Modica - “Non volevo essere una scrittrice. Volevo fare l’avvocato per difendere le persone, soprattutto quelle più deboli per fare giustizia. Le mie relazioni difensive erano scritte a mò di romanzetti che i giudici leggevano sino alla fine, quasi compiaciuti. Il mio primo romanzo è uscito fuori dalla mia testa come chi ha la voglia di nascere ed è stato durante l’attesa in un aeroporto”.
Così il primo impatto con il pubblico delle grandi occasioni, all’Auditorium “Pietro Floridia” di Piazza Matteotti, di Simonetta Agnello Hornby il cui tour per la presentazione del suo racconto di vita “Nessuno può volare” ha toccato anche Modica.
La signora della narrativa italiana si è lasciata andare, grazie alle domande di Giuseppe Pitrolo arguto critico letterario e profondo conoscitore del patrimonio letterario della Agnello Hornby, a delle confessioni, alcune molto intime con sfondo umoristico, parlando del dramma che ha colpito la sua famiglia nel 2002, l’anno di uscita della fortunatissima opera prima, “La Mennulara” ovvero la notizia che il figlio George, brillante avvocato della City, a poco più di trent’anni è risultato affetto di sclerosi multipla progressiva.
Sentenza senza appello considerato che non esistono cure per debellarla.
Il testo è dunque un’opera singolare nella produzione letteraria di quest’autrice. Esce fuori dai canoni della Trilogia siciliana “La Mennulara”, seguito da “La zia Marchesa” (Feltrinelli, 2004) e Boccamurata (Feltrinelli, 2007).
“Nessuno può volare” è un’opera autobiografica e scritta a quattro mani con le riflessioni di George Hornby; un testo che possiamo definire di grande impegno civile e politico che accende il riflettore sul mondo della disabilità laddove indifferenza, disinvoltura caratterizzano l’atteggiamento di chi ha costruito e continua costruire un mondo a nostro uso e consumo senza dover pensare ad una dimensione umana, fisica e spirituale, verso quelli che definiamo “i meno fortunati”.
E’ propria la nuova visione del mondo di questi “meno fortunati” che apprezzano le cose minori e semplici. Dicono cose che noi non sappiamo più dire. Hanno una grande sete di vita e ci restituiscono questo desiderio.
Simonetta Agnello Hornby mette dentro tutta la sua esperienza e i suoi saperi sostenuti da una scrittura straordinariamente efficace: chiara, diretta senza orpelli con pieno rispetto dell’argomento trattato.
Un acquarello ben dosato il contesto in cui si innerva il rapporto Simonetta – George, un parallelo affettivo di grande intensità ed emotività, con al centro la famiglia originaria da un’antica aristocrazia agrigentina con descrizioni di usi e costumi che richiamano le atmosfere di “Lessico Famigliare” di Natalia Ginzburg. Accanto ruotano personaggi singolari: la sordomuta Ninì, la zia Rosina cleptomane, la bambinaia ungherese zoppa. Per dire che un comune denominatore aleggia sulla scrittura: tutti normali e tutti diversi ma a nessuno è consentito volare, abili e diversamente abili. Questo è il verso scandito come un canto consolatorio non privo d’intime convinzioni.
Sua madre ai primi successi soleva dire” Simonetta sa quante persone importanti conoscerai, quanta fama e soldi avrai”.
“Due soltanto quelli che contano nella mia vita, conferma decisa l’autrice: Piero Guccione, che ha disegnato la copertina de “La Mennulara” e Andrea Camilleri che ha presentato molti dei miei libri a Roma.
Due siciliani, intelligenti, tolleranti, generosi, capaci di aiutare il prossimo senza pensare ad avere qualcosa in cambio”.
“Nessuno può volare” è anche un docu-film per laEffe, per la regia di Riccardo Mastropietro.
E’ un viaggio interiore che diventa sullo schermo un viaggio fisico lungo lo Stivale: da Roma a Firenze e fino alle colline del Nord. Un viaggio fra le bellezze di un Paese e le sue ricchezze umane: la testimonianza di altri disabili si affianca a George e Simonetta portando ciascuno il suo racconto di vita ma anche di speranza.
L’incontro con Simonetta Agnello Hornby è stato organizzato dalla Libreria Mondadori di Modica (la titolare Piera Ficili ha consegnato alla fine un bouquet di fiori alla scrittrice) e patrocinata dalla Fondazione Teatro Garibaldi, presente con il soprintendente Tonino Cannata che ha portato il suo saluto all’uditorio.
Dopo un lunghissimo firma copie ai suoi libri.