Ragusa – La maggior parte di noi, incluso chi scrive, non ci sarà più. Ma alla fine secolo l'Italia potrebbe spopolarsi di circa 9 milioni di persone rispetto agli attuali 60, secondo le ultime proiezioni demografiche dell'Istituto europeo di statistica. Il dato è elaborato dalla valutazione di tanti fattori, un po’ come gli indici del contagio che decretano i colori: mortalità e aspettativa di vita, natività e invecchiamento, flussi migratori ed emigratori. Ma anche considerazioni di carattere più strettamente economico, sociale, climatico. Al netto di eventi catastrofici, che potrebbero chiaramente stravolgere e sfollare all’improvviso delle aree del mondo, Eurostat prova a fare un viaggio nel domani, per tentare di prevedere come cambierà la demografica del pianeta da qui a 80 anni. Per quanto riguarda l’Italia, le ipotesi dell'istituto suggeriscono che il calo della popolazione riguarderà soprattutto il Mezzogiorno.
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Diverse province sarde, per esempio, al 2100 perderebbero fino al 50% degli abitanti. Napoli un quarto netto, cioè ben 700mila abitanti. Come riporta anche un’inchiesta di Davide Mancino pubblicata un paio di giorni fa sul Sole24Ore, in tutto il centrosud l'unica area dove si ipotizza che in futuro ci saranno più persone è la provincia di Ragusa: nel 2100 i suoi abitanti passerebbero dai 320mila di oggi a 340mila. Ventimila in più non sono pochi considerato che mezzo Paese, al contrario, ne perderà e dunque la differenza potrebbe farsi sentire. Anche al nord, dove il trend è generalmente in ascesa, molte province vedrebbero un forte calo delle presenze sul loro territorio: Torino direbbe addio al 18% dei residenti, circa 400mila; Roma al 9%, altre 400mila persone. La crescita maggiore, invece, è prevista a Bolzano (+50%, cioè quasi 800mila abitanti) e Verona (+20%).
Le proiezioni demografiche Eurostat sono del resto molto vicine a quelle del nostro Istat: complessivamente, si legge nel report, «il centro-nord accoglierebbe il 71% di residenti contro il 66% di oggi; il mezzogiorno invece arriverebbe ad accoglierne il 29% contro il 34% attuale». Inoltre, mentre «il Sud perderebbe popolazione per tutto il periodo», il centro nord - dopo i primi 30 anni con un bilancio positivo - avrebbe un progressivo declino della popolazione a partire dal 2045». Ad ogni modo, «la probabilità empirica che la popolazione del centronord abbia nel 2065 una popolazione più ampia rispetto a oggi supera il 30%, mentre nel mezzogiorno è nulla». Per questo il progresso di Ragusa, in un contesto generale di grandi addii, è sicuramente sorprendente e di buon auspicio.