A distanza di 5 anni da La dieta della Longevità, esce Il Cancro a digiuno, un nuovo saggio firmato dal professor Valter Longo, il pioniere nella ricerca su nutrizione e tumori.Come Digiuno e Nutritecnologia stanno rivoluzionando la prevenzione e la cura dei tumori
Affamare il cancro, nutrire il paziente. Il ruolo centrale della dieta mima-digiuno e del suo impatto sul metabolismo per aiutare a prevenire e curare molti tipi di tumore, anche negli stadi avanzati. Nonostante i progressi della scienza, oggi quasi una persona su due rischia di ammalarsi di tumore.
Valter Longo, direttore del Laboratorio Longevità e Cancro di IFOM – Istituto Firc di Oncologia Molecolare di Milano – e Direttore dell’Istituto di Longevità della University of Southern California di Los Angeles, in questa sua nuova pubblicazione spiega i dati raccolti in decenni di ricerca di base e clinica, che dimostrano come un uso controllato di dieta mima-digiuno e dieta della longevità possa aiutare a prevenire, ma anche a sconfiggere, le patologie tumorali, togliendo nutrimento solo alle cellule malate.
Quanto il digiuno possa essere importante nel rallentare il processo di invecchiamento, favorendo il rinnovamento cellulare lo aveva già ampiamente spiegato con il libro La dieta della Longevità, uscito nel 2018 e subito diventato un best seller mondiale. Come invece la dieta mima digiuno (lo schema alimentare che consente di mangiare e, contemporaneamente, di avere sul proprio corpo gli stessi identici effetti del digiuno) possa aiutare a prevenire e curare molti tipi di tumore, anche negli stadi avanzati, Valter Longo lo dimostra adesso con Il cancro a digiuno, nuovo saggio edito da Vallardi – in libreria dal 20 settembre – destinato ad ampliare la prospettiva sul ruolo che la nutrizione può rivestire non soltanto nel preservare la salute ma anche nel riconquistarla.
4 domande al Prof Valter Longo
Il cancro a digiuno esce a distanza di cinque anni da La dieta della longevità. Che cosa è successo nel frattempo?
«Sono successe sostanzialmente due cose, una nell’ambito della prevenzione e una riguardo agli studi clinici. Da una parte, è diventato sempre più chiaro che il cancro si può prevenire – o almeno lo si può fare per una grossa fetta di tumori – e questo grazie a studi genetici, e relative pubblicazioni, sugli effetti di chi mangia poche proteine e chi invece ne mangia tante. 5 anni fa, inoltre, mancavano tutti gli studi clinici e il nostro era l’unico laboratorio che pubblicava studi sul digiuno dei topi, mentre adesso i laboratori che lo fanno sono molto più numerosi e con tutti con pubblicazioni positive. Infine, ci sono ora studi clinici, ovvero studi relativamente ampi – tra cui uno con 125 pazienti, citato nel libro – che mostrano gli effetti potenti della mima-digiuno su donne malate di cancro al seno».
Nel libro, si evidenzia la preziosità di un approccio medico di “squadra” (che comprenda cioè l’oncologo ma anche un dietista, un nutrizionista, etc.) nell’affrontare la cura di un tumore. Perché è importante farlo?
«All’interno degli ospedali ci si ostina a dire che il paziente nutrito con la carne vive e reagisce meglio alle cure. C’è molta insistenza in tal senso, perché non si sapeva ancora nulla della relazione tra alimentazione e cancro. L’assunto del nutrizionista e del dietologo è da sempre proprio quello di dar da mangiare il più possibile al paziente. Adesso però si cominciano ad avere una cinquantina di relazioni che dimostrano che non importa che tumore è, non importa che tipo di terapia è, ma mettendo il tumore a digiuno qualsiasi terapia funziona molto meglio. Chiaramente, al momento, questo team con multiapproccio al tumore è raro, noi lo abbiamo a Los Angeles e a Milano grazie all’intervento dei nutrizionisti della Fondazione, ma è ancora difficile vederlo nella pratica quotidiana delle cure oncologiche di tutto il mondo».
Soffermiamoci sul focus del suo libro: che ruolo può svolgere l’alimentazione nella gestione e nella cura di un paziente con tumore?
«L’alimentazione può essere centrale ma è ovvio che si deve guardare, da un lato, alle cellule tumorali e, dall’altro, al paziente. Si è sempre alla ricerca di una pallottola magica che vada a uccidere il tumore e prima o poi arriverà, ma l’alimentazione, nel frattempo, ci permette di operare un’eccezionale distinzione fra cellule normali e cellule del cancro: le cellule normali sanno esattamente cosa fare quando noi non mangiamo, perché il digiuno è parte della nostra storia; le cellule tumorali, invece, si trovano in grande difficoltà e si rifiutano di fermarsi, nonostante il digiuno le renda “affamate”: questo dà un potere notevole alla terapia antitumorale in atto, che si tratti di chemioterapia, immunoterapia o terapia ormonale. Stiamo vedendo dai primi studi clinici che questa strategia funziona: la rivoluzione messa in atto attraverso la dieta mima digiuno rende il tumore meno resistente e più sensibile alle terapie. La scoperta più nuova, in tal senso, è legata all’immunoterapia: stiamo notando che, nei topi, quando il digiuno è unito all’immunoterapia risulta molto più potente e rende più visibile il tumore al sistema immunitario».
In modo specifico, come agisce il digiuno sulle cellule tumorali?
«Uso una metafora: se mettessimo un miliardo di persone nel deserto per 15 giorni e avessero ombra e avessero acqua, dopo un paio di settimane quelle persone sarebbero probabilmente tutte vive. Se invece quel miliardo di persone (le cellule tumorali) fossero obbligate a correre per due settimane (l’atteggiamento di tali cellule) ma fossero private dell’acqua (che nel caso del paziente con tumore sarebbe il cibo) e costrette a stare sotto il sole (che sarebbe la chemioterapia o altre forme di terapia), quante persone sopravviverebbero dopo due settimane? Forse nessuna».
In quali tipi di tumori, in particolare, si sono riscontrati miglioramenti inserendo nella terapia il digiuno o la dieta mima digiuno?
«Negli studi condotti su animali, in tutti i tipi di tumore. Quelli clinici, al momento, si sono invece focalizzati sul cancro alla mammella, su quello alle ovaie e ultimamente sul cancro alla prostata. Su cancro alla mammella e chemioterapia iniziano a esserci già dati molto positivi, diciamo che mancherebbe uno studio condotto su 300 o 400 pazienti per far sì che questa possa diventare una terapia standard».
Sulla base di ciò che ha scoperto fino a questo momento, che cosa si può fare per prevenire lo sviluppo di tumori e mantenersi in salute?
«Si possono fare varie cose: seguire una dieta pescetariana, ovvero mangiare pesce (a basso contenuto di mercurio) una o due volte la settimana così da limitare l’eccesso di proteine. Il tutto rispettando la regola delle 12 ore al giorno in cui concentrare tutti i pasti: dalle 8 del mattino alle 8 di sera o dalle 9 del mattino alle 9 di sera, permettendo al corpo un successivo digiuno di 12 ore. Se si è in sovrappeso, inoltre, può aiutare mangiare due volte al giorno limitandosi a un pranzo di sole 100 calorie. Infine, adottare la dieta mima digiuno, due o tre volte all’anno, può essere d’aiuto per la maggior parte delle persone che non sono sovrappeso ma tendono ad avere più peso di quanto vorrebbero».