Attualità Modica

Gli stucchi di San Giorgio a Modica cadono a pezzi

Urge intervenire

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Modica - Gli stucchi artistici della cupola e delle volte del Duomo di San Giorgio a Modica cadono a pezzi. Letteralmente. Blocchi più o meno grandi si staccano dalle pareti dove erano stati collocati oltre duecentocinquanta anni fa e la forza di gravità provvede a fare il resto.

Non finiscono sul pavimento del tempio, e per fortuna nemmeno sulle teste dei fedeli. Ma solo perché una rete verde, di quelle, per intenderci, utilizzate quali frangivento, ne bloccano la caduta, perpetuando il volo degli stucchi e fissandolo a metà strada: tra la cupola e il pavimento. Dal punto di vista estetico il danno è doppio: le pareti della chiesa spogliate per larghi chiazze danno un senso di tristezza ed abbandono, e quei pezzi trattenuti dalla rete verde a dieci metri dal suolo danno un senso altrettanto triste di abbandono.

Il perché si staccano intere porzioni di stucco artistico è problema di ordine tecnico che bisognerebbe indagare (e magari si è già fatto) con i tecnici specializzati: architetti, muratori, restauratori. L’intervento ovvio e logico sarebbe quello di intervenire a monte, per impedire il distacco dello stucco. “Mancano i fondi” è la spiegazione del mancato intervento di questo tipo. Almeno questa la risposta che mi è stata fornita in loco, dagli stessi responsabili del monumento religioso inserito dall’Unesco nella lista dei beni di proprietà dell’intera umanità. E diamolo per buono che, mancando i soldi, non si può intervenire per impedire agli stucchi di staccarsi. Ma invito tutti, e prima di tutti i politici candidati alla poltrona di sindaco di Modica (l’invito potrebbe essere raccolto anche da chi corre per altre cariche, così, tanto per fare esperienza) a visitare San Giorgio, e ad alzare lo sguardo verso il soffitto, per rendersi conto di quanto sia grave quella rete verde piena di frammenti. È la peggiore immagine che potremmo dare di noi stessi, molto più dell’immondizia abbandonata in città e nelle trazzere, molto più dei ragazzi che fumano a undici anni, molto più della ventenne che ubriaca fradicia di vodka guida come una pazza sulla Ragusa-Marina di Ragusa, molto più dell’impiegato che timbra e va a fare una seconda attività. Molto più di tutto questo messo insieme. Perché il turista, massimamente il nord-europeo o lo statunitense, proprio non riesce a capire come sia possibile un tale scempio, di un popolo che, d’accordo crisi globale e difficoltà di ogni tipo, non riesce a tenere in vita quanto ha di più prezioso solo dopo i propri figli. Quegli stessi figli che però mostriamo di non volere bene davvero, se stiamo impegnandoci a lasciare loro in eredità macerie e rovine, zero possibilità di futuro. Non voglio più sentire un politico che giustifica queste vergogne con la carenza di fondi: perché i fondi – per quanto limitati – vanno spesi bene, e oculatamente. Ovvero nelle attività e nei servizi, nei monumenti e nelle imprese che possano garantire il futuro a noi e soprattutto ai nostri figli.

 

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