Ragusa - Sbirciando da fuori non si vede granché. Si entra nella piccola stanza e si viene subito accolti dall’odore inconfondibile di legno e carta nonché da centinaia di persone: dietro il bancone solo Gino e Miranda Nobile, intorno i più grandi musicisti di tutti i tempi, passati e moderni. È Magic Music, il negozio di dischi più antico di Ragusa, che nei suoi quarant’anni di vita ha cresciuto generazioni di musicisti e ascoltatori a suon di note e parole. Ovviamente il giradischi originale, in funzione oggi come negli ultimi decenni, prende parte alla conversazione.
Questo posto è molto più che un’attività commerciale, come lo definireste?
È il negozio della condivisione. Qui si ascolta e ci si scambia musica, come si faceva nelle feste in casa negli anni ’60: non molti avevano il giradischi quindi chi lo aveva lo metteva a disposizione e ciascuno portava un disco. Chi viene porta nuove idee, ci invita a ordinare un album e quando arriva lo si ascolta assieme. La condivisione è crescita. Facciamo un po’ come i grandi pittori del Rinascimento che si impossessavano delle idee brillanti dei ragazzi di bottega: ci piace essere circondati da giovani, ascoltare con loro e da loro, dare ma soprattutto accogliere e assorbire nuovi stimoli.
Da dove nasce la vostra passione per la musica?
(Gino:) Io e mio cugino eravamo appassionati di musica già negli anni ’60. Avevamo tantissimi 45 giri, spesso ne ordinavamo due o tre copie perché li ascoltavamo, lato A e lato B, così tanto che alla fine si consumavano e volevamo avere le riserve! Eravamo cresciuti col country rock e la beat generation ma quando sono andato in Germania nel ’72 e, pur non conoscendo il tedesco, ho trovato una squadra di basket, la musica ha fatto da collante e grazie agli amici ho scoperto la classica, il jazz, l’avanguardia, l’elettronica.
(Miranda:) Ci siamo conosciuti in Germania, mio padre umbro e mia madre lituana (la quale ha incrociato Elvis che, militare in Germania, suonava in un bar!) amavano la musica, non a caso i miei quattro fratelli sono tutti musicisti. Ho seguito Gino a Ragusa e ho subito cominciato a lavorare per l’attuale Club Med: avevo solo diciotto anni ma parlavo tre lingue.
Cosa vi ha portato nel 1977 a creare questo posto?
Nel ’75 iniziammo a collaborare, con un programma ciascuno, con Radio Centro Ragusa: la radio non aveva dischi ma non era un problema, ognuno portava i propri da casa. Poco dopo creammo il Centro Produzione Marrakech: assieme ad alcuni amici preparavamo jingles pubblicitari e programmi per le radio in quello che ora è il retrobottega. Poi, nel ’77 abbiamo aperto il negozio ma all’inizio non è stato facile, non c’era una gran cultura della musica: solo negli anni ‘80 l’HI-FI si diffuse ed entrò nelle case. Si partiva per 4-5 giorni a cercare dischi tra Gubbio, Bologna, Milano, Firenze e Roma, ospite dagli universitari, e si tornava con un carrello stracolmo.
Ragusa è una città di media grandezza, qui non avrebbe senso un negozio specializzato in un unico genere, quindi abbiamo di tutto: se vengono nonno e nipote vanno via entrambi soddisfatti! Capita spesso che ci siano più persone e ciascuno chieda di ascoltare un pezzo: forse hanno gusti diversi e chissà, magari anche gli altri apprezzano e scoprono cose nuove che fino ad allora avevano escluso perché “etichettate” sotto un genere che non credevano nelle loro corde.
Com’è cambiato il mondo degli ascoltatori in questi quarant’anni?
Ieri si era più poveri ma si era più propensi a recepire, oggi tutti hanno tutto ma non lo sanno gestire e cercano una guida, chiedono consigli e si fidano. D’altro canto prima si veniva a comprare l’ultimo disco appena uscito dell’artista preferito e lo si faceva a scatola chiusa: oggi quando si compra un disco lo si è già ascoltato più volte. È anche cambiato il mercato: poco tempo fa tutti scaricavano tantissimo da internet ma poi ascoltavano pochissimo. Oggi non solo si torna al supporto ma c’è più consapevolezza che più questo è piccolo e la musica è compressa, peggio si sentirà: molti giradischi abbandonati in soffitta stanno tornando in funzione. C’è un ritorno da parte dei giovani al vinile, alla sua qualità e alla sua morbidezza imbattibile, alla musica che ha un’anima e al piacere di ascoltarla insieme: internet al contrario ti porta in giro per il mondo ma resti solo e isolato di fronte al computer.
Cosa ne pensate della cultura musicale di Ragusa?
Considerato che è una città che non ha neanche un teatro, il fatto che esistano due negozi di dischi è un miracolo! D’altro canto c’è anche un ottimo vivaio: pensiamo a piccole realtà, come Rivendita Carne Locale, il Circolo Lebowsky e il Piccolo Teatro del Mercato, che propongono musica dal vivo in continuazione, anche se non è semplice. Noi abbiamo sempre organizzato iniziative di formazione: negli anni ’90 il festival “Le strade iblee e il jazz” o i cineforum al cinema Ideal, fino alla Fiera del Disco lo scorso dicembre (si rifarà a giugno). Oggi andiamo spesso nelle scuole a parlare di storia della musica, sia durante le autogestioni sia invitati dai presidi: bisogna raccontare, a parole e con ascolti mirati, come la musica di oggi sia figlia di quella precedente, da dove è nata e come si è trasformata e articolata nel tempo.
Quali prospettive ci sono per il negozio?
Le nostre figlie vorrebbero tornare ma soprattutto i nostri nipoti, di 5 e 8 anni, impazziscono per questo posto e li troviamo spesso dietro il bancone! Il negozio per noi è una seconda casa e anche in quella “vera” c’è sempre musica, spesso cantiamo e suoniamo tutti assieme, nonni e nipoti: sono loro stessi a prendere i dischi e ad armeggiare col giradischi. Abbiamo fatto delle scelte difficili ma siamo anche fortunati: la nostra passione per la musica è anche il nostro lavoro. Forse siamo riusciti a trasmetterla.
La Sicilia