Ragusa - L'Italia ha raggiunto e superato la copertura vaccinale completa anti Covid dell’80% della popolazione over 12, ma come media nazionale: mezzo Paese – 10 regioni oltre alle due province autonome di Trento e Bolzano – è ancora abbondantemente sotto la soglia dell’ipotetica immunità di gregge e, tra queste, la Sicilia è ultima al 72,3%. Al ritmo attuale di iniezioni, l’Isola toccherebbe meta a fine novembre: un mese e mezzo dopo altre grandi regioni - come Lazio, Lombardia e Puglia - che hanno già oltrepassato l’83%.
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Pur restando i giovani la fascia più scoperta, in tutto il Paese ci sono ancora più di 8 milioni di cittadini vaccinabili e non vaccinati, oltre metà dei quali al Sud, e 3 milioni di questi sono over 50: la percentuale è di poco superiore al 10% ma sono comunque parecchi - in numeri assoluti - trattandosi di una platea che include soggetti in età lavorativa, chiamata a esibire il green pass da venerdì prossimo, 15 ottobre, pure da remoto. Su richiesta di Regioni e centrodestra, il governo sta pensando di allungare i tempi di validità dei tamponi - attualmente 48 ore col rapido e 72 col molecolare - così da consentire alle aziende di organizzarsi da sole con i test.
Altra prova dell'efficacia dei sieri sta venendo dalle scuole: nonostante adesso l'incidenza del contagio sia maggiore tra i bambini, ancora non vaccinabili, l'infezione non si è trasmessa in famiglia, dove la maggioranza di nonni e genitori è immunizzata. Ma la battaglia finale della guerra al Coronavirus non è ancora vinta. Stringendo il focus sulla Sicilia, per Cristoforo Pomara - membro del Cts regionale - adesso il pericolo maggiore viene dai troppi comuni no vax e, per non "penalizzare tutti per le scelte scellerate di alcuni", sposa la linea dura dello “stretto rigore nel loro isolamento". Il rischio di tornare in giallo è inversamente proporzionale all'indice di somministrazione, e quindi l’Isola resta appesa a un filo.
“O ci si vaccina o si chiude, equiparare il tampone al vaccino è un errore - dice il prof a Repubblica -. Non bisogna temere il siero ma il virus, perché di questo muoiono 40 persone al giorno mentre i decessi correlati al siero sono, pur nella drammaticità di ogni singolo caso, un evento rarissimo. Ai no vax dico Nano nano, come diceva Mork del paese di Ork: chissà che non lo capiscano in questa lingua". Tra questi, però, ci sono pure tanti suoi colleghi che - peggio dei cittadini - rinnegano la stessa laurea in Medicina. Pomara vorrebbe “che fossero resi pubblici i nomi”, così da poterli evitare: non si farebbe curare da loro manco un callo, piuttosto “preferirei affidarmi alle cure di uno sciamano".