Cultura Scicli

Il corvo di pietra. Sellerio edita un racconto di Corto Maltese. Viaggio verso Scicli

In libreria dal 13 febbraio

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Scicli - Le prime esperienze del giovane Corto Maltese. Il corvo di pietra è un’avventura di mare, è la ricerca di un tesoro nascosto, è un viaggio per acqua e per terra. È il romanzo del più stretto collaboratore di Hugo Pratt, Marco Steiner, come lui appassionato di vita e letteratura e capace di perdersi fra atlanti, mappe e piatti fumanti, rivivendo le atmosfere di Stevenson e Conrad.

 

Sarà in libreria, per i tipi di Sellerio, dal 13 febbraio.

 

È avventura, diceva Hugo Pratt, quando si cerca qualcosa, bella e pericolosa, ma che vale la pena di vivere.
Questo romanzo racconta le prime esperienze di un mito d’oggi: Corto Maltese. Si svolge nell’anno del crollo del campanile di Venezia, il 1902, quando il marinaio della Valletta è ancora un ragazzo. Può essere letto, quindi, come il romanzo di formazione di Corto Maltese. Formazione all’avventura, e formazione del suo spirito di «imprevedibile meticcio mediterraneo», quasi cinico, ironico, ma devoto alla legge di lealtà e amicizia.
Tre ragazzi uniti dall’amore per l’avventura e tre strani individui stretti in un patto esoterico di vendetta, si confrontano tra Venezia, Malta e la Sicilia: Scicli.

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La posta è un tesoro legato al superamento di una prova che dannerà chi tenta e non riesce. E il tesoro è nascosto dall’enigma di una piccola statua: il corvo di pietra. Corto e l’amico Bertram dell’isola di Man, ai quali si unirà l’australiano Norman Riley, per spacconeria rubano il corvo, ma c’è una specie di profezia dietro a questo. «Tre uomini, che provengano da tre isole diverse. Poi servirebbe che ciascuno di loro…»: e di impresa in impresa, di colpo in colpo, di incontro in incontro, il volo del corvo si slancia indietro fino a un remoto tradimento inciso nel sangue della storia siciliana che ha iniziato un lungo cammino di vendetta.
Il corvo di pietra tenta un esperimento. Quello di continuare in forma di romanzo un gigantesco personaggio dei fumetti, trasformando in scrittura le mille suggestioni nel tratto di un grande artista disegnatore. L’esoterismo, la varietà dei luoghi e dei costumi, i precisi riferimenti storici, il realismo eccentrico dei personaggi. Ed a questo si aggiunge un desiderio di fuga tipicamente salgariano: l’impossibilità di un personaggio come Corto Maltese di vivere nei tempi attuali e il vuoto esistenziale che causa questa consapevolezza. Perché dall’immaginazione di Salgari, attraverso Corto Maltese (i due grandi della letteratura avventurosa italiana), questo libro in fondo discende.

 

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Marco Steiner (Roma, 1956). Medico, ha conosciuto alla fine degli anni Ottanta Hugo Pratt che gli affidava le ricerche filologiche per dare realtà alle vicende di Corto Maltese. Nel 1996 ha completato il romanzo Corte Sconta detta Arcana lasciato incompiuto da Pratt e nel 2006 ha scritto il romanzo L’ultima pista, ideale prosecuzione di Tango.

 

 

 

Ragusanews, nel 2011 pubblicò uno stralcio, una anticipazione, che conteneva in nuce il racconto oggi diventato libro.

 

 

Ecco un pezzo scritto da Elisa Mandarà:

 

Gli occhi di Pratt diventano gli occhi di Steiner, tramite Corto, in una visitazione del continente Sicilia che respira della sua toponomastica, di una tavolozza cromatica ibridata, nordica e subito mediterranea, di immagini tutte forti e vive, di profumi vibranti credibili, tra le righe di Steiner, che attraversa il sapore delle terre in cui viaggia, quasi quale motivo autonomo corrente l'andamento diegetico.

