Ha un fascino misterioso e senza tempo la figura del più grande criminale del narcotraffico di tutti i tempi: a Pablo Escobar sono stati dedicati decine di film (in cui lui è direttamente o indirettamente il protagonista), una serie tv di grande successo prodotta da Netflix (Narcos, suddivisa in tre stagioni) e un paio di libri. L’ultimo, diventato un best-seller, è stato scritto da Virginia Vallejo, amante di Pablo Escobar, giornalista e volto famosissimo della tv colombiana negli anni ‘80 e s’intitola: “Amando Pablo, odiando Escobar”. E proprio seguendo il racconto di questa giornalista, che offre un particolare punto di vista su Escobar, è stato diretto l’ultimo film sul criminale colombiano, in uscita nelle sale cinematografiche italiane: “Escobar, il fascino del male”, con Javier Bardem nel ruolo di Escobar e Penelope Cruz in quello di Virginia, per la regia di Fernando Leon Aranoa.
Apparentemente, il film racconta la vita di Pablo Escobar, dall’ascesa criminale all’inizio degli anni Ottanta fino alla morte nel 1993, passando per gli anni del narcoterrorismo, della lotta contro la possibile estradizione negli USA e del rapporto con la giornalista Virginia Vallejo che, dopo essere stata a lungo la sua amante, decise di collaborare con la giustizia favorendo la sua cattura. A Venezia, il film non ha riscosso molto successo di critica. Eppure, riteniamo che questo sia un film interessante e da vedere e che in realtà offre in effetti un punto di vista inesplorato circa il mistero che avvolge un criminale spietato. Ha un difetto: resta “sospeso”, forse avrebbe potuto essere più incisivo nella caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quello della Vallejo, ma resta comunque un’ottima prova per i due attori spagnoli.
Javier Bardem è irriconoscibile in questo film: entrato completamente nella parte, la sua resta davvero l’interpretazione migliore. Ingrassato, baffetti e doppio mento, si ha davvero l’impressione, a tratti, di trovarsi di fronte al vero Escobar. L’ascesa di Escobar inizia negli anni ’80, quando riesce ad imporre il cartello di Medellìn per la vendita di cocaina dalla Colombia agli Stati Uniti. Un fiume di denaro senza precedenti fanno diventare Pablo Escobar “il re della cocaina”. Gli Usa gli danno la caccia e arriva quello che per Escobar sarà la spina nel fianco per tutto il resto della sua vita: il trattato di estradizione dei narcotrafficanti fra Colombia e USA. Nonostante tutto, decide di candidarsi in politica e viene eletto al congresso: sarà questo il suo più grande errore, ovvero tentare di scardinare il sistema politico dall’interno, cercando di far annullare il famoso trattato di estrazione. Virginia Vallejo diventa la sua amante, attratta dal potere che quell’uomo decisamente rozzo e volgare riesce ad esercitare su tutti, ma questa sarà la sua rovina.
Da un lato, abbiamo un Escobar spietato, deciso a diventare il terrore di chiunque non segua le sue regole. E’ l’ascesa e il declino di un uomo sostanzialmente psicopatico, che in Colombia dapprima viene visto quasi come un santo (una parte consistente dei suoi guadagni sul narcotraffico servivano a costruire case popolari nelle favelas colombiane), e poi come il male assoluto, visto che scatena una guerra in stile terroristico senza quartiere in tutta la Colombia. Nessuno si salverà dalla sua furia omicida: non si salveranno i suoi soci, da sempre accanto a lui in tutte le vicende, non si salveranno decine e decine di poliziotti che tenteranno di acciuffarlo, non si salveranno nemmeno i poveracci usati come carne da macello solo perché sostenitori dei suoi nemici.
Non si salverà nemmeno Virginia Vallejo: la sua amante, infatti, pur restando viva, avrà la carriera a pezzi e sarà costretta ad esiliare negli Stati Uniti in cambio della sua collaborazione. Ma come tutti gli uomini interessanti, anche Escobar aveva delle sfaccettature: il film, infatti, racconta della sua straordinaria tenerezza con i figli, con la moglie (anche se aveva molte amanti), e del suo desiderio di proteggerli ad ogni costo. E sarà proprio questo suo “punto debole” a permettere la sua cattura. Morirà, com’è noto, in un conflitto a fuoco sui tetti di Medellìn.
Un film che vale la pena di vedere anche e soprattutto, al di là della storia, per la straordinaria interpretazione di Javier Bardem.