Cultura Scicli

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

La ricerca di Esplorambiente

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Scicli - Il 16 Febbraio il volume di atti del convegno dell'Ass. Esplorambiente su “Il grano [e le macine, N. d. R.] nella terra iblea” è stato presentato da Giuseppe Pitrolo, di cui qui riportiamo parte della relazione

 

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”

Vangelo di Giovanni 

 

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“Beati coloro che nutrono gli affamati di giustizia con la distribuzione del pane”

Clemente di Alessandria

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Lavoro tutto il giorno/ e tutto il giorno penso a te/e quando il pane sforno/ lo tengo caldo per te”

Jovanotti

 

              Bisogna fare i complimenti ad Esplorambiente, che si inserisce a pieno titolo nel recupero della nostra identità iblea iniziato circa 4 decenni fa: nel 1971 infatti il geniale etnologo Antonino Uccello (1922-1979) fondava la Casa-museo di Palazzolo Acreide – viva e autentica - cui seguiranno in Sicilia sud-orientale altri bei musei di tradizioni popolari; e nel 1972 Giuseppe Leone illustrava il pioneristico “La civiltà del legno”, sempre di Uccello, con il quale si recuperavano lavori, valori e saperi [e di Leone ci limitiamo a citare qui "La Pietra vissuta", con testi di Assunto e Giorgianni (Sellerio, 1978); "La Contea di Modica", con testo di Sciascia (Electa, 1983); "L'Isola Nuda", con testo di  Bufalino (Bompiani, 1988); "Il Barocco in Sicilia" e "Sicilia Teatro del Mondo", con testi di Consolo (Bompiani, 1991)…;]; negli anni Settanta-Ottanta le marine di Punta Corvo e le “linee del mare e della terra” iblea di Guccione raggiungevano la notorietà nazionale, insieme ai testi di Bufalino, europeo e ragusano; nel 1982 Giorgio Flaccavento pubblicava "Uomini, campagne e chiese nelle Due Raguse", testo che univa economia, sociologia, urbanistica e architettura; di quegli anni sono pure i primi studi della ricca produzione di Giovanni Di Stefano come le prime pubblicazioni di Paolo Nifosì, che ha dato nome a tanti “mastri e maestri” fino ad allora sconosciuti, facendoli poi scoprire al vasto pubblico grazie alle “Passeggiate barocche” (1994-). E citiamo qui “L’oro di Busacca” di Giuseppe Barone; le pubblicazioni di Elio, Pietro e Paolo Militello; gli scritti di Severino Santiapichi, Attilio Trovato, Ignazio La China e Antonio Sparacino; il riconoscimento UNESCO (1997-2002); la rinascita della Cattedrale di Noto (1996-2007)]; la fiction “Montalbano” (1998-); il FAI; certi “Medaglioni” di mia conoscenza; L’Isola, il Museo del Costume, il Museo della cucina; i tanti libri fotografici (di Gianni Mania, Luigi Nifosì, etc...); la valorizzazione delle 3 feste di Primavera; “L'inno al Gioia” di Capossela; il Museo della Pietra di Tano Mormina, etc...

Esplorambiente, attiva dal 2002, si inserisce, per l'appunto, nella citata riscoperta della nostra identità: basti pensare solo ai 3 testi precedenti: sulle carcare; su Ronna Fridda; sulla cava di S. Maria la Nova: libri  che sono viaggi nel passato, nel presente e nel territorio.

            Fra i meriti di Esplorambiente ci piace evidenziare l'intelligenza dell'aver individuato un settore specifico, finora inesplorato (è il caso di dirlo...), e di averlo scandagliato con professionalità e completezza, con una pluridisciplinarità in cui competenze diverse si completano reciprocamente (con le metodologie degli archeologi quelle degli storici delle “Annales”, tese a studiare la storia materiale, la storia della vita quotidiana, la micro-storia); ci piace sottolinearne la metodicità e sistematicità ; l'apertura “oltre le curve della Balata”, ben sapendo che Scicli interagisce col Sud-Est, frontiera fra la Sicilia e il Mediterraneo (le macine di contrada San Biagio venivano portate anche a Malta e in Libia); ci piace rimarcare l'estrema positività della pubblicazione degli atti dei convegni, che resteranno, ed il loro ricco e funzionale apparato fotografico ed iconografico).