Pozzallo, Scicli, la Torre Cabrera, fantasticamente contigui all'Irlanda e a Malta, in un itinerario che abbraccia fasci larghi di sensazioni, stilisticamente specchiate nella mescidazione di una liricità tonale col prosastico di contrasto, col magico e il gusto del mistero, facendosi primariamente metafora potente sulle valenze polisemiche del viaggio, cui fa da cassa di risonanza e amplificatore il piano altrettanto simbolico del mare. Una esplorazione del concetto di isola, "a volte troppo stretta per noi", con le scelte lessicali gravitanti intorno al cosmo caleidoscopico siciliano, il racconto di Marco Steiner, che riprende da Pratt il senso primo di ricerca assegnato al bisogno spirituale di movimento.

 

 

«Sono i viaggi che fanno le persone, non sono le persone che fanno i viaggi»: Steiner cita la profondità di Steinbeck, sollecitandoci pure memorie epiche, attinte da una classicità di cui siamo originariamente marchiati e intrisi, spingendoci fino ai viaggi contemporanei coscienziali. E fornendoci trasversalmente una cartografia nella favola maliosa della memoria.

 

 

«Quando i fasci gialli delle torce elettriche cominciarono a fendere la notte e i muri di pioggia, i ragazzi avevano già quasi completato il carico sulla "John and Mary". Erano più di trecento casse di tabacco, brandy e rum della migliore qualità e fucili Lee-Enfield MKI appena usciti dalla fabbrica. L'odore dell'olio lubrificante si mescolava a quello del tabacco e della brughiera scozzese bagnata. Bisognava portare tutto fino all'Isola di Man, da qui sarebbe stato più facile far arrivare la merce in Irlanda.[…]Era una notte terribile e proprio per questo Robart Kee e il suo amico di Tintagel l'avevano scelta, pochi uomini fidati per caricare le casse e i loro due figli, Bertam e Corto.[…]

- Partiamo per Malta e la Sicilia, il Mediterraneo e il sole, ragazzi, prendete le vostre cose, ci andremo con un altro legno. Si parte domattina all'alba. - Disse il comandante Kee […]

 

- Sarà un bel viaggio, Corto, vedrai, la Sicilia è magica e bellissima. Chiese, olivi, fichi d'India e infiniti muretti di pietra. Io ci sto benissimo, anche loro come simbolo hanno scelto il Triskell, esattamente come quello dell'Isola di Man, forse per questo mi sento un po' come a casa mia da quelle parti.

- Cos'è il Triskell, padre? - chiese Bertam.

- Non l'avete mai visto? E' anche nella bandiera di Man, è un simbolo fatto con tre gambe piegate che partono da un centro.[…]Potrei raccontarvi un sacco di storie, ma c'è sicuramente un qualcosa che unisce antichi popoli del mare come i Vichinghi e i Normanni, e poi ci sono tante altre simbologie. Terra, Acqua e Cielo? Passato presente e futuro? Guerrieri, Druidi e Lavoratori?[…]

Il viaggio dall'Isola di Man fino a Malta fu soltanto un passaggio progressivo dalla scala dei grigi a quella dei blu. Un lungo tunnel di pioggia e di onde che si dissolse soltanto quando l'Atlantico riuscì a travasare le sue acque nel Mediterraneo al largo di Tarifa. C'erano le palme laggiù. E il profumo dolce e speziato del Sud. Rocce, bastioni, gabbiani agitati, bandiere con le croci nel vento. Malta. Le quattrocento casse di legno arrivarono il pomeriggio del giorno seguente, erano tutte marchiate a fuoco con un simbolo ovale: "Wedgwood". Quel giorno continuava a tirare un maestrale secco che mesciddava l'odore dei buoi che trainavano i carri, del legno nuovo delle casse con quello della paglia e con il salso del mare.[…]Proprio in quel momento, Santilla chiese udienza al Comandante.

-Comandante Kee, ragioni personali m'impediscono di sbarcare nel porto di Pozzallo, se Lei lo consentisse avrei un uomo per sostituirmi a bordo.[…]

Il Comandante Kee accolse il nuovo venuto con una stretta di mano. Non sembrava un marinaio, era alto ed elegante in un completo nero con camicia bianca slacciata sul collo.

