Scicli - La figlia di Rosetta e di Massimo è andata a vivere coi padrini. Lì la quindicenne rimasta orfana di mamma ha trovato rifugio, mentre gli occhi di Scicli sono puntati sul padre, Massimo La Terra, ristretto, in stato di fermo di indiziato di delitto, per il presunto omicidio della moglie.
L’autopsia sul corpo della povera Rosetta sarà eseguita martedì 17, alle 9,30, nell’obitorio dell’ospedale Maggiore di Modica, dal professor Francesco Coco, che già domenica ha operato un primo sommario esame autoptico, per verificare se l’ipotesi di strangolamento sia quella corretta ai fini della ricostruzione delle cause della morte della donna.
I carabinieri e il procuratore di Modica hanno più volte interrogato Massimo La Terra, mettendolo sotto torchio, sperando di chiuderlo in un angolino e ottenerne la confessione, ma senza esito. Massimo nega o tace. Ha scelto i suoi legali. Sono l’avvocato Franco Drago e Raffaele Rossino, entrambi di Scicli.
Gli inquirenti intanto indagano sulla presunta relazione extraconiugale dell’uomo con una donna rumena, la “Nina” cui dichiara il proprio amore su Facebook. Tra gli oggetti passati al setaccio, e più ancora della bacheca del social network in grado di offrire prove, il telefonino dell’uomo, i messaggi inviati e quelli ricevuti. Lì vi sarebbero le tracce dell’insofferenza verso un menage familiare non più tollerato da Massimo, che su Facebook del resto, non mancava di esternare le proprie angosce: “Cerco una nuova casa, a poco prezzo”, “diciotto anni di sofferenza, basta, chiudo la porta!”, sino al “Ti amo” per Nina, cui dà appuntamento a mezzanotte e venti, lo scorso trentun dicembre. In un messaggio pubblico. E i carabinieri avrebbero rintracciato e interrogato Nina.
Quando Rosetta è morta in casa non c’era nessun altro se non il marito. E’ Massimo a dover spiegare perché Rosetta “si è sentita male”, come ha detto l’uomo ai vicini invitandoli a chiamare l’ambulanza. Tra le prime persone a vedere la madre senza vita la figlia dei due, di ritorno, sabato, alle 14,30 da scuola. La ragazza frequenta infatti le superiori a Modica. A differenza di quanto divulgato in un primo momento, non risponde a vero la notizia in base alla quale la donna sarebbe stata spinta lungo la tromba delle scale. L’omicida l’ha strozzata, e basta. Già, ma chi è l’omicida? Sul passato di Massimo pesano quei tre anni di condanna per il tentato omicidio del padre, avvenuto il 1 novembre del 1999, e poi una vita di tormenti, di buio: la disoccupazione, le continue richieste di denaro alla moglie, che lavorava facendo la domestica presso diverse famiglie sciclitane che avevano preso a cuore questo caso di disagio sociale. Un disagio profondo, che ha unito per un ventennio due vite infelici, insicure, fragili, dove l’amore e la violenza possono essere scambiate come un unico, grande equivoco. Il magistrato dovrà decidere se convalidare l’arresto, mentre l’autopsia fornirà ulteriori elementi di prova a carico di chi ha ucciso.
Scicli si interroga oggi su come assicurare alla figlia di questa infelice unione un futuro per quanto possibile sereno, fatto di affetto e di amorevole protezione.