Ragusa - L’operazione “terza dose” ha preso il via lunedì in Sicilia da 25mila pazienti ultra fragili trascurando del tutto medici, infermieri e operatori sanitari che insieme a loro a gennaio iniziarono la campagna vaccinale, ma molto più esposti di loro al rischio di contrarre il Covid in corsia. Soprattutto adesso che, come per i fragili, anche nel personale ospedaliero sta svanendo la protezione contro il Coronavirus.
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Palazzo d’Orleans non c’entra: è il governo centrale che per loro ha rinviato addirittura a inizio 2022 il terzo richiamo, anteponendogli in calendario trapiantati, malati oncologici, immunodepressi e – da dicembre – tutti gli over 80. Nel frattempo i contagi in nosocomi e ambulatori aumentano, e tra un paio di mesi potrebbero partire anche le prime punture ai bambini da 5 a 11 anni. Mentre si copre una fetta di popolazione, se ne scopre un’altra. Il tutto, mentre c’è chi non è ancora vaccinato per niente.
La risposta ai sieri è molto individuale e dipende da tanti fattori, tra cui l’aver già superato il virus, “ma ci sono persone che, pur non essendo immunodepresse, non hanno risposto al vaccino: anche per loro la terza dose sarebbe indicatissima” sostiene, tra gli altri, il prof. Antonio Cascio, ordinario di Malattie infettive all’università di Palermo, suggerendo ai cittadini che hanno ultimato il ciclo da qualche mese di sottoporsi a un test sierologico per valutare la copertura immunitaria.