            Questo convegno  è il positivo esempio che bisogna studiare il passato per capire il presente e progettare il futuro: le relazioni, infatti, passano dai Greci e ai Romani all'enfiteusi, che accrebbe enormemente la produzione iblea di grano (facendo passare il nostro territorio allo sviluppo), per delineare infine un futuro basato sul turismo sostenibile. E in questi tempi di crisi della nostra agricoltura si potrebbe studiare anche la storia dell'orticoltura, che con la ferrovia alla fine dell'Ottocento si aprì alle esportazioni per poi – dagli anni Sessanta del Novecento – creare il boom delle serre: dall'energia e fantasia dei nostri antenati dobbiamo trovare la capacità e la creatività per ripartire. 

            La dieta mediterranea era basata sui cereali: non a caso preghiamo recitando “dacci oggi il nostro pane quotidiano” e un famoso miracolo parla di “pani e pesci”... Per me pane vuol dire mia mamma che ci ammonisce dicendo “io a 7 anni scaniàva u pani, e voi che fate?”; vuol dire i miei suoceri che fino a qualche anno fa ogni Sabato andavano in campagna per fare il pane (e le scacce, e i biscotti, etc...);  vuol dire mia moglie che ogni giorno compra il pane, scegliendolo accuratamente (e per noi quando lei si convince è “la donna del pane che ha detto SI”): la società del pane è la civiltà dell'attesa, delle competenze, del lavoro, della fatica e si contrappone alla società fru-fru – superficiale, narcisista ed esteriore - di questi anni nella quale nel film “Il diavolo veste Prada” una modella si stupisce vedendo un'amica mangiare un panino, per cui – incredula – la rimprovera: “Tu mangi carboidrati!?”  

Tutt’altra serietà invece troviamo in ogni relazione degli atti del convegno “Il grano nella terra iblea e le macine per i mulini ad acqua costruite con la roccia calcarenitica di c.da S. Biagio”, di cui diamo qui solo dei rapidissimi cenni.

Tano Mormina, figlio di “pirratore e scalpellino” e che ci ha fatto (ri)scoprire il caturro, parla proprio delle macine realizzate dal padre con la pietra di “San Brasi”.

Il Dott. Giovanni Di Stefano ricostruisce la storia del grano e dell’orzo nella Sicilia sud-orientale, dalla preistoria all’età classica, soffermandosi anche sulle varietà di grano, la triturazione… Alla foce dell’Irminio esistevano empori per la commercializzazione, segno del surplus nella produzione dei cereali. Drammatica la storia dei camarinesi, che nel 405 a. C. incendiano i propri granai per non farli trovare ai cartaginesi! Ricca la bibliografia.

L’Arch. Marcello Vindigni (dell’Ass. Caspita) analizza la produzione di grano nella Contea di Modica dal 14° sec.: con l’enfiteusi la produttività del territorio crebbe notevolmente, facendo così nascere e sviluppare il caricatore di Pozzallo: il grano divenne il petrolio della Contea.

Il Signor Francesco Di Stefano, che ha riattivato il Mulino Soprano, macinando coltivazioni autoctone, descrive come funziona un mulino ad acqua, le tecniche di molitura, la ruota vitruviana con descrizioni degne dell’Encyclopedie.

Il Dott. Rosario Zaccaria descrive scientificamente le caratteristiche delle rocce di c.da S. Biagio e le fasi della panificazione, recuperando i ricordi e le lezioni del padre (recentemente scomparso).

Il Sig. Sebastiano (Nello) Blangiforti, della stazione sperimentale di granicoltura di Borgo S. Pietro (istituita nel 1927) espone la produzione agricola autoctona (Russello, Sen. Cappello,…) soffermandosi sulla bio-diversità (col reperimento del germoplasma) e sulle prospettive dell’agricoltura sostenibile…

Il Sig. Salvo Arena, collaboratore del sig. Di Stefano e nipote di una mugnaia, dimostra una profonda conoscenza del territorio soffermandosi sulle usanze sul pane ma anche sull’ape nera sicula (cantata da Virgilio) e delineando le possibilità di un turismo sostenibile negli Iblei.

Da segnalare pure le fondamentali e splendide foto del Sig. Vincenzo Giampaolo, da Comiso a Palazzolo, da Cava d’Ispica al Museo della Pietra…

Chiudiamo ricordando che dalle ricerche degli studiosi degli anni Settanta-Novanta  sono nate leggi (quella per Ibla) e riconoscimenti (L’UNESCO) che stanno cambiando l’economia del nostro territorio: l’auspicio è che – in quest’epoca in cui padri di famiglia cinquantenni perdono il lavoro – si rinsaldi quel positivo legame fra cultura e politica che individui nuove opportunità per la nostra economia (partendo dai vincoli che evitino che a Petrapalio si realizzi la megadiscarica comprensoriale).     

 

 Foto di Carlo Giunta. Tutti i diritti riservati. 


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