Ragusa - Un pittore, un committente, un ordine religioso.
E' avvolta in un'aurea di mistero la storia del Trittico di Pietro Novelli nella chiesa di Sant'Agata, ai Giardini Iblei.
Tante sono state le leggende inventate sul trittico, la piu gettonata è che fosse stato dipinto come dono di ringraziamento ai frati che avevano dato asilo al pittore in fuga, fino al 1989 quando fu trovato il contratto all'archivio di stato di Palermo. Questo ci ha restituito la data 1635 e i nomi dei tre protagonisti dell'opera: il pittore monrealese Pietro Novelli, il committente Niccolò Placido Branciforte e l'ordine religioso dei cappuccini. È raro infatti trovare un'opera nel luogo originario per la quale è stata dipinta, soprattutto se sopravvissuta al terremoto del 1693 come in questo caso.
Il pittore appartiene alla più alta élite culturale palermitana, si forma nella cerchia di don Carlo Ventimiglia e nel 1630 è ammesso alla prestigiosissima confraternita del Rosario in San Domenico, gruppo cattolico di artisti che aveva appena ricevuto la pala della Madonna del Rosario di Van Dyck.
Il committente è il fondatore della ridente cittadina di Leonforte dove, complice la moglie Caterina Barresi, si instaura presto un rapporto strettissimo coi cappuccini, al punto che la loro chiesa di Leonforte sarà scelta come cappella funeraria della famiglia.
Nei giorni scorsi, in occasione di un evento organizzato dalla Fondazione San Giovanni Battista, presieduta da Tonino Solarino, in collaborazione con Curia e Sovrintendenza, i laterali del trittico sono stati riportati nella giusta posizione, su indicazione della storica dell'arte Anna Terranova, studiosa ragusana formatasi fra Firenze e Parigi.
Le pale laterali erano state invertite al ritorno da una mostra a Palermo, e la loro inversione rende finalmente leggibile l'opera, restituendo la giusta simmetria a Sant'Agata e a Santa Caterina, le cui teste, con quella dell'Assunta nel partito centrale, ricreano quel triangolo che la cornice esalta.
L'opera (probabilmente commissionata per la morte di Caterina Barresi del 1634) risulta molto complessa perché ricca di vari piani, molti personaggi e luci. Tra queste si individuano quella di Dio, quella di Cristo (che dialoga con Santa Caterina) e quella della Fede, il tutto letto alla luce dell'Itinerario dell'anima a Dio, opera capitale di San Bonaventura, padre spirituale dei cappuccini. Il Trittico si inserisce in un dibattito teologico e filosofico che stava d'altronde attraversando tutta Europa, in un periodo delicatissimo come è la controriforma, segno inequivocabile che anche nell'ultima delle province del Meridione le nuove tendenze arrivarono e che sia l'aristocrazia sia gli ordini religiosi erano aggiornatissimi.