Ragusa - Libertà dalle mascherine in strada e tavolate no limit nei locali rinviate solo di qualche giorno in Sicilia. Ufficialmente, perché ufficiosamente – parliamoci chiaro – queste due residue regolette, che già di per se rappresentano un argine tutt’altro che insormontabile per il Covid e un disagio tutto sommato limitato per i cittadini, ormai le rispettano davvero in pochi. Basti pensare che a Francofonte, nel siracusano - unico punto arancione d’Italia, dove dovrebbero vigere regole più severe - solo negli ultimi giorni sono state multate 16 persone, tra inosservanza del green pass al chiuso e mancate mascherine all’aperto, di cui due giovani positivi al Covid liberamente a spasso per la città anziché in isolamento domiciliare a casa.
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Per entrare in zona bianca da oggi sarebbe bastato lo 0,7% in meno di saturazione nelle terapie intensive di martedì 21 settembre: possibile che Roma applichi uno sconto di due giorni, facendola scattare sabato prossimo anziché lunedì, ma non sarà certo un weekend a “salvare” i conti di bar e ristoranti. La Sicilia è già in area bianca, non solo nei parametri ospedalieri validati venerdì scorso dal Cts per la seconda settimana consecutiva, ma anche per i comportamenti della maggioranza degli abitanti, che quattro vigili non possono certo frenare. Anche il bollettino di oggi ha confermato che l’epidemia regredisce. L’unico dato negativo viene dalla campagna vaccinale, osteggiata perfino da migliaia di sanitari disposti a restare a casa senza stipendio anziché vaccinarsi. “Un medico che non crede ai vaccini è come un sacerdote che non ha fede in Dio” è l’ultimo anatema lanciato dall’assessore Razza: sarà un caso che c’è penuria di vocazioni?