Scicli - Un omaggio ad Andrea Camilleri, creatore del commissario Montalbano, un omaggio al territorio, Scicli, dove viene in gran parte girata la serie della fiction televisiva dedicata proprio a Montalbano, ma soprattutto un incontro di sensibilità artistiche diverse che si mescolano insieme per diventare pretesto e contemporaneamente dialogo.
La mostra "Habitat#2 - L'età del dubbio", inaugurata ieri sera presso Clang a Scicli, raggiunge più obiettivi grazie alle opere di due artiste, l'italiana Concetta Modica e la francese Sophie Usunier, realizzate a conclusione della loro residenza artistica. Per 30 giorni esatti Concetta e Sophie hanno convissuto proprio all’interno dello spazio espositivo trasformando una delle sale in una project room, e il proprio tavolo da lavoro in un’installazione finale così come lo spazio dove hanno dormito, arricchito adesso da disegni e video proiezioni multimediali. Si parte dal titolo della mostra, appunto “l’età del dubbio”, che trae origine dal titolo di uno dei libri di Camilleri in cui si parla di Montalbano. Nella città barocca, anche le due artiste sono rimaste folgorate dai luoghi indirettamente celebrati nella fiction tv. Ma in questo caso è l’occasione per aprire un discorso decisamente più ampio sull’età del dubbio che nei fatti è anche l’era del dubbio, un’epoca senza fine, senza certezze o forse con un’unica certezza, appunto quella del dubbio. Le due artiste, utilizzando varie tecniche, dalla pittura alla pietra scolpita, dal disegno alla stampa, hanno voluto evidenziare simboli ed elementi del territorio conosciuti durante questo mese di permanenza in città, fatto di incontri, confronti, visite nelle chiese e tra le vie dei palazzi nobiliari. “Abbiamo pensato mesi fa all’ipotesi di avviare questo progetto – dice Sophie Usunier – quando casualmente parlavo con Concetta delle storie di Montalbano che avevo conosciuto, innamorandomene, dopo che un’amica mi aveva passato i dvd. In Montalbano e nella penna di Camilleri c’è molta Sicilia, più di quanto a prima vista si possa intuire e leggere. Abbiamo dunque pensato ad un titolo che potesse aprirsi a qualcosa di più grande e l’età del dubbio ci è sembrato essere quello più interessante sotto questo aspetto. Dubbi personali, intimi, ma che vanno anche al di là di se stessi, dubbi religiosi, sull’arte, sulla politica. Con un’unica certezza, ovvero che non c’è certezza. E questa idea del dubbio è stata sviluppata all’interno della residenza artistica che è stata molto interessante perché nei fatti è un continuo creare, ispirarsi, mettersi in movimento. Uno scambio critico che è di crescita e che attraverso un continuo feedback con Concetta, è servito a creare le opere adesso in mostra”. Opere che solo da questa convivenza all’interno di uno spazio pensato per l’arte e non per essere abitato, e dunque con tutti i limiti del caso, hanno avuto luce nei modi e nelle modalità presentate nell’esposizione. E’ quanto conferma Concetta Modica, l’altra artista protagonista del progetto “Habitat#2”: “Il dubbio è il tema che abbiamo scelto come pretesto per costruire un dialogo perché siamo convinte che quando si cambia prospettiva e punti di visione, allora nascono nuove idee, scatta l’interrogativo che ti porta magari ad avere più dubbi per poi, alla fine, averne di meno. E le opere che abbiamo realizzato per questa mostra, e che nascono da un mese di residenza artistica, penso che non sarebbero nate se fossimo state in altri posti. I luoghi di Scicli ci hanno molto ispirate, con continui stimoli che arrivavano da questa città, suggestioni che puoi trovare nei quadri delle chiese o nei balconi dei palazzi ma anche semplicemente incontrando la gente per strada. Un habitat che non si ferma alle quattro mura di Clang ma che si fonde con la città all’interno di un contesto unico”. Ieri sera, prima dell’apertura della mostra, si è svolto il secondo talk d’arte ospitato all’interno del giardino della chiesa di San Giovanni, sempre in via Mormino Penna, con l’intervento di don Antonio Sparacino e dell’artista Francesco Lauretta. Il progetto lanciato da Clang ha dunque trovato ottimi riscontri, come spiega Sasha Vinci, direttore artistico: “L’obiettivo che ci siamo dati è quello di portare a Scicli gli artisti, di far vivere questa città, i nostri luoghi, farli interagire con il tessuto urbano, la gente, il territorio per scoprire i simboli dei luoghi, simboli che gli artisti intercettano in poco tempo e che rielaborano all’interno dei loro lavori”. La mostra potrà essere visitata fino all’1 settembre.