Catania - Il Tribunale del Riesame di Catania (presidente Maria Grazia Vagliasindi, giudici Aurora Russo e Paolo Corda) ha annullato l’ordinanza dello scorso due novembre emessa dal Gip del Tribunale di Modica nei confronti di Giorgio, Giuseppe e Paolo Puccia, rispettivamente di 62, 41 e 36 anni in particolare riguardo alcuni fatti tra i più importanti constati e cioè l’estorsione nei confronti di un dipendente e i reati inerenti la turbativa d’asta, la frode nell’appalto del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti in danno del Comune di Modica.
I magistrati etnei hanno, vieppiù, deciso di annullare il provvedimento afflittivo a carico dei tre congiunti titolari dell’Impresa Ecologica “Giorgio Puccia”, per i quali c’era l’obbligo di firma due volte al giorno presso il Commissariato. Si è, a questo punto, in attesa della decisione del Tribunale della Libertà di Ragusa chiamato a decidere sul sequestro dei cantieri. Nei fatti, lo scorso fine settimana il Gip di Modica, Patricia Di Marco, aveva tolto i sigilli ai cantieri di Portopalo e Canicattini Bagni, nel siracusano, dove l’azienda modicana gestisce l’appalto, e nell’impianto di compostaggio di Contrada Sant’Antonio Piano Ceci.
Nell’eventualità i magistrati ragusani stabiliranno se dissequestrare anche la sede sociale dell’impresa che rappresenta il cantiere del servizio che si svolge a Modica. Per i legali di Puccia, gli avvocati Mario Caruso e Salvatore Poidomani si tratta dell’ennesimo importante risultato di una vicenda che riguarda anche l’accusa di inquinamento ambientale e nella quale sono indagate altre quattro persone oltre a Giorgio Puccia, conosciuto come Salvatore e ai figli Giuseppe e Paolo.
Confermato il sequestro preventivo dell'azienda
Il Tribunale del Riesame di Ragusa ha confermato il provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Gip del tribunale di Modica nei confronti dell’Impresa Ecologica ” Giorgio Puccia”.
Relativamente ai reati ambientali contestati, il tribunale ha ritenuto pienamente confermato il compendio probatorio raccolto dalla Procura della Repubblica di Modica, ritenendo provate le operazioni di smaltimento di rifiuti poste in essere attraverso il loro abbandono ovvero il loro deposito incontrollato sul suolo e mediante la realizzazione di discariche abusive in territorio del comune di Modica.
Il tribunale ha condiviso in pieno le argomentazioni del gip che richiamavano le attività di appostamento ed osservazione, sostenute da riprese audiovisive, effettuate dalla polizia di Stato. Da tali osservazioni emergeva che incaricati della ditta PUCCIA scaricavano sul terreno sito in contrada Piano Ceci un consistente quantitativo di rifiuti in parte proveniente da attività da scerba tura, in parte consistente in rifiuti solidi urbani (pneumatici, bottiglie e sacchetti).
Ancora, dal provvedimento emerge che è stata indebitamente utilizzata dalla ditta PUCCIA una discarica abusiva ubicata nelle adiacenze del cimitero comunale di Modica e che sono stati illecitamente smaltiti reflui prodotti dal lavaggio dei cassonetti mediante il versamento dei liquami all’interno della piattaforma sita in contrada Piano Ceci e non presso il depuratore comunale. Tutto ciò – sostiene il tribunale – costituisce violazione della normativa ambientale, al pari delle illecite operazioni di stoccaggio di farmaci scaduti e di altri rifiuti speciali, occultati all’interno dei locali della predetta ditta, nonché allo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi (in assenza di specifiche autorizzazioni).
Ricorrono – prosegue il tribunale di Ragusa – gli indizi di tutti i reati ambientali contestati a Puccia Giorgio e ricorre altresì il pericolo connesso alla commissione di reati della stessa specie di quelli per i quali si procede, atteso che la libera disponibilità in capo alla persona indagata della struttura aziendale, gestita con estrema disinvoltura nell’applicazione nel rispetto della complessa normativa in ambientale, renderebbe agevole la commissione di ulteriori reati. Dai reati contestati – conclude il tribunale – emergono con chiarezza ed evidenza le modalità di gestione del servizio ad opera della ditta PUCCIA, che appare far fronte alle contingenze (necessità di accantonare farmaci scaduti o di eliminare eternit) senza crearsi alcuna difficoltà operativa derivante dal doveroso rispetto delle norme. A ciò si aggiunga il ricorso all’espediente della realizzazione od incremento delle discariche abusive per la gestione di determinate tipologie di rifiuti, o all’utilizzo della propria struttura aziendale per altre tipologie di rifiuti, sempre in assenza dell’autorizzazione.
Secondo il tribunale, i fatti contestati non costituiscono episodi isolati, ma rendono evidente il concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte analoghe a quelle contestate, con aggravamento e protrazione delle conseguenze dei reati ipotizzati ed agevolazione della commissione di altri. Giorgio Puccia è stato così inoltre condannato al pagamento delle spese del procedimento.