Milo - Gentile Michele Battiato,
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non me ne vorrà se mi permetto di iniziare questa mia lettera aperta con la foto di suo papà, con in braccio suo fratello Franco. Purtroppo vostro padre è andato via troppo presto, quando il secondogenito aveva 18 anni, e non ha potuto vedere come uno dei figli sia riuscito a portare "il suo nome un po' più in là dell'odio e dell'invidia", come dice il poeta.
Lei Michele, insieme a sua figlia Grazia Cristina, che è un avvocato, sta gestendo una fase particolare della vita di Franco da fratello maggiore, pensando, come è normale che sia, che suo fratello è "suo".
Veda Michele, questo è vero solo in parte. Perché suo fratello Franco è anche nostro. E con la stessa amorevole cura con cui voi familiari, lontano da interessi economici, volete bene a Franco, con la stessa cura gliene vogliamo noi.
Ecco perchè le chiedo di ritirare la vendita della Villa di Milo, che è il luogo della memoria di suo fratello, e di smentire categoricamente, e in pubblico, che la vostra intenzione sia di trasferire Franco in una casa milanese, per ricoverarlo "al sicuro".
Franco ha amato quella casa, le sue albe e i suoi tramonti, passeggiando in giardino per incontrare ogni giorno le sue rose. Sarebbe bello che restasse nel proprio ambiente, conosciuto e riconoscibile, senza sradicamenti. Glielo chiediamo con umiltà e senso fraterno.
Ci ascolti. Grazie.