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La mia granita, e il venditore di materassi, a Scicli

Una giornalista inglese in visita



Scicli - “L’anziana signora si sporse dal balcone del terrazzo al terzo piano e calò una cesta di vimini. Sembrava Raperonzolo che si scioglie i capelli. Ma al posto del principe c’era un pescivendolo del luogo che mise il pescato del giorno nella cesta che lei risollevò avidamente.
Era settembre inoltrato e Scicli, situata nella Sicilia sudorientale, pullulava di vita. Dovetti fermarmi a riprendere fiato e asciugarmi la fronte durante il cammino verso San Matteo, una chiesa drammaticamente arroccata sulle scogliere calcaree che schiacciano questa città barocca patrimonio dell’Unesco come in un panino. Fu in quel momento che il furgone del pescivendolo catturò la mia attenzione. Avanzava strillando in mezzo al caotico trambusto dell’ora di punta tra Fiat starnazzanti e abili scooter.
“I negozianti del posto vendono verdura, frutta, pesce e formaggio per le vie. Annunciano i prodotti e il loro prezzo attraverso una sorta di cantilena in dialetto”, mi ha spiegato Cristina, che ricorda alcuni di questi venditori recarsi nei pressi della casa della nonna quand’era piccola.
Nel frattempo, lassù a San Matteo tutto era tranquillo. La chiesa venne abbandonata nel 1874 e sostituita dalle chiese giù nella valle. Sebbene sia inquietante con quelle vetrate da cui si intravedono i vestiboli vuoti, gode della più bella vista di Scicli. A est, ritagliato sul fianco della collina un groviglio di facciate color miele dominate dalla Chiesa di Santa Maria la Nova; a sud, il nebbioso e smeraldo Mediterraneo disegna la linea dell’orizzonte. Intessuto nel fondovalle, il centro di Scicli sembra il set di un film. La città venne ricostruita dopo il devastante terremoto del 1963 e contiene squisiti esempi di architettura barocca, molti dei quali sono stati restaurati di recente, così com’è accaduto nelle vicine città di Ragusa e Modica.
Per dare un’occhiata più da vicino discesi in mezzo a un gran numero di alberi di fico e di fichi d’India, raggiungendo infine i gradini lastricati del centro. Incrociai un gruppo di uomini ammassati su una panchina che ascoltavano la radio, una porta d’ingresso aperta che rivelava un ceramista a lavoro con un cane appisolato ai suoi piedi e una stradina stretta usata come campo da calcio da un gruppo di bambini.
Lungo la grandiosa strada principale, Via Mormino Penna, un negozio di specialità gastronomiche attirò la mia attenzione. Il proprietario era in piedi sul ciglio della porta e sorrideva: “Posso aiutarla? Questi sono i migliori prodotti del paese”, disse con orgoglio. All’interno c’erano mensole stipate di pesto artigianale, vini siciliani e cioccolato di Modica (cioccolato caratteristico contenente solo cacao, zucchero e aromi naturali).
Mi presentò un vasetto di pesto. “Questo è Spalmì con pomodoro, cipolla, olio d’oliva e basilico. C’è solo a Scicli. E questa…”, continuò reggendo un piatto con assaggi di color marrone scuro, “è carruba siciliana. È l’aroma del mio paese. La provi!” Questi baccelli, che sembrano banane essiccate, cadono dagli alberi di Sicilia a settembre e sono fonte di cibo sin da tempi antichi. “La carruba fornisce energia”, suggerì il proprietario del negozio. Ne morsi una: sapeva di caramello amaro. “Te la regalo”, disse porgendomi una borsa.
Cristina mi ha detto che gli sciclitani – come vengono chiamati gli abitanti – sono persone accoglienti: “Siamo molto orgogliosi di Scicli e cerchiamo di mostrare il meglio ai turisti, ma siamo consapevoli del fatto che ci sono dei problemi e che c’è molto da migliorare.”
Là fuori, la giornata si stava scaldando. Passeggiavo in mezzo a sensuali chiese barocche e palazzi esuberanti, come il Municipio (n.d.t.: errore del testo originale, forse si confonde il Municipio con Palazzo Fava) in Piazza Italia, la piazza principale. Mentre questo è stato ristrutturato con cura, molti altri capolavori sono adesso tristemente in rovina. Tra questi, Palazzo Beneventano con i suoi intricati balconi in ferro battuto mi incantò: è una pioggia di volti comicamente grotteschi e bestie ghignanti.
Prima che la vita si spegnesse per il riposo di mezzogiorno, mi fermai in un bar per osservare la gente e concedermi una granita. Nel momento in cui il ghiaccio schiacciato e la polpa di frutta (la granita con brioche è la colazione tipica siciliana) mi si sciolsero sulla lingua, passò un furgoncino con un altoparlante che vendeva materassi. Ora avevo visto tutto. Mi chiedevo come la signora con la cesta sarebbe riuscita a issarne uno fino al suo appartamento.

http://www.inntravel.co.uk/slow/living/explore/October-2015/People-watching-Scicli

Traduzione di Cristina Arrabito


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