Chi ha il diabete o anche solo la glicemia alta dovrebbe limitare il consumo di alcuni tipi di frutta, come ad esempio banane, fichi, uva, cachi e castagne. Sì, anche le castagne, il prelibato frutto di questa stagione (il periodo d’elezione è da ottobre a dicembre). Ma bisogna bandirle del tutto dalla tavola e rinunciare al piacere delle caldarroste in una fresca giornata autunnale?
Vediamo qui di seguito se è possibile sfatare questo mito e se si può almeno in parte gustare il frutto dell’autunno.
Castagne e basso indice glicemico
L’elevato contenuto di fibre, che è la principale caratteristica delle castagne, le rende un cibo a basso indice glicemico che è quindi adatto a evitare proprio quei pericolosi picchi di concentrazione di zuccheri nel sangue. Rispetto all’altra altra frutta a guscio, le castagne sono meno ricche di ossalato, la molecola che favorisce la formazione dei dolorosi calcoli renali.
Il punto di forza del frutto è invece un altro: a fronte di un contenuto in grassi inferiore rispetto a quello di altra frutta a guscio fornisce una buona fonte di acidi grassi essenziali importanti sia per un corretto sviluppo durante l’infanzia che la salute in generale nell’età adulta, soprattutto per l’acido linoleico. Le castagne sono infine una fonte di acido oleico, proprio lo stesso acido grasso monoinsaturo che fornisce diversi benefici per la salute. Un po’ come l’olio d’oliva.
Castagne e nutrienti
Vediamo adesso più nel dettaglio quali sono le caratteristiche nutritive delle castagne?
Le castagne apportano 165 kcal per 100 grammi di prodotto e sono così suddivise: 84% carboidrati, 7% proteine e 9% grassi. L’apporto calorico delle castagne dipende però anche dalla modalità con cui vengono consumate: per 100 grammi di frutto si registrano cioè: 130 calorie se sono bollite, 190 calorie se caldarroste e 290 calorie da secche.
Le castagne sono anche un’ottima fonte di vitamine, in particolare: Vitamina A, B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), B5, B6, B9 (acido folico), B12, C e D. Tra gli aminoacidi presenti c’è invece l’acido aspartico, l’acido glutammico, l’arginina, la serina e la treonina.
Le castagne sono da sempre conosciute come “pane dei poveri” anche se il prezzo di vendita al supermercato farebbe pensare all’opposto. Ma la storica definizione calza perfettamente con la composizione di macronutrienti che le compongono: questo frutto è una fonte prevalentemente di carboidrati complessi infatti circa 15 castagne sostituiscono una porzione media di pane e pasta. Quindi, se si consumano a fine pasto come fosse un frutto non bisognerebbe mai superare la quantità di 8 castagne al giorno.