Nel 1993 un ricercatore scoprì una farfalla sull'Appennino tosco emiliano, mai censita prima. La studiò, la fotografò -catalogandola- e le diede un nome. “Parnassius mnemosyne Guccinii”. Farfalla del Parnaso (il monte greco delle Muse), in onore di Francesco Guccini, che sull'Appennino è nato. Guccini rimase colpito dalla dedica del suo fan entomologo (immagina che gioia nello scoprire che la specie di una farfalla porterà per sempre il tuo nome!) e intitolò l'album di quell'anno "Parnassius Guccinii". La canzone più bella è Farewell, in inglese, "Addio", ma anche "buon viaggio". Guccini racconta la storia d'amore con sua moglie Angela, da cui ha avuto l'unica figlia, Teresa. Una storia d’amore terminata quell’anno e iniziata quando erano ragazzi.
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Non volendo pronunciare il nome "Angela" nella canzone, Guccini cita i versi di “Farewell Angelina” di Bob Dylan: "The triangle tingles and the trumpet plays slow", appunto per richiamare, ma in maniera non palese, il nome di Angela.
Eccola, la canzone Farewell, che ha un incedere grandioso e ineluttabile:
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi,
pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate
su un ramo in attesa.