- Chiaromonte, signor Comandante, tutti mi chiamano così. […]Io devo semplicemente consegnare un pacco a dei gentiluomini di Noto, non è lontano dal Caricatore di Pozzallo e loro ci potranno ospitare e poi accompagnare con tutto il carico lungo il tragitto verso Scicli.

- Vedo che conosci molto bene il nostro percorso, ma di solito abbiamo già degli uomini che ci aiutano ad organizzare il trasporto delle ceramiche.

- Se Lei mi permette, comandante, questa volta potrei offrirmi io di trovare gli uomini necessari, conosco molte persone nella provincia Iblea.[…]

 

 

La traversata da Malta a Pozzallo fu guidata da uno scirocco leggero che riuscì comunque a distendere tutte le vele del Dedalo. Una nuvola candida nel blu. Quando cominciò a delinearsi la linea chiara delle spiagge di Pozzallo, la sagoma squadrata ed elegante della Torre Cabrera indicò la direzione del porto. Il molo era ingombro di barche che caricavano e scaricavano merci di tutti i tipi in una confusione di cassette di frutta, anfore di coccio colme d'olio o di vino, sacchi di cereali, mucchi di cipolle bianche, gerle di frutta secca, carretti stracolmi, portatori sudati, cani in cerca di cibo, somari tormentati dalle mosche, ma immobili ad aspettate lo schiocco di frusta.[…] La masseria era appollaiata in cima ad una collina, incastonata fra due grandi speroni di roccia, sembravano le ali di un arcigno avvoltoio intento a scrutare la valle. La casa sovrastava una vasta distesa di prati coltivati, campi di grano, filari di vigne ordinate, una foresta di olivi contorti, carrubi, mandorli, in fondo c'era il mare blu di Rosolini, Capo Passero era un dito proteso a indicare l'Africa.[…]Quando la campana iniziò a battere i sette rintocchi, i carretti con le ceramiche erano pronti a partire, Chiaromonte e il comandante Kee sedevano sulla prima carrozza trainata dalle giumente, i cavalieri di scorta non c'erano più e neanche il corvo di pietra. I tre ragazzi chiudevano il corteo. Ridevano come al solito, ma continuavano a guardarsi intorno. La masseria fra gli speroni di roccia era tranquilla, stavano servendo il caffé, i biscotti con le mandorle, il biancomangiare, la ricotta fresca, il pane tostato.

 

La piazza Fontana era stracolma di gente, donne, vecchi, bambini, migliaia di uomini vestiti di nero, le camicie candide, le scarpe impolverate. Le grandi maschere dei Santoni convergevano con la folla verso la Chiesa di S. Bartolomeo, i ricchi si affacciavano dai balconi dei Palazzi dei signori, Penna, Fava, Mormina. Le campane delle Chiese lanciavano in cielo collane di rintocchi, le ceramiche Wedgwood erano arrivate a destinazione. Lo scirocco scompigliava i capelli e i pensieri. La testa di Moro del Palazzo Beneventano faceva le boccacce e se la rideva dei Santoni, dei signori, dei fedeli che sudavano nel caldo d'agosto e, riparato nell'ombra di San Matteo, contemplava soddisfatto tutti i contrasti di quella grande Sicilia. La cultura, il genio, l'adattabilità, le pazzie, i desideri, le invidie, l'onore, l'orgoglio e la capacità di sottomettersi e dominare, la forza di andare avanti nonostante tutto, grazie a un qualcosa che, da secoli, s'infilava fra le pietre e fra i tronchi nodosi degli ulivi, un'antica, solida e indistruttibile bellezza, un ventre materno amorevole, accondiscendente e rigenerante. A Pozzallo, il Dedalo aveva iniziato a distendere le vele che si aprirono come candide farfalle sul mare, Frank Lentini era partito per tornare al suo circo in America.

 

I Templari avrebbero dovuto aspettare altri anni perchè il Corvo di Pietra era volato via con due ragazzi che conoscevano i codici della libertà, ma che, soprattutto, avevano voglia di continuare a viaggiare per cercare altri luoghi per nuove avventure».

 

Marco Steiner, "Il corvo di pietra", Scicli, 25 agosto 2011

 

 

 

 

 


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