Ragusa - Lo so bene che adesso farò della pubblicità gratuita ad una azienda. Per una volta, secondo me giustificata, il buon Ragusanews darà il suo nulla osta.
Si tratta di una importante azienda sciclitana, l’Oleificio Fidone che, in collaborazione con la cooperativa L’Isola anch’essa sciclitana, ha dato la possibilità a cinquanta ragazzini delle seconde elementari della “Crispi” di Ragusa, di capire cosa è il ciclo dell’olio. Non si dia nulla per scontato. Stiamo parlando di bambini di sette anni, che conoscono perfettamente l’olio, ma quello comprato al supermercato, pronto all’uso, ma non è detto che sappiano anche che quell’olio è il succo proveniente da un frutto che si chiama oliva (anche se le loro maestre hanno insistito per darle il corretto nome botanico di drupa), che a sua volta cresce su alberi che si chiamano ulivi, in alcuni casi, anche dalle nostre parti, tanto grandi e maestosi da fare paura. E tutto quanto ne consegue. E invece all’Oleificio a pochi chilometri da Scicli questi bambini hanno prima ascoltato Nella Fidone spiegare i vari tipi di ulivi (verdesca, moresca, tonda iblea), poi hanno raccolto le olive da un alberello tramortito dal loro entusiasmo, hanno deposto la bellezza di “ben” sette chili di olive nel frantoio e la pasta che ne è venuta fuori è stata pressata fino ad ottenere un liquido scuro, molto diverso da quello imbottigliato che loro mettono sulla loro patapizza anche se per entrambi si parla di olio.
Ma alla fine del ciclo, quando i Fidone hanno consegnato a ciascuno di loro una bottiglietta con un opaco liquido che in fiducia hanno definito olio, bottiglietta personalizzata con i vari Mattia, Debora, Alessia e Nicolò, hanno fatto salti di gioia (superati solo da quelli fatti alla vista dei panini imbottiti con quello stesso olio purissimo, che per loro era ovviamente un po’ “piccante”). La loro gioia era esplosa con grida e balli dall’avere perfettamente percepito che quella bottiglietta – preziosissima, da mostrare orgogliosi alla mamma al ritorno a casa – era il risultato del loro lavoro, dell’impegno messo in una attività che premia i volenterosi, quelli che hanno faticato, che hanno anche aiutato nella raccolta la compagnetta più minuta che non arriva nemmeno ai rametti più bassi, quelli già privi di olive. Magari solo pochi di questi piccoli ragusani ricorderanno che la oliva è una drupa, e che gli ulivi dalle nostre parti si chiamano saraceni perché alcuni di loro c’erano già al tempo degli Arabi, ma quanto non dimenticheranno mai, ne sono certo, è quel sapore forte e bello, intenso e profondo, di un succo d’oliva versato sul pane caldo.