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Se la Crimea è russa, Malta è siciliana

E la Corsica è italiana

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Ragusa -  Premessa fondamentale: quanto segue è frutto della più sfrenata e incontrollabile fantasia dell’autore. I tragici fatti legati alla contesa Russo-Ucraina riguardo la penisola della Crimea sono soltanto lo spunto per l’articolo, e non certo oggetto di umorismo e spiritosaggine. Anzi.

Molti osservatori anche di livello internazionale hanno fatto notare che la Crimea, penisola storicamente nota, è una terra da sempre appartenente alla “Grande Russia”. Tra questi osservatori non pochi gli italiani (in fatto di storiografia e di diplomazia il nostro Paese mantiene ancora un briciolo di credibilità internazionale, nonostante le picconate date all’intero sistema da una classe politica che negli ultimi venti anni s’è mostrata evidentemente non all’altezza). Io mi dichiaro subito d’accordo: la Crimea è russa, e non ucraina. Ovviamente sono altrettanto d’accordo con chi ritiene che i Russi abbiamo operato in maniera non corretta (per usare un eufemismo).

Data la premessa, ecco la mia ipotesi. Se i Russi, fedelissimi al celebre concetto della “Grande Madre Russia” e ancora di più alla loro antica convinzione sulla esistenza non di una ma di più “Russie” hanno deciso, per il tramite di un referendum diciamo così “spontaneo” di far rientrare la Crimea tra i confini della loro federazione, allora è possibile proporre una teoria che ci vede (noi italiani) perfettamente coinvolti.

Infatti, se la Crimea è russa (e lo è), allora anche la Corsica è italiana. Ma questo non porterebbe certo ad un referendum per verificare la volontà dei corsi di passare dalla Francia all’Italia (anche perché l’eventuale referendum lo vincerebbero quelli che vogliono rimanere francesi, e chiamali fessi) e meno che mai ad una guerra tra l’Italia e la Francia. E poi ci sarebbe anche la bella e storica penisola dell’Istria, che è certamente italiana quanto e più della Corsica. In questo caso un referendum per scegliere tra Italia e Slovenia sarebbe più che altro inutile, posto che gli sloveni che vivono in Istria sono spesso in Italia tanto quanto i friulani sono spesso in Istria impegnati in commerci e scambi di ogni genere. Anche in questo caso l’annessione militare parrebbe ipotesi azzardata.

E infine c’è il caso più affascinante, tra l’altro a noi più vicino, geograficamente e storicamente: Malta ed il suo arcipelago. I maltesi sono italiani, anzi siciliani. I loro cognomi, la loro lingua, la toponomastica e tutta la storia degli ultimi mille e cinquecento anni (fatta eccezione per gli ultimi cento) dimostrano incontrovertibilmente che Malta è siciliana. Allora facciamo subito qualcosa. L’annessione della Repubblica con la croce ottagona significherebbe molto, per esempio per l’economia, considerato che se i manager maltesi che si occupano di turismo potessero lavorare su l’intera Sicilia la condizione dell’industria turistica siciliana, oggi asfittica, decollerebbe in un fiat. Aggiungo che l’annessione permetterebbe ai siciliani di imparare bene l’inglese e ai maltesi di rispolverare l’italiano (loro lingua ufficiale fino alla fine dell’800). E infine, l’aver reso Malta nuovamente siciliana renderebbe le motovedette che pattugliano il canale di Sicilia non più cerberi controllori delle acque nazionali in funzione soprattutto anti-immigrati (come sono attualmente i militari maltesi), ma piuttosto navi sempre pronte ad accogliere e salvare i disgraziati (nonostante le leggi delle quali dovremmo vergognarci) che guardano al braccio di mare lungo 65 miglia come la vera e propria e unica salvezza da guerre e fame. Tra le altre tante cose in comune, e ipoteticamente utilizzabile come miglior mezzo per avviare il progetto dell’annessione (ma meglio sarebbe dire della riunificazione), è comodo ricordare che già oggi il Rotary International vede il “Distretto 2110 – Sicilia e Malta”. Viva la riunificazione, via l’unità siciliana!

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