Scicli - E' stata inaugurata ieri sera nella sede del movimento culturale Vitaliano Brancati in via Aleardi una mostra in memoria di Sonia Alvarez, con quadri della pittrice parigina scomparsa un anno fa e un'opera di Piero Guccione a lei dedicata (in gallery). Pubblichiamo il testo che per l'occasione il filosofo Giorgio Agamben ha scritto per la mostra:
INTERNO AD ELEUSI
Ogni grande pittura appartiene a un eone e non solo a un tempo cronologico, a un evo preistorico non meno che un’età storica. Questo eone non è però fuori di ogni contesto storico, è, al contrario, incastonato dentro di esso e, come un cristallo, ne condensa e riepiloga l’essenza. Come se l’incandescente colata preistorica andasse a riempire cavità e lacune del tempo, assumendone in parte la forma e i rilievi. Il risultato è un mistero nel senso eleusino del termine, cioè una vicenda umana e temporale che si fa veicolo e quasi specchio di un’avventura sovrumana ed eterna.
Questa grande pittrice venuta da lontano, ma con una memoria greca, ha ritrovato in Sicilia, dove secondo la leggenda Persefone è stata rapita nell’Ade, la forma ancestrale del mistero. Gli interni, che ostinatamente dipinge, sono interni eleusini, le umili cose disseminate sulle sue tele, copriletti e lenzuoli, reggiseni e giubbotti, accappatoi e sciarpe dimenticati su una sedia ricordano i semplici oggetti che gli iniziati contemplavano a Eleusi, non meno che le marine di Guccione e le spiagge di Sampieri. E se gli uomini appaiono nei suoi quadri solo come dormienti, non è forse perché i greci definivano il sonno un “piccolo mistero”? Il teorema di ogni mistero, secondo cui il quotidiano è il meraviglioso e l’esoterico coincide con l’essoterico, vale in modo speciale per la pittura di Sonia, a patto di aggiungervi il codicillo secondo cui qualcosa che spinge e urge nel sonno è la forma più pura del risveglio.
E’ come se nelle tele di Sonia l’eone preistorico squillasse dentro il tempo cronologico sessanta minuti l’ora come un campanello d’allarme, per annunciare un risveglio che ha già avuto luogo immemorabilmente, molto, moltissimo tempo fa. Memoria di questo remoto risveglio è la luce , che spiove inaurata negli interni assopiti e ha dato così tanto da pensare a critici e amici. Se aion -eone- in greco significa vita, allora in realtà è la vita che si annuncia e disvive in questo tempo sospeso fra il sonno e il risveglio. Qui nessuno veramente vive. Ma questa vita disvissuta e solo così pienamente compresa è la cifra ultima della pittura di Sonia -insegna di un’iniziazione che non inizia ad altro che alla vita stessa, di un’Eleusi che si adagia e immedesima sulle lente sabbie del Pisciotto e nelle pigre stanze della Quartarella.
Giorgio Agamben