Agrigento - Il gruppo Moncada, noto per i suoi investimenti nell'eolico e ora nel fotovoltaico, ha annunciato altri 23 licenziamenti.
Una vicenda che affonda le sue radici non solo con le lentezze della burocrazia denunciate dallo stesso imprenditore agrigentino e con la crisi economica, ma anche con il processo di delocalizzazione delle sue aziende che, pian piano, stanno trasferendo gran parte della produzione e delle istallazioni in Sudafrica e Mozambico. E in Africa gli accordi prevedono che la manodopera debba essere del luogo e che dall'Europa si possa importare solo operai specializzati o tecnici.
A sollevare il caso è stata la Cgil provinciale che ha parlato di «lavoratori vittime delle lentezze burocratiche e legislative che impediscono agli imprenditori di creare sviluppo e occupazione».
«Le aziende del gruppo Moncada - ha detto il segretario provinciale della Cgil, Massimo Raso - hanno annunciato ulteriori 23 licenziamenti (su un organico di 76 dipendenti) che vanno ad aggiungersi ai 54 del maggio 2012. La motivazione è sempre la stessa: crisi del settore legata alla variazione del sistema delle incentivazioni e alla mancanza del rilascio delle autorizzazioni da anni richieste. Come Cgil riteniamo che un'impresa non possa fondare il suo sviluppo esclusivamente legandolo agli incentivi di Stato. Riteniamo che la mancanza del rilascio delle autorizzazioni, più volte denunciato dal titolare, meriti la individuazione degli assessorati e dell'"insinuato" ruolo di precisi funzionari avverso i quali la Cgil è pronta a compartecipare con una dura e specifica denuncia, chiamando in causa le responsabilità burocratiche e tecniche del sistema regionale, a cui Crocetta sta dando un impulso positivo».
Ma non finisce qui, anzi. «Abbiamo apprezzato le iniziative intraprese da Moncada ed ancor di più gli interventi in favore del territorio attraverso la Fondazione AgireInsieme. Come Cgil, però, stigmatizziamo come le imprese del Gruppo abbiano chiuso le porte all'accesso e al dialogo con i sindacati. Ci appare bruttissimo questo ultimo segnale da parte del Gruppo, perché se persino nei settori innovativi e del futuro della cosidetta "green economy" si continua con i licenziamenti, che si vanno a sommare a quelli della "old economy" dell'edilizia, in questa provincia non c'è speranza. Nel merito non possiamo che esprimere il nostro rammarico per il fatto che in 10 mesi l'impresa Moncada non abbia inteso mai chiamare il sindacato per contribuire al tentativo di invertire la tendenza che ha provocato i precedenti licenziamenti e questi ultimi. Sul sistema delle incentivazioni, noi abbiamo condiviso le critiche, e ci auguriamo che il nuovo governo riveda il tutto e punti con convinzione sulle energie alternative. Ma occorre anche puntare con più decisione su innovazione e mercato interno, a nuove strategie aziendali che non siano solo le delocalizzazioni».
Salvatore Moncada ha confermato la circostanza ma non ha lesinato accuse sia ai sindacati che al sistema delle autorizzazioni che tardano o che non arrivano affatto.
«Quando 3 anni fa lanciavo l'allarme sulla crisi imminente - ha detto l'imprenditore che due anni fa ha anche lasciato in polemica Confindustria - dov'era la Cgil e tutti gli altri che oggi protestano? Ciò che accade oggi è il frutto di quelle cose che avevo intuito tre anni fa. E andrà anche peggio. Io sto cercando di salvare la mia azienda, attraverso le delocalizzazioni grazie alle quali stiamo riuscendo a sopravvivere. Il 90% del personale però non parla inglese e nessuno vuole spostarsi. Continueremo a lavorare, ma purtroppo non con gli agrigentini. Non posso essere io a creare lavoro o a trovare finanziamenti. Il mio gruppo è passato da 260 dipendenti a 70: tre anni fa - fuori dal mio gruppo - erano tutti allegri e tranquilli».
Moncada, re siciliano dell’eolico, delocalizza in Africa. Bye bye Sicilia
23 nuovi licenziati
di La Sicilia
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