiglia Benetton ormeggiato al Porto e il furgone che sgocciola olio (sia quello lubrificante del motore sia quello altrettanto lubrificante delle patatine). O forse ai Vip interessa proprio questo, il volto “fashion” e quello “lumpenproletariat” della stessa, splendida e contraddittoria terra di Sicilia, in una sorta di rinnovato Grand Tour fatto a bordo degli yacht e non sulle portantine.