Ragusa - L’effetto Astrazeneca non c’è stato, o comunque non s’è fatto sentire sui grandi numeri che le Asp sono chiamate a gestire in questi giorni: non lo comunica solo Palazzo d’Orleans ma lo testimoniano le code a Siracusa, Catania e Palermo di cittadini in estenuante attesa, alla ripresa delle vaccinazioni con il siero della discordia. Disagi si sono segnalati anche a Ragusa, Caltanissetta e Messina tuttavia la claudicante campagna in qualche modo s’è rimessa in moto. “Se arrivassero le quantità di dosi che abbiamo chiesto e che ci sono state promesse” il governatore Nello Musumeci è “convinto che entro settembre potremmo immunizzare la stragrande maggioranza" della popolazione dell’Isola. Sono 754mila in tutto le fiale sbarcate in quasi 3 mesi in Sicilia tra Pfizer, Moderna e Astrazeneca: la settima fornitura in Italia per quantità. Secondo il report ministeriale finora ne è stato somministrato quasi il 84%, un dato che pone l’Isola 12esima nella classifica regionale, in linea con la media nazionale. Il recupero si deve anche all’apertura dei centri vaccinali fino alle 22 nel weekend, che sarà replicata nel prossimo.
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Chi ha rinunciato, per paura o maltempo, è stato sostituito in fretta da chi s’è presentato senza appuntamento, perché gli era stato cancellato durante i giorni del blocco o perché ha voluto anticiparlo, vedendo se c’era “posto”: nel caos meglio attrezzarsi da soli, un po’ come ha fatto Andrea Scanzi. Per “boicottare” un’ipotetica psicosi, l'assessore alla Salute Ruggero Razza ha chiesto al ministero di poter somministrare AstraZeneca anche ai cittadini fuori target per età. Riabilitato Astrazeneca, il problema è tornato ad essere quello degli approvvigionamenti. Ad oggi infatti figurano meno di 114mila dosi nei freezer. Il carburate c’è ancora, ma il serbatoio sta andando in riserva: per fortuna tra oggi e domani ne sono in arrivo altre 10mila Astrazeneca e 24.500 Moderna. Queste ultime saranno consegnate ai medici di base, finalmente arruolati per rinforzare la macchina della campagna vaccinale e, soprattutto, per recarsi dai circa 20mila pazienti fragili e ultra 80enni che hanno prenotato il vaccino a domicilio e stanno aspettando che qualcuno si presenti a casa.