Può il suicidio entrare con levità nella canzone pop?
Nel 1960 Cosimo Modugno, comandante dei vigili urbani di San Pietro Vernotico, nel brindisino, decide di togliersi la vita, quando i medici gli diagnosticano un male ritenuto incurabile.
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Il figlio di Cosimo, Domenico, aveva quasi profeticamente affrontato il tema del suicidio cinque anni prima.
Mimmo era rimasto colpito dalla vicenda umana del palermitano Raimondo Lanza di Trabia, morto suicida dalla finestra del secondo piano dell’Hotel di via Ludovisi a Roma.
Lanza aveva lasciato Susanna Agnelli per fidanzarsi con un’attrice, ma pochi mesi dopo il matrimonio decise di farla finita lanciandosi da un balcone a pochi metri dal teatro Sistina.
Modugno sublima la tragedia di quest’uomo raccontandone gli ultimi istanti attraverso il vestito che egli immagina indossasse prima di chiudere la sua vita, fatta di nobiltà, eleganza e apparente felicità.
Il vestito, che ora galleggia sul Tevere, è un frack.
Le nocche delle dita di Domenico annunciano:
“E' giunta mezzanotte
si spengono i rumori
si spegne anche l'insegna
di quell'ultimo caffè”
Nel 1968 il tema del suicidio torna, anche stavolta in maniera sublimata, ma più esplicita. La canzone, scritta da Riccardo Pazzaglia, racconta del tentativo di un uomo di lanciarsi in un fiume, per farla finita. Modugno si rivolge al personaggio, invitandolo ad accorgersi che “perfino il tuo dolore potrà apparire poi meraviglioso”.
L’angelo, “vestito da passante”, salva il protagonista. Un freudiano transfert del cantante, nell’inconscio desiderio di salvare il padre dal gesto estremo.