Ragusa - Ho letto sul nostro RagusaNews, il 27 maggio scorso, un articolo dal titolo “Il labirinto di Donnafugata tanto caro a Garrone”.
Ho molto apprezzato il testo in uno alla foto che raffigura il citato labirinto dall’alto e con in primissimo piano la muratura che lo compone.
Non mi dilungo sull’articolo se non per dire che si tratta di opera preziosa con un solo, piccolissimo neo, un errore che può capitare e che può essere intercettato solo da chi, come il sottoscritto, ha una ormai (malgreé moi) lunga esperienza di studi sul Castello di Donnafugata e soprattutto sul suo annesso parco/giardino. L’errore, assolutamente veniale, è proprio in una frase del testo: “Esempio di labirinto in pietra, realizzato seguendo la tecnica tipica del territorio ragusano del muretto a secco”.
Non è così, e a dimostrarlo basterebbe osservare bene la foto annessa all’articolo. Il labirinto di Ronnafuata è formato da pareti in muratura con pietra locale e malta, non a secco, non un opusincertum com’è, effettivamente, nella nostra antichissima tradizione edilizia.
Ma come si vede si tratta di una puntualizzazione di chi, ormai molto anziano, deve per forza trovare il classico pelo nell’uovo. In questo caso l’uovo è uno, uno dei tanti, angoli particolari e molto originali del parco che nella versione attuale venne realizzato nella seconda metà dell’Ottocento da Corrado Arezzo de Spuches, Barone di Donafugata, proprietario del maniero.
Con il labirinto, anche la Coffè House, la cappella con il finto monaco, i due cenotafi, il giardino all’italiana, l’agrumeto e le serre, la finta collina e il tempietto dorico.
Eppure, secondo me, nel parco/giardino dell’antica massaria a dodici chilometri da Ragusa il “pezzo forte” è un altro, mai considerato dalle guide ufficiali (alcune di loro raccontano ai turisti che il toponimo arriva direttamente dalla vicenda di una donna fuggita, e per sopramercato, le guide più brave – da duecento euro al giorno di marchetta – aggiungono che la donna scappata fosse la Regina Bianca di Navarra…..). si tratta della enorme, ciclopica e antica cisterna capace di migliaia e migliaia di litri d’acqua piovana raccolta durante il periodo invernale per poi essere utilizzata nella lunga e siccitosa estate africana.
In verità il pezzo forte del Castello e del suo Giardino sono il Castello e il suo giardino, come ha perfettamente colpo il mio amico Pippo Pitrolo con l’articolo anch’esso pubblicato sul nostro RagusaNews, e pertanto eccovi il secondo link: http://www.ragusanews.com/2015/06/01/cultura/il-racconto-dei-racconti-e-il-labirinto-di-ossessioni-di-matteo-garrone/54008
di Saro Distefano
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