Scicli - Se mai un lettore, uno vero, potesse esprimere un desiderio, uno solo, chiederebbe di vivere dentro i libri della sua vita. Tirarli fuori dalla libreria e tuffarcisi dentro, conoscerne i protagonisti, essere per miracolo o per dono uno di loro. Conoscere «l'odore del loro paese, incontrarne le pietre le strade e gli usci», come cantava Guccini nella più ispirata delle sue poesie d'amore, perché amore è la relazione personale tra un lettore e il "suo" libro: l'unico amore che necessiti condivisione senza che questa scada mai nel tradimento.
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Amore lega Marco Steiner, al secolo Gianluigi Gasparini, cosmopolita newyorkese di nascita friulana, al mare salato del suo mito di carta e alle sue avventure solcate su fiumi di china. Ed è stato amore a guidare la sua vela verso un porto di pietra sospeso nel tempo, quel borgo incantevole e incantato dove l'erede di Hugo Pratt dice di sentirsi in pace, a casa, viziato dai nuovi concittadini e deliziato dal semplice esistere del mondo intorno: rapito tanto da volerne omaggiare l'unicità donandogli un'immortalità d'inchiostro, inventando Scicli, con i nomi delle sue famiglie e delle sue contrade, con le sue grandi spiagge e i suoi rumori sordi, con la sua lingua meticcia e i suoi sapori puri, come tappa primigenia del viaggio infinito di Corto Maltese.
Un Corto non ancora adolescente, non più bambino, è quello che vive Scicli sulle pagine de "Il Corvo di Pietra", il romanzo edito da Sellerio che la città ha accolto in una festa al Caffè Letterario Vitaliano Brancati la scorsa domenica: un incontro familiare tra "lo straniero" e gli sciclitani guidato dai giornalisti Peppe Savà, Elisa Mandarà e Giuseppe Pitrolo, che con naturalezza e competenza hanno saputo dipanare il filo del discorso tra critica memoria e colore, mescolando lettere a visioni, in sintonia con lo stile immaginifico della letteratura ibrida di cui Corto Maltese più che esempio è paradigma. Un racconto di vita intorno a un racconto di carta quello donato ai lettori da un autore curioso e grato: «la felicità che si può respirare qui - riconosce Steiner- è qualcosa di enorme, impagabile. Come quei personaggi che solo qui si possono incontrare». Persone come "la zia Stella Savà", generosa vecchina di quartiere che per Steiner è «il sindaco di San Matteo» e che con un altro sciclitano d'elezione, il filosofo Giorgio Agamben, costruisce insieme a Steiner il triangolo delle personalità cittadine. O come lo chef ibleo Ciccio Sultano, definito dallo scrittore «un vero filosofo»; o ancora il regista ragusano Vincenzo Cascone e il pittore vittoriese Gianni Robustelli, amici e collaboratori con i quali Steiner sta realizzando un booktrailer della sua opera e un progetto in embrione la cui protagonista è l'Irene di Boston, barca a vela in disarmo ormeggiata al porto di Pozzallo. «Mi piace espandere la scrittura, -spiega l'autore - lasciare nel libro delle finestre di lettura che permettano ai lettori sensibili di andare oltre le righe e trovare la propria "trovatura", come quelle delle grotte alla scoperta delle quali mi guidano gli amici siciliani».
«Qui c'è tutto -continua Steiner- non è una terra, ma un teatro aperto». E, rivela il collega Savà, davanti a un caffè proprio domenica Steiner ha deciso di prendere la residenza a Scicli.
Forse il nomade Corto non cercava casa, ma casa nostra lo ha trovato.