Scicli - Il bello dei cambiamenti, nella vita individuale come in quella sociale, è che in genere avvengono senza che ce ne accorgiamo, salvo percepirli magari involontariamente: ad esempio da un incontro con un amico che non vedevamo da anni, nelle cui rughe ci specchiamo; dalla rilettura, 25 anni dopo, di un libro, che troviamo diverso (perché siamo noi ad essere differenti); oppure dalla palma di fronte le scuola di San Nicolò, ora alta 10 metri, ma che improvvisamente ricordiamo alta solo un metro quando fu piantata (nel 2002?). In ambito collettivo avvertiamo i mutamenti quando realizziamo che ciò che era improbabile nella nostra città è diventato consueto.
Ma spieghiamoci meglio: fino a circa 20 anni fa era difficile se non impossibile vedere turisti a Scicli: io ebbi la percezione che qualcosa stava iniziando ad avvenire nella nostra città quando, nell’Estate del 1994, vidi un pullman di turisti parcheggiato in piazza Italia, di fronte al Banco di Sicilia (ora Unicredit): fu tale la sorpresa che interpellai l’autista, il quale mi disse che conduceva un gruppo di Giarre (ok, carrapipàni èrunu, ma mi sapete dire QUANDO avevate notato prima dei turisti da noi?). Ora – dopo “Montalbano” (1999) e l’UNESCO (2002) – è usuale vedere a Scicli gruppi e turisti fai da te, in genere armati di guida Touring e in “abbigliamento Chatwin” (Moleskine inclusa), per non dire dei “nuovi sciclitani” che hanno comprato casa nel nostro territorio; noi indigeni ormai ci siamo abituati ai “forestieri”, vero, ma bisogna dire che il tour sciclitano di certi personaggioni fa sempre notizia e indica – soprattutto - che siamo diventati uno dei luoghi siciliani da visitare. Voglio dire che era (ed è) normale andare a passeggiare a Taormina o a Cefalù: ora sta diventando normale venire a fare un giro a Scicli.
Perciò in questi anni ci siamo abituati a incrociare nelle nostre vie e spiagge personalità come Vinicio Capossela, Ilda Boccassini, Franco Battiato, Willem Dafoe, Enrico Deaglio, Maurizio Crosetti, Giorgio Agamben, Aldo Baglio, Roberto Benigni, Luca Zingaretti, etc… e – the last but not the least – Pippo Baudo, il Pippo nazionale, la storia della TV italiana!
Lo incontriamo Domenica 29 davanti la chiesa Madre, accompagnato da due amici nisseni e da Luigi Nifosì e Peppe Savà. Li guidiamo per la città: S. Bartolomeo, palazzo Beneventano. Le persone, in macchina, dopo un primo sbalordimento si fermano, abbassano il finestrino, lo salutano calorosamente: ricordiamo l’aneddoto di Umberto Eco, che a New York (non a Bologna o nella natia Alessandria) si vide venire incontro un volto conosciuto; Eco era sul punto si alzare la mano per salutarlo, ma scoprì che era Anthony Quinn, da Eco non conosciuto direttamente ma solo per averlo visto tante volte al cinema, quindi il semiologo dovette far finta di nulla e lasciar perdere, spiegando comunque che la sua reazione istintiva “era stata normalissima: questi volti popolano la nostra memoria, abbiamo trascorso con loro molte ore davanti a uno schermo, ci sono diventati familiari come quelli dei nostri parenti, e anche di più”: Baudo è nell’immaginario degli italiani da più di mezzo secolo.
Baudo è una miniera di storie aneddoti personaggi, citati sempre a proposito e con grande agilità: ci racconta che il regista Annaud aveva contattato Franco Franchi per “Il nome della rosa” e che l’attore palermitano era felicissimo, ma poi rimase deluso perché non se ne fece nulla; gli rammentiamo che avvenne una storia simile anche a Ciccio Ingrassia, che era stato interpellato da Tornatore per la parte del proiezionista Alfredo in “Nuovo cinema Paradiso”, ma alla fine Tornatore scelse Philippe Noiret; a proposito di questo, Baudo ci rivela che si frequentavano a Parigi e che Noiret era entusiasta di Massimo Troisi, col quale aveva realizzato lo struggente “Postino di Neruda”, che Troisi aveva urgenza di concludere (forse perché presagiva la morte?). Baudo – con Arbore – è stato il più grande talent scout italiano: fra gli artisti da lui scoperti e lanciati ci limitiamo a citare Troisi, Verdone, Grillo, il trio Lopez Marchesini Solenghi, Lorella Cuccarini, Giorgia, Bocelli, etc… Baudo ci parla di Carmelo Rocca, già direttore del Dipartimento dello Spettacolo.
Intanto si sono fatte le 12.30 e siamo arrivati in via Mormina Penna, affollata di sciclitani e turisti che – visto Baudo – si avvicinano, gli danno la mano, gli chiedono la classica foto di gruppo: Baudo è cordiale e disponibile con tutti, felice di essere accolto così calorosamente.
Una signora si stupisce di tanto clamore: “Ma che succede? Chi è?” Ci stupiamo del suo stupore, e lei ci rivela: “Sono spagnola”; comprendiamo: le diciamo che Pippo Baudo is a famous anchorman, anzi: he is The Anchorman!
Continuiamo il giro turistico, fra strette di mano e abbracci: S. Giovanni, il Cristo di Burgos, palazzo Spadaro, il Gruppo di Scicli, Guccione, etc…
Ritorniamo in via Mormina Penna, sono le 13.30: mia moglie mi telefona: “Ma che fine hai fatto?” Rispondo: “Non ci crederai, ma sono con Pippo Baudo”.
Baudo è alto 1.88, gli chiede una foto una ragazza più alta di lui (evento unico!) che, non casualmente, è una cestista di serie A…
Chiedo a Baudo un grande favore: mia madre, Giovanna, ha due miti: Morandi e Baudo: può telefonarle? “Ma certo!” Compongo il numero di casa di mia madre: risponde mia figlia Paola, che capisce tutto: “A certo, ora fai parlare la nonna con Pippo Baudo”. Dico: “Mamma, ti passo un signore”, e Baudo: “Signora Giovanna, come sta?” Mia mamma: “Dottor Baudo! Ma quando la rivediamo in TV?” e via di questo passo.
Si è fatta l’ora di pranzo, che sarà a base di pesce in un noto locale della costa sciclitana e che contribuirà all’apprezzamento di Baudo per la nostra città (come avete potuto leggere su Sciclinews).
P. S.
Nei giorni successivi con Peppe Savà e Luigi Nifosì variamo sulla battuta: “Ma Jovanotti quando viene?” “Prima si deve mettere d’accordo con Fiorello e Fabio Volo…”
P. P. S.
Questo è quanto avviene a Scicli, nel paese reale; ma il partito che si candida a guidare la nazione, invece a Scicli sembra limitarsi a contare tessere…: mah??