Cultura Modica

I 24 anni di Franco Ruta a capo di Bonajuto

La storia



Modica - E’ una storia iniziata nel 1992 quella di Franco Ruta e della Dolceria Bonajuto. 24 lunghi anni che sono serviti non solo per ereditare e rilanciare un’azienda ma anche per creare un marchio, un’immagine della città di Modica che prima non esisteva.

Saranno stati gli anni trascorsi nel mondo dell’editoria o semplicemente l’intuito di un imprenditore, sta di fatto che senza quell’intuizione legata alla tradizione e al territorio, Modica oggi forse non sarebbe conosciuta come la città del cioccolato. Forse solo come la città del barocco o la città di Quasimodo. Al massimo, potrebbe essere la città in cui si produce anche il cioccolato. Ma per nostra fortuna la storia non si fa con i se e il rilancio dell’Antica Dolceria Bonajuto ne è un esempio.

Grazie al libro “La dolceria Bonajuto, storia della cioccolateria più antica di Sicilia”, scritto da Giovanni Criscione, siamo stati in grado di ripercorrere le tappe più importanti di questa storia che non è soltanto la vicenda di un imprenditore ma anche la storia di una città. Tutto inizia con il ritiro di Carmelo nel 1992, dopo aver dedicato la propria vita a riportare in auge l’attività del suocero. Il figlio Franco, dunque, subentra al padre in quell’anno. Fino a quel momento, Franco si era dedicato a tutt’altro: aveva lavorato come fotoreporter e poi come editore. Insieme ai giornalisti Tino Iozzia, Giorgio Buscema, Gianni Contino e l’attore Giorgio Sparacino, Duccio Belgiorno e Ciccio Pluchino, fondò Radio Emme Uno nel 1975. Negli anni ’80 aveva collaborato con Teleuno e creò anche un’azienda informatica, la D.P. Informatica. Poi, venne assunto come tecnico di laboratorio all’ospedale di Modica. Ma quando il padre smise di lavorare, decise di dedicarsi al rilancio dell’azienda. E proprio quel bagaglio culturale acquisito negli anni in cui si dedicò all’editoria furono per lui di fondamentale importanza. Non bastava, infatti, ereditare l’azienda di famiglia: era importante rilanciarla e farne qualcosa di assolutamente innovativo. Il 18 febbraio 1992 il locale chiuse per un lavoro di restauro. Purtroppo, il padre Carmelo morì prima di vedere il restauro ultimato, a 76 anni. A settembre, l’Antica Dolceria Bonajuto riaprì al pubblico e Franco Ruta comprò degli spazi pubblicitari sulla stampa per ringraziare le maestranze che avevano collaborato al restauro. L’idea di Franco era semplice ed efficace: trasformare la memoria in un’impresa, la tradizione familiare secolare della sua famiglia in qualcosa che avesse un grande impatto sociale. E così fu. Franco, infatti, abbandonò il “Caffè Roma” e la ragione sociale venne modificata in “Antica Dolceria”. I locali stessi, infatti, vennero arredati affinchè gli avventori avessero la sensazione di trovarsi in un luogo unico. Puntare, dunque, su pochi selezionati prodotti e su un mercato d’élite: questa la filosofia dell’azienda che all’inizio disorientò la clientela abituata al caffè-bar. Ma, alla lunga, questa scelta si rivelò vincente perché in poco tempo venne recuperato il cioccolato di Modica, proposto in due versioni tradizionali: alla cannella o alla vaniglia. Anche il mondo in cui venne presentato il prodotto ebbe capitale importanza, visto che le barrette ebbero subito un grande successo di pubblico raffinato. Nel 1994, infatti, la Dolceria ebbe la segnalazione nella prestigiosa rivista “Gambero Rosso” e nel 1996 i titolari di “Bulgari” acquistarono le barrette come regali da dare a Natale. Cominciano ad interessarsi al cioccolato di Modica firme importanti del giornalismo enogastronomico come Davide Paolini del Sole 24Ore: grazie a lui, Franco Ruta fu ospite nel 1999 al Maurizio Costanzo Show. Poi, è stato facile: il cioccolato Bonajuto è presente in trasmissioni televisive come Nonosolomoda, Geo&Geo, Terra&Sapori, Linea Blu. E poi, ovviamente, la conquista del mercato internazionale, con citazioni sulle emittenti televisive spagnole, cinesi e perfino giapponesi. Non parliamo, poi, di prestigiose riviste del settore internazionali, come periodici tedeschi e americani, tra cui il Financial Times e il Chicago Tribune. Una giornalista inglese definì Modica “La Mecca del cioccolato” e Ruta “Il suo Gran Sacerdote”. Parallelamente al successo nazionale ed internazionale, la Dolceria portò avanti anche nuove sperimentazioni. Oltre alle varianti classiche alla cannella e alla vaniglia, vengono introdotte anche quelle al peperoncino, alla granella di fave di cacao tostate, al limone, arancia, noce moscata, maggiorana, pepe bianco, fino a Salinae, unione del cioccolato con il sale di Mozia. Ovviamente, non mancarono le barrette al cacao al 90% e con fruttosio e zucchero di canna. Ma la Dolceria Bonajuto amplia l’ambito di consumo del cioccolato grazie all’abbinamento raffinato coi vini e questo, naturalmente, mette l’azienda in contatto con i più grandi chef nazionali ed internazionali per la creazione di nuovi piatti a base di cioccolato e dolci modicani. Ma la Dolceria recuperò anche altri prodotti tradizionali come i biscotti di mandorla, gli ‘mpanatigghi, i nucatoli, il torre alla cobaita e tanti altri, oltre alla pasticceria con la riproposizione della “testa di turco”. Nel 2002 la Dolceria ha fatturato 200 mila euro, un numero destinato a quadruplicarsi nel 2007 (600 mila euro, con una quota di esportazioni del 15%). Nel 2008, l’Eurispes ha inserito la Dolceria fra le eccellenze italiane del Paese. Nel 2010, l’azienda ha chiuso con un fatturato di 780 mila euro, il 25% in più rispetto all’anno precedente. Ma la questione importante è che il successo dell’Antica Dolceria Bonajuto ha avuto una ricaduta nel mercato artigianale di Modica. Oltre ad essere un esempio di operosità imprenditoriale, in un’era dominata dalla globalizzazione e dalla New Economy, l’impresa di Franco Ruta ha permesso di sviluppare un mercato redditizio per l’intera città e permette ad almeno 500 persone di lavorare nel settore del cioccolato, visto che dal 1992 si sono moltiplicati gli artigiani che si dedicano a questo prodotto. Nel 2003 Franco Ruta è stato promotore del Consorzio di tutela del cioccolato artigianale modicano per permettere di ottenere il marchio IGP. Senza questo riconoscimento, infatti, il futuro della barretta modicana potrebbe essere incerto.


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