Ragusa - Sull’Espresso in edicola dal 17 luglio scorso, l’appuntamento quindicinale con “La Bustina di Minerva”, la rubrica di Umberto Eco in ultima pagina del settimanale, ha per titolo “Classici del nostro tempo”. Leggo l’articolo (e credo che negli ultimi 29 anni ne avrò perse meno di dieci) con la consueta curiosità. E non vengo deluso.
Dopo un riferimento all’importanza del Liceo Classico (da cui il titolo), il maggiore intellettuale italiano riferisce di avere letto “un elenco commentato di illustri fascisti, razzisti e antisemiti, cui sono state dedicate strade in alcuni paese”. Eco passa all’elenco, che a noi non interessa, perché abbiamo fretta di arrivare al rigo in cui Eco scrive testualmente: “Però il fatto che più colpisce è che a Castellamare del Golfo (Trapani) è stata intitolata una via a Telesio Interlandi (tra l’altro, neppure nato da quelle parti). Telesio Interlandi non era uno scienziato altrimenti rispettabile come Pende o un giurista rispettato anche nell’Italia post-bellica come Azzariti, ma uno sporco mascalzone che ha dedicato la vita intera a seminare odio razzista e antisemita con la rivista “La difesa della razza”. Chi sfoglia le annate di questa ripugnante rivista … si rende conto che solo un personaggio in completa e servile malafede poteva pubblicare le menzogne e le assurdità tipiche di quella pubblicazione.” E poi continua il professore Eco, con riferimento sempre al periodo fascista e all’antisemitismo: “d’altra parte si sta discutendo a Roma se intitolare una via a Giorgio Almirante, che della “Difesa della Razza” è stato segretario di redazione, con la motivazione (indiscutibile) che poi ha accettato il gioco democratico (e vorrei ben vedere) d è andato a onorare la bara di Berlinguer. Ma Berlinguer non aveva mai scritto libelli per incoraggiare lo sterminio dei kulaki”.
Ora, dopo aver letto la Bustina di Minerva di Umberto Eco, come posso io, giornalista ragusano, mediamente informato sui fatti della mia terra, fare finta che Telesio Interlandi (quello che per Eco era “uno sporco mascalzone”) sia nato a Chiaramonte Gulfi (città nella quale nel giugno 1998 gli è stato dedicato un convegno dal titolo “Interlandi, il giornalista, lo scrittore”)?
E soprattutto, come potrò io, cittadino ragusano, fare finta di non sapere che nella mia città, capoluogo di Provincia, 74mila abitanti, di antichissima civiltà legata alla terra ed al lavoro, una ormai passata amministrazione comunale ha già dedicato – mi pare nel 2011 - una strada cittadina a Giorgio Almirante con la dicitura “statista”? E’ il caso oppure no di segnalarlo al professore Eco, rischiando magari che in una successiva “Bustina” il celebre scrittore possa tornare sull’argomento citando la mia città e fornendo ad essa una non richiesta pubblicità?
Umberto Eco e la via Almirante a Ragusa
La celebrazione del Fascismo durante la Repubblica
di Saro Distefano
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