Cultura Il personaggio

Addio Mandrake, il tuo sorriso contagioso già ci manca

Il mattatore romano scomparso nel giorno dei suoi 80 anni: l'unica volta in cui non ci ha fatto ridere

https://www.ragusanews.com/immagini_articoli/02-11-2020/addio-madrake-il-tuo-sorriso-contagioso-gia-ci-manca-500.jpg Addio Madrake, il tuo sorriso contagioso già ci manca


 “Che faccio Pomà, je sfodero er soriso maggico?” dice Bruno Fioretti ar Pomata senza fiato, raggiunti da Sandokan il controllore, dopo essersi fatti tutto il treno di corsa per non pagare il biglietto. L’amico lo guarda: “A Mandrà, namosene sennò ce pjano pure pe froci”. Era un’altra Italia, un altro cinema. Oggi una battuta del genere non sarebbe più permessa. Eppure quei B-movie degli anni 70 sono entrati nel Dna di tutti noi. Eravamo piu’ liberi, meno schiavi del politically correct: la volgarità e la discriminazione non sono mai nelle parole, ma sempre nell'intenzione con cui si pronunciano, nel messaggio che vogliono veicolare per loro tramite.

 “Febbre da cavallo”, tra le performance più note di Gigi Proietti, non è molto più di una serie di brevi e semplici sketch incollati l’un l’altro (su tutti il leggendario “whisky maschio”), in se quasi insignificanti. Tenuti insieme solo dalla genialità del cast, la loro resa era affidata tutta allo straordinario talento comico degli interpreti di quegli anni. La verve di attori del calibro di Proietti è riuscita a trasformare film di cassetta, nati senza apparenti pretese, in cult movie geniali, trasversali ad età e condizioni sociali. Tanto che quando sente la parola Mandrake, il pensiero del pubblico italiano va dritto al sorriso di Proietti, più che al fumetto degli anni 30. E quella pellicola del maestro Steno ne aveva tanti di caratteristi di prim’ordine a fargli da contorno, formatisi in teatro: Enrico Montesano, Mario Carotenuto, Gigi Ballista, Ennio Antonelli, Adolfo Celi, Catherine Spaak. Talenti così non ne fanno più, verrebbe da dire. Si trattava in effetti di una generazione unica, gloriosa, capace di far ridere – che è molto più difficile che commuovere – senza effetti speciali e sceneggiature complesse, ma grazie unicamente al proprio repertorio sconfinato, frutto di una lunga gavetta.

Ne aveva di polvere dietro la schiena Proietti, che soprattutto sul palco ha fatto ben più di Mandrake: una carrellata di personaggi indimenticabili, da Totò alle prese con la sauna all’affarologo Pietro Ammicca. “A me gli occhi, please” s’intitolava lo show di cabaret che proprio nel 76, quando uscì “Febbre da cavallo”, cominciò a portare in giro per l’Italia, senza più smettere: una formula magica, una summa della sua inimitabile bravura (Proietti non è mai stato oggetto di imitazioni infatti, non riuscendo ad essere inquadrato in un unico personaggio), il compendio dei tanti volti, comportamenti e atteggiamenti portati in scena per una vita intera, ogni volta con piccole varianti. Gag e parodie tanto  famose che era il pubblico stesso a concluderle con la battuta finale. “A lui gli occhi, allora” e, una volta fissati, quegli occhi ci hanno davvero stregati, come Mandrake. Perché quello era il potere di Proietti, l’arma in più oltre all’invidiabile bagaglio tecnico: il sorriso contagioso. Quando gli angoli della sua bocca si aprivano era impossibile per gli spettatori non fare altrettanto, ritrovarsi anche loro, improvvisamente, col sorriso stampato in faccia. Come per magia, ipnotizzati da Mandrake.


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