Attualità Siracusa

Pachino e Marzamemi, la colata del cemento

L’inchiesta di Mario Barresi su la Sicilia

https://www.ragusanews.com/resizer_NEW/resize.php?url=https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/18-04-2013/1396120200-pachino-e-marzamemi-la-colata-del-cemento.jpg&size=667x500c0 Il cemento in arrivo


Pachino - Questi luoghi millenari in riva al mare più bello di Sicilia celano una maledizione. Raccontano di un tesoro nascosto dentro una grotta, custodito dalle anime di antichi guerrieri. Tutto cominciò dall'amore non corrisposto fra un giovane saraceno, Sidnar, e una principessa cattolica, Zoraide. Che, per conservare la propria verginità, si lasciò morire proprio nell'antro della grotta; alla vista dell'amata esanime il guerriero cadde morto ai suoi piedi. I soldati saraceni si gettarono con furia sul tesoro, riempiendone sacchi interi. Ma infine non riuscirono a trovare l'uscita della grotta e morirono lentamente dentro la trappola dorata. La principessa Zoraide, infatti, in punto di morte aveva fatto un incantesimo: gettò in mare un anello, ingoiato da un pesce. E solo chi, mettendo nell'amo delle erbe segrete, riuscirà mai a farlo abboccare potrà uscire dalla grotta portando via il tesoro.
Il tesoro "maledetto" è quello della grotta di Calafarina, che domina una meravigliosa spianata a degradare sul mare di Pachino, poco distante dalla costa di Marzamemi. Oggi il bottino non sono gioielli e monete d'oro, ma migliaia e migliaia di vani da vendere ai turisti; e i predatori non sono i guerrieri saraceni, ma imprenditori che vogliono costruire residence e villaggi turistici in una zona con vincoli paesaggistici, archeologici e naturalistici; la principessa, ma più viva che mai, è rappresentata da un battagliero fronte composto da ambientalisti, associazioni e consiglieri comunali che si battono per «scongiurare l'ennesimo sacco edilizio di una zona che troppo spesso è stata svenduta per piccoli interessi di bottega». Proprio come dalla fine degli anni 70, quando un abusivismo a macchia di leopardo tempestò le contrade Cavettone e Cugni-Calafarina di decine di villette abusive, poi sanate nel corso degli anni, cancellando gran parte dei resti dell'antichissimo passato.
La storia, adesso, si ripete. Con una doppia enorme colata di cemento in riva al mare. Un resort per 450 posti-letto con anfiteatro, campi di bocce e beach volley, sale conferenza, palestra e parcheggi su un'area di 28.327 metri quadrati, di cui 1.141,60 di superficie edificata; e un complesso turistico-alberghiero a 4 stelle per 858 posti, con monolocali e suite, ristoranti, centro benessere, piscine, campi sportivi e servizi a mare, della superficie complessiva di 194.898 metri quadri. Ma contro i due progetti s'è alzato il muro di Legambiente Pachino. Per il primo, «partito in contrada Cavettone di contrada Cavettone e relativo alle società Marzamemi Resort s. r. l. e Agritur s. r. l., a lavori iniziati (il cantiere partì il 12 maggio del 2012, come si evince dal cartello all'ingresso del cantiere, ndr) abbiamo già inviato un esposto alla Procura della Repubblica», ricorda il presidente Salvatore Maino. «Mentre per la lottizzazione "Ciccazzo", ancora più consistente, che rischia di cancellare quello che resta dell'area archeologica di contrada Cugni-Calafarina, non ci faremo sorprendere nell'eventualità che il Comune di Pachino pensi di concedere il definitivo via, in sfregio ai vincoli ricadenti sull'area, che vanno dal Piano paesaggistico degli ambiti regionali 14 e 17 della Provincia di Siracusa all'istituenda Riserva naturale orientata dei Pantani della Sicilia sud orientale».
Insomma, il guanto della sfida è stato lanciato. E la questione è rimbalzata anche in Consiglio comunale, perché un gruppo di consiglieri ha chiesto al dirigente dell'Ufficio Urbanistica di fare ulteriori verifiche con Sovrintendenza e assessorato regionale al Territorio e ambiente sulla lottizzazione Ciccazzo in base a «subentate esigenze di salvaguardia». Su questo versante c'è anche una controversia giudiziaria con i titolari di una cava di calcare (la "Camporeale-Ecoinerti", autorizzata fino al 20 luglio 2019), con una potenziale pericolosità della "convivenza" ravvicinata fra l'attività turistica e quella estrattiva.
E poi c'è la partita edilizia: «Questo tipo di lottizzazioni - sostiene il presidente di Legambiente - non trovano alcuna ragione economica e oggi risultano fuori dalle logiche di mercato. Peraltro in questi ultimi anni, abbiamo assistito all'escalation di ogni genere di concessione edilizia e varianti al vecchio Piano regolatore generale, mentre stranamente del nuovo, pare non ci sia più traccia». Proprio venerdì sera il Consiglio comunale ha dato il via libera a 96 case-vacanze in contrada Forte, a Marzamemi, proprio accanto a quello che qui chiamano l'"ecomostro", un hotel nato morto. Un'autorizzazione legittima e regolare, come magari potrebbero essere - fino a prova contraria - le due contestate nelle contrade Cavettone e Cugni-Calafarina, e anche quel villaggio turistico in contrada Vulpiglia di cui si vocifera negli uffici comunali. «Da troppo tempo - annota l'ambientalista - il territorio di questo estremo lembo di Sicilia, è alla mercé di chi impunemente fa un uso spregiudicato delle regole e del buon senso, assumendosi responsabilità gravissime, non più tollerabili. Occorre ridisegnare - sostiene Maino - il territorio in chiave naturalistica. Solo la bellezza del paesaggio ci può salvare». Eppure questa bellezza oltre che tutelata, va anche valorizzata. Questi beni archeologici e naturalistici, tutelati sulle mappe, sono nel degrado più assoluto. Compresa la mitica grotta di Calafarina, senza uno straccio d'indicazione turistica e sommersa da erbacce. A distanza di millenni la maledizione della principessa Zoraide si ripete: il suo tesoro è irraggiungibile. E, visto che il depuratore comunale scarica proprio in queste acque, il pesce che inghiottì l'anello - quello da trovare per rompere l'incantesimo - nel frattempo sarà pure morto.


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